2019-07-16

“LA MIA SCELTA” - Vita e imprese di una leggenda dell’alpinismo polacco

di Krzysztof Wielicki con Piotr Drozdz
Traduzione e adattamento di Luca Calvi

242 pagine – copertina a 2 ante – fotografie b/n – formato 23 x 15,5 cm – Euro 24,90 – 
Collana “Stelle Alpine” – Ulrico Hoepli Editore SpA – Milano 



Renato Frigerio “La mia scelta” è un libro che viene proposto con particolare convinzione ai lettori di “Uomini e Sport”, anche perché ad averci messo molto più di uno zampino è stato Luca Calvi, una persona ben conosciuta ed apprezzata per la sua conduzione e come interprete di diverse serate “A tu per tu”, oltre che per la speciale intervista che gli è stata riservata nella nostra rivista.
Ma non è tanto per l’abilità con cui Luca Calvi è riuscito a tradurre alla perfezione il testo polacco, adattandolo nella forma del racconto diretto, che il libro, reso ancora più vivo e interessante, si raccomanda per una lettura che soddisferà pienamente gli appassionati d’alpinismo, trascinandoli in una storia carica di emozioni e di suspense. 
Il volume si presenta ora come una vera autobiografia di Krysztof Wielicki, uno dei protagonisti di quegli entusiasti polacchi che, a partire dagli anni settanta del novecento, avevano portato la scuola alpinistica del loro paese ai massimi livelli mondiali. Non era stato facile per loro, diventati in seguito personaggi di fama mondiale, come Jerzy Kukuczka, Wojtek Kurtyka e Wanda Rutkiewicz e lo stesso Wielicki, dover partire dal nulla, non avendo a disposizione né una tradizione di riferimento e meno ancora quelle attrezzature d’avanguardia che già agevolavano i grandi alpinisti occidentali. Vedere come lo stesso siano riusciti ad emergere, costituisce già un elemento sorprendente nella narrazione di Wielicki, che di quella pattuglia è stato l’autentico caposcuola. I suoi 14 ottomila himalayani gli appartengono solo come vertice di una collezione di conquiste che si sono alternate tra episodi esaltanti e altri dolorosamente drammatici. Altrettanto significativa della sua scelta è stata la decisione che, a 33 anni, lo portò a lasciare una situazione di benessere e tranquillità economica come ingegnere dirigente in una fabbrica automobilistica, per dedicarsi integralmente alla sua passione per l’alpinismo. In questo caso veniva comunque confermata soltanto la sua scelta originaria, quando non aveva dubbi di come orientarsi verso l’aspetto più severo e proibitivo della montagna, quello che si riferisce alle vette inaccessibili dell’Himalaya, prese prevalentemente di mira come meta di conquista nelle più temute avversità della stagione invernale. La sofferenza e il rischio che lì albergavano, gli fecero scrivere una volta: “Attaccare in inverno una montagna così grande, sconosciuta, con appena una piccola tenda a disposizione, è una cosa che solo un polacco può fare”. 
Con la sua autobiografia potremo addentrarci in una delle storie più lunghe, più diverse e più avvincenti di quelle che siano mai state vissute e narrate da un alpinista, che ha scelto questa professione per farne l’espressione di una passione innata, che non pone limiti per arrivare fin dove sembra impossibile. 

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