2018-10-20

23 maggio 1992, la strage di Capaci e il dovere della memoria

Gli studenti lecchesi hanno incontrato in sala “don Ticozzi” Angelo Corbo, agente della scorta di Falcone

Una sala “don Ticozzi” gremita di studenti ha accolto, in un clima di attenzione e partecipazione, l’agente Angelo Corbo, già membro della scorta di Giovanni Falcone, sopravvissuto alla strage di Capaci.

Sono stati due giorni davvero intensi per l’ex ispettore capo, in servizio a Firenze fino allo scorso anno e ora in pensione. Giovedì 18 ottobre l’incontro con i ragazzi delle secondarie di primo grado e in serata la testimonianza davanti a un centinaio di cittadini lecchesi. Venerdì 19 ottobre l’evento con gli studenti delle scuole superiori del territorio, tra cui il Liceo Grassi, presente con due classi (3 B e 3 H, con gli studenti accompagnati dai docenti Aldeghi e Sacco).
Dopo una breve introduzione della professoressa Bisanti, docente del Bertacchi e referente del Centro promozione legalità di Lecco promotore dell’iniziativa, Angelo Corbo è entrato nel vivo dei fatti, raccontando cos’è avvenuto quel 23 maggio di 26 anni fa quando Cosa nostra - “braccio armato di una parte dello Stato”, queste le parole dell’agente, pesanti come macigni - ha eliminato un suo nemico giurato con 500 chili di tritolo.

Il convoglio era costituito da tre auto: al centro la Croma bianca guidata dal giudice, che aveva al suo fianco la moglie Francesca Morvillo; davanti e dietro due auto della scorta. Proprio sulla terza vettura viaggiava Angelo Corbo, seduto sul sedile posteriore insieme ad altri due colleghi, Paolo Capuzza e Gaspare Cervello.
Per dare un quadro complessivo degli eventi Angelo (così ha voluto essere chiamato, semplicemente per nome) ha esposto ai ragazzi, sempre più coinvolti nel racconto ed emotivamente partecipi, i preparativi messi in atto nei mesi precedenti e la dinamica dell’attentato, con un evento fortuito, il rallentamento dell’auto di Falcone, che ha fatto sì che al centro della deflagrazione non si trovasse la sua vettura bensì la prima auto della scorta, sbalzata a un centinaio di metri di distanza.
Falcone e la moglie sono invece deceduti, alcune ore dopo, a causa delle lesioni riportate nello schianto contro il muro di asfalto che si era sollevato. “Dirlo suona quasi paradossale: se avessero allacciato le cinture o se ci fosse già stato l’airbag, probabilmente sarebbero sopravvissuti”, questo l’amaro commento dell’agente.
Corbo si è poi concentrato sull’importanza degli uomini di scorta, che non sono “come i bodyguard dei film, palestrati e sempre impeccabili nell’abbigliamento, ma persone normali, che sanno convivere con la paura ma che decidono di dedicare la loro vita per la difesa della parte nobile dello Stato”. A questo proposito, intenso e commovente è stato un video proiettato al termine dell’incontro, in cui l’attrice Annalisa Insardà ha interpretato con passione un suo monologo intitolato appunto “La scorta”.
Un altro momento particolarmente significativo per i ragazzi è stata la distinzione tra mafia, intesa come fenomeno criminale, e mafiosità, ossia il comportamento mafioso che “è di tutti, ovunque e in qualunque momento, quando non si ha rispetto per le regole e per chi ci sta accanto. In questo senso il bullismo è simile alla mafia, anzi è una branca della mafia, e i burattini del capoclan sono gli amici succubi del bullo, che lo spalleggiano nelle sue azioni”. Parole forti, sicuramente dirette ed efficaci, in considerazione della platea alla quale erano rivolte.

Insomma un incontro imperdibile, una lezione di grande educazione civica e morale da parte di un uomo “normale” fermamente convinto che “ognuno di noi può fare qualcosa per ridare dignità a questo Paese: svolgere il proprio dovere con coscienza e serietà”.

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