Ciò che colpisce nel gesto rituale di Morandotti e nella sua vocazione per il tema eterno dei nostri albori, è il desiderio e la necessità irrinunciabile di toccare. Come scriveva il grande Herbert Read «la scultura è un'arte da palpare, un'arte che appaga attraverso il toccare e manipolare gli oggetti».
Per lui, il pensiero plastico dello scultore nasceva dall'idea di trattenere nel palmo della propria mano il nocciolo sagomato della creazione. La “sensazione del volume” stretto fra le dita restituiva l'energia del pensiero chiuso nella materia. Questo spiega il significato allegorico, ma anche esperienziale, iniziatico, del “toccare l'origine” di Lorenza Morandotti. È l'istinto innato di avvicinare la mano al cuore del mondo, a tu per tu col principio di ogni cosa, che l'arte sublima nell'armonia della forma.
Chiara Gatti
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