2018-12-24

“SIBERIA -71°” – “Là dove gli uomini amano il freddo” di Simone Moro

Pagine 306 – copertina rigida con sovraccopertina a colori – foto a colori 39 – 
formato cm. 14,5x22 – prezzo Euro 19,00= - 
pubblicato per Rizzoli da Mondadori Libri S.p.A. 




Renato Frigerio Ci ha sorpreso di nuovo Simone Moro, e questa volta dopo aver inseguito e conquistato un obiettivo del tutto fuori dai suoi schemi. 
Lui, il “maestro delle grandi invernali”, si è infatti indirizzato sì su una nuova prima invernale, ma lasciando da parte il campo degli 8000, per accontentarsi di un 3003.
Proprio così, ma anche questa volta si è trattato di una cima che nessun uomo era mai riuscito a raggiungere nel pieno dell’inverno, e che lui avrebbe dovuto affrontare dopo aver fatto un’esplorazione nel vero gelo estremo. È vero che il Pik Pobeda ha richiesto una strategia particolare, sia per il clima che per le poche ore di luce solare disponibili, ma comunque in meno di dodici ore tra salita e discesa si è risolto un problema, e un nuovo primato si è aggiunto alla serie imponente dei trofei dell’alpinista bergamasco. Un successo straordinario quello che Simone Moro ha conseguito con la compagna di cordata Tamara Lunger, tanto che al rientro in Italia non ha potuto sottrarsi al nutrito assalto dei giornalisti e a comparire ripetutamente sulle reti televisive. È così che abbiamo già saputo molto di questa sua impresa: ma tanto di più lui aveva in serbo da farci conoscere, come infatti ci ha fatto vedere, offrendoci senza perdere tempo quanto minutamente aveva affidato alle pagine del suo diario. “Siberia -71°” è un libro forse unico nel suo genere, perché crediamo che mai nella letteratura dell’alpinismo una spedizione risulti descritta, come qui, con tanta dovizia di particolari, a partire dal momento in cui ne è brillata l’idea, alle successive fasi dell’organizzazione, delle traversie del lungo viaggio, dell’adattamento nel soggiornare in un ambiente invivibile, fino alle operazioni preparatorie e conclusive di questa strepitosa impresa. 
Va da sé che, per tutti questi motivi, la lettura del libro che viene ora pubblicato non necessiti di nessuna raccomandazione, anche se si può aggiungere che non si dovrebbe perdere questa occasione per conoscere, oltre alla descrizione emozionante di un’impresa storica, anche quanto siano suggestive le distese nevose e gelide della Siberia, con l’incanto delle sue foreste imbiancate e il modo di vivere di una popolazione che trascorre la maggior parte della propria esistenza immersa nel ghiaccio. 
Il tutto viene splendidamente confermato da numerose e stupende fotografie a colori, che meritano ben più di venire semplicemente guardate di sfuggita.

SIBERIA – Cenni generali



Gli ambienti estremi sono prerogativa di pochi avventurosi. E la Siberia, una terra dell’Asia Sovietica che misura 12 milioni di chilometri, dagli Urali al Pacifico, solo a nominarla fa venire i brividi. 

Per quanto ci è dato modo di conoscere la Siberia è stata visitata anche da Carlo Mauri, preceduto già da Walter Bonatti nel 1963 in Jakutia, ed il suo incontro con il Polo del freddo risulta documentato da immagini che risalgono agli anni 1979 e 1980. E a breve, successivamente, l’alpinista lecchese, che poi si dedicò a viaggi esplorativi d’avventura e al reportage fotografico, ritorna nel gelo della città di Kurgan, situata appena oltre i monti Urali, per sottoporsi ad un intervento operatorio sulla gamba menomata. L’intervento del professor Gavril Abramovic Ilizarov riesce alla perfezione, allungando di 2 cm la tibia, sboccando l’artrosi alla caviglia, portando in posizione normale il piede equino, ruotando la tibia stessa e raddrizzando le dita rattrappite del piede. 

Si ha inoltre notizia che la prima spedizione mondiale nel cuore della Siberia, denominata “Siberia ‘89” è stata effettuata da 4 italiani, 2 russi, 2 pastori kajuri, 50 renne, 20 slitte. Protagonisti sono: gli italiani, Nicola Cerfoglio, Graziano Piccinini, Jacek Palckiewicz, Roberto Lorenzani; i russi, Igor Michalev, Vladislav Bochkovkii; i pastori nativi: Andrej e Dima. Sono stati attraversati 1.300 chilometri con slitte trainate da renne, da Jakutz a Ojmiakon. 

Ai nostri giorni si deve considerare che da allora per la realizzazione delle relative imprese, esploratori, viaggiatori estremi e gli avventurosi, con l’aiuto della sempre più nuova tecnologia, hanno potuto disporre di condizioni rese più agevoli. E per di più a certe rigide temperature, in effetti senza protezione adeguata, la storia è ben diversa. Forse per questo il pericolo, ma anche la curiosità di apprendere attraverso il racconto di chi ha saputo addentrarsi nell’ignoto, non cessano di coinvolgerci. 
La gente ha sempre subito il fascino dell’estremo. Vivendo attraverso la lettura i pericoli che corrono i protagonisti, come gli alpinisti Simone Moro e Tamara Lunger con la prima ascensione invernale assoluta al Pik Pobeda (3003m), la montagna più alta della Siberia, e recependo quanto più da vicino loro sfidano la sorte e il caso, tanto maggiore è il brivido che proviamo. 

A proposito di Siberia è notizia recente che nella seconda metà del mese di gennaio 2019, Paolo Venturini, 50 anni, padovano, tecnico delle Fiamme Oro, il gruppo sportivo della Polizia di Stato, affronterà l’impresa estrema che lì lo porterà a correre a piedi tra i boschi, calpestando la neve ghiacciata, i 38 Km che separano Tomtor da Ojmiakon, i due paesi del territorio della Jakutia che si contendono il titolo di luogo abitato più freddo del pianeta. 
Per questo progetto, denominato “Monster Frozen”, Venturini sarà seguito in Siberia da uno staff di 6 persone, in connessione con la scuola di Medicina dello Sport dell’università di Padova. Per quanto riguarda l’abbigliamento tecnico sfrutterà i tessuti che si usano per le spedizioni alpinistiche e sperimenterà una maschera speciale, che indosserà durante la corsa a -60°, per contenere i problemi respiratori che si hanno a quelle temperature inalando l’aria così gelida. 

Nessun commento:

Posta un commento