2020-05-24

Andrea Vitali: “Un uomo in mutande”

di Gianfranco Colombo - L’ultimo romanzo di Andrea Vitali, da pochi giorni in libreria, si intitola “Un uomo in mutande” ed è edito da Garzanti. Dedicato ad Andrea Camilleri, il volume ha come sottotitolo “I casi del maresciallo Ernesto Maccadò”, a sottolineare che il luogo centrale di tutta la narrazione è proprio la caserma di Bellano in cui il lettore viene catapultato nell’aprile del 1929.
A guidarne le sorti, in quel fascistissimo anno, è proprio il maresciallo Maccadò, coadiuvato dall’appuntato Letterio Misfatti, dal brigadiere Musso e dal carabiniere Aurelio Beola. Quattro uomini della benemerita che si trovano a dover districare casi umani complessi e paradossali a partire da quello più singolare, ovvero l’avvistamento notturno di un uomo in mutande che si aggirava per Bellano. Un accidente tra il ridicolo e lo scostumato di cui era ben consapevole Percilla Bisognati, moglie fedifraga di Aneto Massamessi, direttore delle Regie Poste di Bellano.
 Una questione rigorosamente di corna, dunque, che però scatena una serie di accidenti che scuotono non poco la comunità bellanese. In questo romanzo sono due i personaggi che emergono nella solita antologia coloratissima di Andrea Vitali. Il primo è Erminio Fracacci, portalettere di Bellano e frequentatore incallito delle diciannove osterie del paese: «Una persona sola cosa fa? Si arrangia. Lui era solo e quindi si arrangiava, la filosofia del portalettere Erminio Fracacci iniziava e finiva lì. Avesse avuto una moglie che gli preparava pranzo e cena si sarebbe comportato in altro modo. Ma visto che la vita non l’aveva voluto premiare, se poi era un premio, con una donna che lo accudisse, agiva secondo necessità. Il che significava che se voleva  mangiare come un cristiano e non ingolfarsi di pane e salame, pane e mortadella, pane e quello che capitava, doveva spesso fare capo all’osteria del Ponte o a quella del Cantinone. Abitudine che di tanto in tanto aveva sollevato qualche perplessità, chiacchiere, a volte vere e proprie critiche poiché giudicato non consono al suo ruolo di procaccia. Mica perché mangiava in questa o quell’altra osteria, per carità! Piuttosto perché, visto che sedeva a quei tavoli in compagnia del suo borsone, nell’attesa di essere servito o nella mezzoretta che destinava alla digestione prima di riprendere i suoi giri, ordinava la corrispondenza ». Sarà proprio il Fracacci  ad avere un ruolo determinante per il riconoscimento dell’identità dell’uomo in mutande; lui, il portalettere ad alto tasso alcolico, saprà stupire tutti, prima tra questi la sua più grande “nemica”: Fusagna Carpignati. Fiduciaria dei fasci femminili di Bellano, la Carpignati aveva un difetto imbarazzante: era soggetta a radicali colpi di fulmine per uomini che neppure la consideravano. Il primo fu proprio il povero Fracacci, a cui seguirono un autista di corriere e un impiegato del Piccolo Credito Lecchese. Fu allora che intervenne il padre Eustasio, che la spedì a Milano da una zia materna. Qui la Fusagna ebbe un altro imbambolamento, ma questa volta per il partito fascista: «Aveva assistito al primo congresso femminile fascista al quale aveva presenziato lo stesso Mussolini, infiammandosi subito alle parole della relatrice Giuseppina Cagnola Mauri. Ne era rimasta così impressionata che alcuni passaggi del discorso le si erano impressi a fuoco nella memoria… A zia morta, funerale celebrato ed eredità contestata, Fusagna era andata a trovare la Cagnola e le aveva esposto la sua intenzione di contribuire all’affermazione del fascismo femminile. La risposta era stata, una volta tornata al suo paese d’origine, di gettare lì le basi per un fascio femminile». E così la Fusagna fece, con tutti i danni che si possono immaginare. In questo contesto degno di un manicomio, Maccadò e compagnia riescono a districare la difficile matassa, risistemando perfettamente le tessere di un mosaico, che trova alla fine la sua perfetta composizione. Da abili slalomisti volteggiano tra le miserie umane e arrivano alla fine ad una conclusione degna del più democristiano dei democristiani: di corna i carabinieri non si occupano. E così sia.

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