2019-09-05

I SINDACI DI OGGIONO DAL DOPOGUERRA AL 2004 / 1 - Mosè Mosacci, uomo integerrimo e simbolo della Resistenza

Subì l’isolamento e le angherie a cui venivano sottoposti coloro i quali contrastavano la dittatura e durante la guerra civile fece parte del gruppo di partigiani

di Claudio Redaelli
Era il 2004 e l’amministrazione pubblica di Oggiono dava alle stampe un’interessante pubblicazione dedicata ai 350 anni del Comune, celebrati anche con una cerimonia che si sarebbe tenuta nel marzo di quello stesso anno.

Una pubblicazione e un ideale pensiero riconoscente ai sindaci che si succedettero alla guida amministrativa del popoloso paese brianzolo dalla Liberazione appunto fino a quei giorni.
Il riferimento era a Mosè Mosacci, Luigi Davide Grassi, Dante Donadeo, Angelo Ghirlandi, Gianluigi Magni, Felice Giudici, Ercole Redaelli e Luigi Pirovano, cui sarebbe succeduto Raffaele Straniero, in carica nell’anno del 350.mo di fondazione del Comune, costituito nel 1654.

Era stato proprio Straniero, nelle pagine introduttive di quella pubblicazione, a scrivere che “i sindaci del dopoguerra, in rappresentanza delle rispettive amministrazioni, incarnano sia la storia di questa comunità sia il frutto dell’acquisita libertà e autonomia comunale”.
A curare il lavoro di ricostruzione dei nomi e dei fatti era stato Luigi Longhi e ciò che ne era scaturito era stato indubbiamente di aiuto per rileggere in modo più accurato la storia locale, oltre che per fornire utili spunti di riflessione.
L’elenco dei sindaci, dunque, si apriva con Mosè Mosacci, nato a Lecco a San Giovanni alla Castagna il 30 giugno 1875 e morto a Oggiono il 20 gennaio del ’60.
Fu indicato dal Comitato di Liberazione nazionale di Oggiono e successivamente confermato dall’Allied Military Goverment Lombardia Region della provincia di Como per i suoi meriti di antifascista.
Mosacci era stato infatti eletto consigliere comunale alle elezioni amministrative dell’ottobre 1920 e aveva fatto parte, quale assessore effettivo, della prima Giunta municipale socialista. A seguito della marcia su Roma che portò il fascismo al governo nazionale, il consiglio comunale venne sciolto nel novembre 1922 con la nomina di un commissario prefettizio.
Mosacci subì l’isolamento e le angherie a cui venivano sottoposti coloro i quali contrastavano quella dittatura e durante la guerra civile fece parte del gruppo di partigiani formatosi a Oggiono.

Venne arrestato, trasferito in carcere a Milano e in seguito rilasciato. Evitò peraltro la deportazione in Germania e quando fu nominato sindaco Mosacci aveva 69 anni. Rimase in carica fino al 5 aprile del ’46.
La Giunta che collaborò con lui alla gestione amministrativa di Oggiono era composta dagli assessori effettivi Luigi Origgi, Giovanni Aldeghi, Francesco Ravelli e Carlo Beretta e dagli assessori supplenti Giovanni Valnegri e Luigi Spreafico.
Tra i provvedimenti principali che la Giunta Mosacci dovette affrontare vi furono quelli relativi all’assistenza, al personale comunale in rientro dai servizi militari, al riassetto della finanza locale con l’approvazione delle diverse tariffe per le imposte e le tasse allora applicabili, alla formazione delle liste elettorali e all’impianto dei seggi elettorali, oltre che alla nomina degli scrutatori mandati “in soffitta” dalla dittatura fascista.
Il tutto con saggezza e prudenza, in mezzo alle difficoltà e alle vivaci contrapposizioni di quel tempo.

A  Mosè Mosacci Oggiono intitolò una strada - appunto “Largo Mosè Mosacci” - e in occasione della cerimonia d’inaugurazione il già citato sindaco Raffaele Straniero non esitò a definirlo “uomo integerrimo” e “figura di riferimento per chi si oppose al fascismo”.
Ma quanti di noi saprebbero fare altrettanto?, si chiedeva Straniero, che poneva anche un altro quesito: “Chi saprebbe resistere, anche a costo di patire il carcere, anche con il rischio di torture o peggio, di fronte a un regime totalitario che impone l’omologazione delle idee e dei comportamenti?”.
“La storia ci indica sempre la stessa soluzione - aggiungeva il sindaco - la stessa via d’uscita di fronte a talune situazioni: la resistenza, organizzata nelle più diverse forme, la resistenza di singoli individui  di corpi sociali, ma soltanto la resistenza può modificare il corso della storia, può abbattere la tirannide”.

Poi un ultimo riferimento a Mosè Mosacci: “Noi ricordiamo un uomo che è stato per gli oggionesi un simbolo della Resistenza, una resistenza ante-littteram, che ancora non si esprimeva in forme organizzate ma proprio per questo ancora più ammirevole”.

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