Porta la data del 10 aprile, il nuovo DPCM che estende le misure restrittive previste dai precedenti decreti governativi in relazione all’emergenza Coronavirus.
“Ancora prima dei contenuti del decreto sono inammissibili i modi e i tempi nei quali si sceglie di comunicare alla cittadinanza ed alle imprese decisioni così determinanti, nel mezzo di una crisi durissima che sta mettendo alla prova tutti noi - evidenzia il Presidente di Confindustria Lecco e Sondrio, Lorenzo Riva. Annunciare la sera del venerdì antecedente la Pasqua il prolungamento di misure restrittive dalle quali dipende non solo l’attività delle imprese, ma la vita delle nostre comunità e il futuro del Paese, denota una totale mancanza di rispetto e ci fa anche capire fino a che punto la politica non abbia idea di cosa significhi gestire un’azienda, che non si può aprire e chiudere pigiando un interruttore, e di cosa succeda dentro le fabbriche. Per l’ennesima volta abbiamo la dimostrazione di quanto poco si conosca il sistema produttivo, che è il pilastro della nostra economia, e di quanto se ne sottostimi il valore”.
“Nel merito, questa insensata agonia dei codici Ateco deve finire una volta per tutte – continua Lorenzo Riva. Abbiamo definito protocolli di sicurezza molto stringenti, condividendoli con le rappresentanze dei lavoratori, le aziende si sono impegnate ad applicarli e hanno dimostrato di saperlo fare, ma evidentemente si preferisce ignorarlo. L’unico vero parametro che deve essere tenuto in considerazione è quello dei protocolli di sicurezza: chi è in grado di garantirne l’applicazione rigorosa deve poter riaprire subito. Se fermare la pandemia e salvaguardare la salute delle persone è l’obiettivo di tutti, e noi imprenditori siamo i primi ad avere a cuore i nostri collaboratori, checché se ne dica, allora prendiamo come punto di riferimento le pratiche che ci consentono di farlo e smettiamola di criminalizzare le imprese”.
“Trincerarsi dietro un elenco di codici non è la strada per uscire da questa crisi - conclude Lorenzo Riva. Tutelare la salute senza mandare in rovina il Paese è possibile. Ma bisogna prendere in mano la situazione con cognizione di causa e spingere sull’applicazione, che deve essere severissima, dei protocolli che sono già stati individuati e condivisi”.
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