2019-09-22

PARCO NAZIONALE STELVIO MANCA UN’IDEA UNITARIA E INNOVATIVA




Un gioco di specchi che non restituisce un’immagine unitaria del Parco Nazionale dello Stelvio. Questa è l’impressione che si ricava dall’analisi compiuta dall’Osservatorio  sul Parco Nazionale dello Stelvio delle associazioni ambientaliste, che -  dal dicembre 2018 ad oggi -  ha esaminato centinaia di pagine sulle proposte di piano, le zonizzazioni e le norme di attuazione (NTA) per l’area protetta, prodotte da Regione Lombardia e dalle Province di Trento e Bolzano. 
Proposte che offrono un’immagine frammentaria dell’area protetta, dove l’unico elemento comune sembra essere la riproposizione di formule obsolete per rilanciare l’economia alpina con più cemento, più infrastrutture di trasporto, più impianti sciistici, più bacini idrici per l’innevamento artificiale in un ambiente montano, radicalmente mutato per effetto dei cambiamenti climatici. La formula adottata, ancora una volta, per il Parco dello Stelvio favorisce la dissipazione della bellezza e lo spreco delle risorse naturali e culturali. Si crea così una situazione inaccettabile e pericolosa per la tutela della biodiversità e del fragile equilibrio dell’ambiente montano.
“Troviamo che sinora emerga un pensiero debole e contraddittorio sulle linee di sviluppo future, sulla governance attuale e sulla configurazione unitaria del Parco Nazionale dello Stelvio - uno dei Parchi Nazionali storici, istituito nel 1935, più di 80 anni fa -  dal puzzle costituito dagli elaborati presentati nelle tre diverse procedure di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) a cui l’Osservatorio delle Associazioni ha partecipato. La frammentazione del Parco nazionale ha inciso negativamente sul percorso di partecipazione degli enti locali e del territorio. Per questo chiediamo, se si vuole davvero rendere la partecipazione sostanziale ed efficace e prima che il Ministero dell’Ambiente dia il suo parere motivato vincolante previsto per legge, di convocare una conferenza conclusiva della VAS che serva a definire un Piano e NTA coerenti, coordinate e rispettose della normativa quadro nazionale sulle aree protette (legge n. 394/1991), che permettano di confermare quella unitarietà dell’area protetta nazionale, che sinora non è stata garantita, nonostante quanto viene stabilito chiaramente dall’Intesa siglata tra Ministero ed enti locali nel 2015 e confermata dal decreto legislativo 14/2016”- dichiarano le noveAssociazioni riunite nell’Osservatorio (CAI, FAI, Federazione Pro Natura, Italia Nostra, Legambiente, Lipu,  Mountain Wilderness, Touring Club Italiano, WWF).
L’Osservatorio sul PN dello Stelvio, formato nel 2017, ritiene che solo così si possa costruire un quadro di insieme e di impegni univoci per la tutela di un’area nevralgica per il nostro ambiente alpino: con i suoi 130.700 ettari, nel cuore delle Alpi Centrali, lo Stelvio è un tipico parco montano d’alta quota, con circa tre quarti del suo territorio al di sopra dei 2000 metri e raggiunge un massimo di 3.905 m sulla cima dell’Ortles. Ed esprime tutta la sua preoccupazione per  il disegno che emerge dall’approccio alla tutela e valorizzazione delle risorse ambientali e paesaggistiche e allo sviluppo sostenibile dall’esame della documentazione sin qui prodotta (in allegato la Sintesi delle Osservazioni sugli aspetti più rilevanti).
Per l’Osservatorio delle Associazioni sul PN dello Stelvio è indispensabile costruire un quadro unitario, coerente e dinamico che serva a far conoscere ed amare il capitale naturale costituito da specie e habitat caratteristiche dell’ambiente montano delle Alpi centrali. Inoltre le Associazioni ritengono che il Parco possa diventare un laboratorio di eco-sostenibilità e di promozione di tecniche agricole e zootecniche ”a prova di clima” e biologiche; servizi coordinati diinformazione e gestione di flussi turistici differenziati per tipologia di domanda (sci, sentieristica-trekking, naturalistica, termale); sharing economy nel settore della mobilità, con partenariati su area vasta (tra Comuni di valle e montani e centri urbani maggiori) per offrire servizi integrati;  sostegno ad attività imprenditoriali pilota di green e circular economy che producano nuova ricchezza per le comunità locali;  diffusione di competenze e strumenti volontari per la gestione equilibrata del patrimonio forestale (Contratti di Foresta, Certificazione dei servizi ecosistemici forestali, ecc.) con il coinvolgimento di comunità montane tradizionalmente marginali. Un Parco, insomma, sottolineano gli ambientalisti, che sia più simile ad un soggetto di eccellenza nel campo della tutela della biodiversità e dello sviluppo sostenibile, piuttosto che una Super Pro Loco. 
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Sintesi delle Osservazioni
Presentate in VAS sui Piani del PN dello Stelvio e sulle NTA
Le valutazioni dell’Osservatorio delle Associazioni ambientaliste sul PN dello Stelvio
Qui di seguito riportiamo alcuni passaggi salienti delle analisi e delle molteplici osservazioni che l’Osservatorio delle Associazioni ambientaliste riconosciute (CAI, FAI, Federazione Pro Natura, Italia Nostra, Legambiente, Lipu,  Mountain Wilderness, Touring Club Italiano, WWF),  sul PN dello Stelvio ha presentato alle Istituzioni interessate (Province autonome di Bolzano e Trento, Regione Lombardia) e ha trasmesso anche al Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare.
Valutazioni  incomplete su ambiente e paesaggio.  Dai tre Piani sin qui presentati non emerge con la dovuta chiarezza con quali interventi di adattamento e mitigazione si vogliano affrontare i profondi cambiamenti indotti nell’ambiente alpino dalla drammatica crisi climatica, che incide sulla quantità delle risorse idriche, sull’innevamento, sullo stato dei ghiacciai e sulle specie e gli habitat alpini. Anzi, non si dedica nemmeno grande attenzione a quel patrimonio di specie e habitat tutelati dall’Europa ricompresi nella rete Natura 2000, né alla corretta applicazione della Valutazione di Incidenza, derivante dalla Direttiva comunitaria “Habitat” . Non viene fornita, sinora, nemmeno una lettura approfondita della qualità dei vari contesti paesaggistici (antropizzati e non) e dei pregi delle emergenze ambientali presenti nelle singole aree (alta montagna, versanti e fondovalle). Né viene presentata una lettura comparata tra le azioni strategiche, programmatorie e operative delle tre amministrazioni che hanno quadri normativi e pianificatori diversi in materia di paesaggio. Manca, infine, anche un’illustrazione dettagliata della geologia e della idrogeologia delle diverse aree e l’individuazione dei geositi, che potrebbe costituire un valore aggiunto per una fruizione turistica evoluta e consapevole.
La difesa del vecchio modello di sviluppo.  Gran parte della partita per le due Province autonome e per la Regione viene giocata su progetti e Norme di Attuazione che favoriscono un modello di sviluppo e di uso delle risorse naturali che dovrebbe essere ormai superato proprio dagli evidenti cambiamenti epocali in atto. Numerosi sono gli interventi previsti che sono  in  contrasto, di volta in volta, con la Legge Quadro nazionale sulle aree protette (legge n. 394/1991)  o con le Linee Guida concordate nel Comitato di Coordinamento Nazionale che costituisce il nuovo organismo garante della governance unitaria dell’area protetta e anche con il principio generale della “conformazione unitaria del Parco”. Numerosi sono gli esempi di interventi discutibili, la Provincia di Trento vuole  consentire la ristrutturazione tout court di ben 241 costruzioni, invece che promuovere il restauro e risanamento conservativo per mantenere la qualità degli insediamenti in piena area parco, mentre la Provincia di Bolzano vorrebbe creare uno speciale regime per i masi che vengono qualificati come “aree antropizzate”, dove si possono fare anche interventi rilevanti, a prescindere se sorgano o no in aree di tutela anche integrale. Tutte le amministrazioni interessate non solo prevedono deroghe per costruire nuovi bacini idrici per l’innevamento artificiale ma anche la costruzione di nuovi impianti sciistici o il potenziamento di quelli esistenti, non considerando che l’innevamento sotto i 2mila metri di altezza è sempre più scarso. La Provincia di Bolzano prevede, a ridosso di siti della rete Natura 2000, nuovi impianti  a Solda (impianto di risalita di 1.310 metri e nuova pista da sci in un’area di 4,47 ettari nel Comune di Stelvio), espressamente vietati dalle Linee Guida condivise. La Regione Lombardia, invece, prevede la realizzazione del collegamento a fune tra gli impianti di Bormio e di Santa Caterina in Valfurva, in un'area fondamentale per la pernice bianca, quando esiste un divieto a livello nazionale e della stessa Regione per interventi di questo tipo localizzati in piena ZPS. La Provincia di Trento prevede, inoltre, di autorizzare aumenti generalizzati di cubatura dei rifugi alpini anche del 10% in piena Zona di Riserva Integrale (A) o deroghe per ampiamenti volumetrici anche del 20% nelle Zone di riserva generale orientata (B) e nelle Aree di protezione (C), che sono espressamente vietati dalla Legge n. 394/1991. La Provincia di Bolzano, a sua volta, propone ampliamenti di cubature dei rifugi alpini sino al 15% ma solo nelle Zone B e C, mentre la Lombardia propone ampiamenti del 10% nelle Zone B e del 15% nelle Zone C.  Infine, pur in mancanza di dati e stime certe dal punto di vista trasportistico, viene sostenuta,  sia dalla Provincia di Bolzano che dalla Regione Lombardia, la proposta del collegamento ferroviario sotterraneo Malles-Bormio, che andrebbe a interessare anche le aree del PN che dovrebbero essere maggiormente tutelate (A e B).
La mancanza di un pensiero innovativo. Un’area di grande pregio storico-culturale, paesaggistico e naturalistico come quella del Parco Nazionale dello Stelvio potrebbe essere luogo di sperimentazione per un nuovo modello di sviluppo sostenibile per garantire il futuro delle comunità alpine. Ma nei documenti presentati sinora non si riesce ad avere un quadro completo e dettagliato dello stato attuale del settore turistico (offerta ricettiva, tipologia di attività, domanda turistica, stagionalità, ecc.)  e di come questo si sia evoluto nel corso del tempo. Né si hanno le informazioni più elementari sulla mobilità (mancano dati sui volumi di traffico, sulla rete viaria e ferroviaria e la loro distribuzione modale, le origini-destinazioni del traffico automobilistico, la capienza, localizzazione e tipologia dei parcheggi, ecc.), quando in Lombardia, ad esempio, molti sono i  cosiddetti “Progetti di indirizzo” contenuti nel Piano, elaborato dalla Regione, che riguardano la viabilità (Cancano, Stelvio, Valfurva e Strada Gavia, Val Zebrù, Val Cedec e Valle dei Forni, Val Grande, Val Cané, Val di Viso). Le attività agricole e zootecniche, infine, si ritengono tout court sostenibili perché “tradizionali” quando molto si sarebbe potuto dire sull’impiego in un’area protetta dell’uso di concimi chimici e pesticidi, sul rapporto tra popolazioni animali e superfici foraggiere disponibili, sulle rotazioni dei seminativi.

Il rapporto tra Piano e Regolamento. Le NTA fanno ripetuti richiami al Regolamento del Parco, anche laddove sarebbe loro compito intervenire quanto meno per dettare i principi, con il risultato che assai spesso non sono chiari gli effetti previsti. Si osservi inoltre che la Provincia di Trento non ha ancora presentato il Regolamento e la Regione Lombardia ha presentato solo un “documento di lavoro”. Inoltre, nel Regolamento della Provincia di Bolzano e anche nel documento di lavoro della Regione Lombardia spesso il richiamo delle NTA non trova alcun riscontro: la conseguenza è l’apertura di pericolosi vuoti normativi. Anche per questi motivi le procedure di VAS non hanno ad oggi un oggetto compiuto, il che comporta che ci sia un passaggio conclusivo in cui siano aggiornate e coordinate più compiutamente.
La mancanza di un coordinamento generale della gestione del Parco. Per garantire l’attuazione del principio della “configurazione unitaria” del Parco nazionale dello Stelvio le Linee guida hanno introdotto il principio del coordinamento generale della gestione del Parco. Le NTA previste dalle Province e dalla Regione non contengono però alcuna indicazione sull’attuazione di tale principio. E se è pur vero che esse prevedono l’istituzione di una “Cabina di regia del Parco”, non vengono però indicate le modalità con cui si realizza il coordinamento della gestione. Una lacuna questa che costituisce il limite più grave delle NTA e richiede un chiaro e specifico accordo tra le tre Istituzioni o comunque uno strumento che venga vagliato anche a livello Ministeriale e risponda a tale esigenza fondamentale.
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Box - Il Parco Nazionale dello Stelvio
Collocato, con i suoi 130.700 ettari, nel cuore delle Alpi Centrali, lo Stelvio è un tipico parco montano d’alta quota: per circa tre quarti il suo territorio è al di sopra dei 2000 metri e raggiunge un massimo di 3.905 m sulla cima dell’Ortles. Grazie alle elevate quote medie è caratterizzato da un susseguirsi di cime impervie e di vastissime superfici glaciali. Il gruppo dell’Ortles-Cevedale, sul confine tra Lombardia e Trentino-Alto Adige, ne costituisce il cuore geografico.
Le aree di fondovalle sono caratterizzate dalla presenza di prati da sfalcio mentre i versanti sono dominati da boschi di conifere; salendo ancora, si raggiunge la prateria alpina che, con l’aumento della quota, si fa sempre più discontinua per cedere il passo a quelle specie che crescono, come esemplari isolati, anche a quote elevatissime. La fauna conta, solo tra i vertebrati, oltre 260 specie. Meritano di essere ricordate, per riassumere all’estremo la ricchezza faunistica del Parco, l’importante presenza di grandi rapaci (aquila reale e gipeto), le ricche popolazioni di ungulati (soprattutto cervo e stambecco) e la presenza di molte specie tipiche degli habitat montani (galliformi alpini, marmotta, lepre bianca, ermellino, ecc.). A loro si aggiunge la miriade di invertebrati che vivono anch’essi, talora, in condizioni estreme.
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Box – Governance e procedure
A seguito di una modifica normativa  introdotta nella Legge finanziaria 204 (legge n. 116/2014) è stato dato il via ad una nuova governance del Parco Nazionale dello Stelvio poi definita nell’intesa sosttoscritta l’11 febbraio 2015 tra il Ministero dell’Ambiente e della tutela del Territorio e del Mare, la Regione Lombardia  e le due Province Autonome di Trento e Bolzano e codificata nel decreto legislativo del 13 gennaio 2016 n. 14. Il Dlgs stabilisce che la configurazione unitaria del Parco Nazionale sia assicurata da un Comitato di coordinamento e di indirizzo che dura in carica 5 anni  (composto da rappresentanti del Ministero, Regione, Province Autonome, nonché da 3 rappresentanti dei Comuni, per le diverse aree amministrative interessate,  e da un rappresentante delle associazioni ambientaliste riconosciute). Il Comitato ha il compito di redigere linee guida e di indirizzo (che sono state approvate dal Comitato di Coordinamento definitivamente il 19 gennaio 2017) a cui le proposte di piano e di regolamento elaborate dalla Regione e dalla due Province si devono conformare. Le tre diverse proposte di piano e di regolamento, sottoposte a procedure partecipative di Valutazione Ambientale Strategica (iniziate nel dicembre 2018 e continuate sino a metà agosto 2019), prima della loro approvazione definitiva da parte della Regione e delle due Province, sono sottoposte al parere preventivo e vincolante del Ministero dell’Ambiente che verifica la conformità alle linee guida e agli indirizzi approvati dal Comitato in coerenza con la normativa nazionale di riferimento (legge n. 394/1991) e  con l’ordinamento statutario delle Province autonome.  

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