2018-08-30

I cittadini di Campione d’Italia invadono Como per protesta



Di Claudio Redaelli - Situazione incandescente ieri in centro a Como. I nervi rischiano di saltare. Dipendenti del casinò e del comune, commercianti, pensionati, residenti. Centinaia di persone sono arrivate nella  mattinata a Como da Campione d’Italia, di buon’ora, per il corteo di protesta organizzato per le vie del capoluogo per chiedere la riapertura della casa da gioco della località comasca in terra ticinese, chiusa dal 27 luglio scorso per un fallimento che pare sempre più irrecuperabile, oltre 130 milioni di debiti.
I manifestanti, dopo aver camminato per le vie della città sono arrivati davanti alla sede della Prefettura, in via Volta, per rinnovare l’appello per un intervento decisivo che con la riapertura del Casinò consenta all’exclave di sopravvivere, poiché oggi l’intera comunità campionese è in ginocchio. “Campione è d’Italia” uno degli slogan della manifestazione. I manifestanti dopo due ore di colloqui con il prefetto hanno ottenuto un nuovo incontro con un rappresentante del governo di Roma per il prossimo 4 settembre.
Ma al di là degli slogan e delle proteste legittime, c’è da capire il quadro complessivo: il comune non ha ancora avuto   risposta in merito alla richiesta di deroga che ha inoltrato per il tetto di 16 dipendenti che dovrà avere in base al suo deficit. Né hanno appello finora i richiami del sindaco Roberto Salmoiraghi alla politica locale e nazionale: il governo gialloverde ha una componente, quella grillina, contraria al gioco d’azzardo. Ma d’altronde il Comune chiede che il casinò sia riaperto come unica fonte possibile di reddito per le casse pubbliche. L’alternativa, pare chiaro dal quadro che si va delineando, è che invece sia in atto un pressing per far imploder l’attuale giunta e far dimissionare l’intero consiglio (già in 4 dissidenti rispetto alla linea Salmoiraghi hanno dato le dimissioni) e arrivare così a una gestione commissariale dell’ente pubblico da cui ripartire. Intanto i dipendenti del casinò che non vedono stipendi da mesi sono costretti a non pagare i fornitori, le tasse, gli affitti (con i prezzi “svizzeri” di campionesi) e tra poco riaprirà la scuola. Un paese senza futuro, che vede arrivare un autunno bollente. 

Dove l’unica certezza sono le offerte, ovviamente a medio lungo termine, di immobiliari svizzere interessate a fare nell’ex casinò un albergo o una casa di cura o un museo. Ma ciò c’è da temere potrebbe non risolvere per i campionesi il problema del flusso di denaro tuttora interrotto, e non si sa ancora per quanto. A chi andrebbero gli introiti di queste strutture? Chi gestirebbe il passaggio? E soprattutto a chi chiedere il ripianamento del debito? Tutte domande inevase cui la politica dovrebbe per senso di responsabilità dare una immediata risposta.

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