2020-03-12

Al Luvre l’Ultima cena di Marco D’Oggiono

Gianfranco Colombo - Sia pur con un imperdonabile ritardo, abbiamo scoperto che nella grande mostra dedicata a Leonardo, chiusasi al museo parigino lo scorso 24 febbraio, era esposta l’“Ultima cena” di Marco d’Oggiono. Si tratta di una grande opera dipinta nel primi anni del millecinquecento; un olio su tela di proprietà del Museo del Louvre e dal 1980 esposto al Musée National de la Reinaissance a Ecouen, nella cappella del castello.
Di quest’opera, di cui ci ha parlato con dovizie di particolari Paolo Cattaneo, ha tracciato la storia Antonio Battaglia:  «Rientrato da poco dal soggiorno a Savona, nel giugno del 1506 Marco d’Oggiono riceve l’incarico di dipingere entro i successivi tre anni due opere, un’ancona dipinta su tavola composta da più scene e un Cenacolo. Di entrambe le opere vengono precisati i soggetti da rappresentare e le dimensioni, ma viene anche indicato che devono essere utilizzati materiali preziosi e ricercati come l’oro o l’azzurro ultramarino. Il Cenacolo che Marco d’Oggiono si impegna a eseguire deve essere simile a quello realizzato da Leonardo nel monastero domenicano di S. Maria delle Grazie di Milano e deve essere circondato da un fregio contenente 14 figure di profeti e sibille, ciascuna con il rotulo o il cartiglio che riporta i brani biblici caratteristici dell’effigiato. L’opera, inoltre, è di grandi dimensioni. Marco d’Oggiono si impegna a realizzare un dipinto dalle dimensioni ridotte di un terzo rispetto all’originale. Il committente è un religioso francese, il reverendo Gabriel Gouffier». Marco d’Oggiono è un personaggio la cui vita è sempre stata difficile da scrivere. C’è chi lo ha confuso con tale Marco Lombardo, chi lo considerava cittadino milanese e non riteneva esserci rapporti con Oggiono e la Brianza. Diverse scuole di pensiero per questo allievo di Leonardo da Vinci che fa bella mostra di sé alla base del monumento al suo geniale maestro in piazza della Scala a Milano insieme ad altri tre discepoli del grande artista come Giovanni Antonio Boltraffio, Andrea Salaino e Cesare da Sesto. Sulle sue origini oggionesi non ci sono più incertezze. Come scrive monsignor  Carlo Marcora: «A dissipare i dubbi sul paese d’origine è un documento notarile del 16 settembre 1516 rogato in Oggiono dal notaio Benedetto Isacchi: in tale atto è la vendita di alcuni suoi beni paterni: il padre è già morto e Marco vende ai fratelli Giovanni Francesco ed a Pietro Isacchi un fondo ed alcuni stabili situati in Oggiono. Marco è tornato al paese nel giorno della sagra: infatti proprio il 16 settembre la Chiesa festeggia la martire S. Eufemia, la quale è la patrona delle pieve di Oggiono». Su queste sue origini non aveva incertezze Cesare Cantù: «Oggiono è gloriato dal pittore Marco. La costituzionale nostra incuria per i paesani ci lascia ignorare ogni circostanza intorno a questo: pare seguisse la scuola dei nostri finché venne a quella di Leonardo». Marco d’Oggiono, dunque, fu allievo di Leonardo durante gli anni del suo soggiorno a Milano ed in seguito acquisì una sua personalità che profuse in numerose opere che oggi si trovano in mezzo mondo. All'inizio del nuovo secolo eseguì una serie di lavori, oggi in parte perduti, per la cattedrale di Savona su commissione del cardinale Giuliano della Rovere, il futuro papa Giulio II (1501-1502). Vi sono, poi, gli affreschi per la chiesa milanese di Santa Maria della Pace, “L’Assunzione della Vergine”, ora a Brera, la pala a olio nella chiesa di santa Eufemia a Milano, raffigurante “La Vergine col Bambino, san Giovanni Battista, santa Eufemia, san Senatore, santa Caterina d’Alessandria e tre angeli musicanti” e tante altre opere. Ad Oggiono, nella Chiesa prepositurale di Sant’Eufemia, troviamo  il polittico dell’Assunta e l’affresco della “Madonna col bambino affiancata da santa Eufemia e santa Caterina d’Alessandria”. Marco d’Oggiono morì, forse di peste, nel 1524.

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