Al via l'Osservatorio sulle tasse locali: i dati nazionali mostrano che la tassa rifiuti per cittadini e imprese è cresciuta mediamente oltre il 70% in 7 anni
Per cittadini e imprese la tassa sui rifiuti comporta costi eccessivi e ingiustificati che derivano, in particolare, da inefficienza ed eccesso di discrezionalità di molte amministrazioni locali, da una distorta applicazione dei regolamenti e dal continuo ricorso a coefficienti tariffari massimi. E' quanto emerge dal primo rapporto dell'Osservatorio tasse locali di Confcommercio, strumento permanente al via da mercoledì scorso su www.osservatoriotasselocali.it, dedicato alla raccolta e all'analisi di dati e informazioni sull'intero territorio relative alla Tari pagata da cittadini e imprese del terziario.
"Quanto messo in evidenza da Confcommercio con questa importante iniziativa a livello nazionale non fa che fotografare e rimarcare una realtà che, purtroppo, le nostre imprese conoscono bene anche a Lecco e in provincia - spiega il presidente di Confcommercio Lecco, Antonio Peccati - Tra i molti dati diffusi uno balza agli occhi in maniera immediata: la tassa sui rifiuti pagata da cittadini e imprese è sempre più alta e in continua crescita - nel 2017 è arrivata, complessivamente, a 9,3 miliardi di euro con un incremento di oltre il 70% negli ultimi sette anni - ma questo è avvenuto nonostante una significativa riduzione nella produzione dei rifiuti! E questo è un paradosso che va risolto al più presto".
Oltre ai divari di costo tra medesime categorie economiche a parità di condizioni e nella stessa provincia, in molti casi sparsi per l'Italia le imprese pagano costi per un servizio mai erogato (con aggravi di oltre l'80%) o per il mancato riconoscimento della stagionalità delle attività. "Come ha ben evidenziato Patrizia Di Dio, membro di Giunta di Confcommercio Imprese per l'Italia con delega all'Ambiente, i dati dell'Osservatorio sono la conferma di quanto le nostre imprese siano complessivamente penalizzate da costi dei servizi pubblici che continuano a crescere in modo ingiustificato. Negli ultimi sette anni la sola Tari è cresciuta di quasi 4 miliardi di euro. Bisogna, dunque, applicare con più rigore il criterio dei fabbisogni e dei costi standard nel quadro di un maggiore coordinamento tra i vari livelli di governo, ma soprattutto è sempre più urgente una profonda revisione dell'intero sistema che rispetti il principio europeo "chi inquina paga" e tenga conto delle specificità di determinate attività economiche delle imprese del terziario al fine di prevedere esenzioni o agevolazioni".
Tra i numeri diffusi mercoledì da Confcommercio Imprese per l'Italia anche la classifica dei comuni capoluoghi di provincia in termini di scostamento percentuale tra spesa storica e fabbisogno standard. In questo caso Lecco, con uno scostamento percentuale del 9,65%, si pone nella parte bassa della classifica, al 36° posto sui quasi 90 capoluoghi monitorati: i Comuni meno virtuosi risultano essere Asti (76,61%) e Potenza (67,19%), mentre quelli più virtuosi Pistoia (-32,77%) e Brescia (-28,72%). La spesa storica rappresenta la spesa reale del Comune in un determinato anno e ricomprende il costo di gestione complessivo dei rifiuti urbani e assimilati, tra cui rientrano le attività di raccolta e di trasporto. Il fabbisogno standard rappresenta, invece, la reale necessità finanziaria di un ente locale in base alle sue caratteristiche territoriali e agli aspetti socio-demografici della popolazione residente. È un livello di spesa ideale definito dal Dipartimento delle Finanze e dalla SOSE e presente sul portale Opencivitas.it.
Qui di seguito la classifica dei comuni capoluoghi di provincia, dal meno al più virtuoso, in termini di scostamento % tra spesa storica e fabbisogno standard.
La spesa storica rappresenta la spesa reale del Comune in un determinato anno e ricomprende il costo di gestione complessivo dei rifiuti urbani e assimilati, tra cui rientrano le attività di raccolta e di trasporto. Il fabbisogno standard rappresenta, invece, la reale necessità finanziaria di un ente locale in base alle sue caratteristiche territoriali e agli aspetti socio-demografici della popolazione residente. È un livello di spesa ideale definito dal Dipartimento delle Finanze e dalla SOSE e presente sul portale Opencivitas.it.
Classifica capoluoghi (dal meno al più virtuoso in termini di scostamento tra spesa storica e fabbisogno standard, anno 2016)
Classifica capoluoghi (dal meno al più virtuoso in termini di scostamento tra spesa storica e fabbisogno standard, anno 2016)
capoluogo
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scostamento % spesa storia/fabbisogno
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Asti 76,61
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Potenza 67,19
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Venezia 66,67
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Brindisi 60,77
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Reggio
Calabria 58,31 | |
Benevento 56,74
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Sondrio 55,98
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La Spezia 48,25
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Mantova 44,50
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T orino 43,42
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Savona 42,81
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Milano 42,05
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Livorno 36,33
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Ancona 34,39
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Catanzaro 29,61
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Cosenza 28,72
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T aranto 28,10
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Salerno 26,11
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Campobasso 24,31
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Rieti 24,03
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Lodi 22,44
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Biella 22,40
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Imperia 22,09
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Monza 20,98
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Grosseto 19,96
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Alessandria 19,61
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Genova 18,11
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T eramo 13,58
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Varese 12,58
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Cuneo 12,22
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Macerata 11,97
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Ascoli Piceno 11,83
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Roma 11,59
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Parma 11,14
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Caserta 9,67
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Lecco 9,65
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Carrara 8,97
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Bologna 8,96
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Vercelli 8,87
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Siena 8,86
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Lecce 8,45
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T erni 8,42
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Ferrara 6,35
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Matera 5,70
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Belluno 5,16
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Perugia 5,00
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Crotone 4,87
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Novara 4,33
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Rovigo 3,27
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Avellino 3,03
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Napoli 2,95
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L'Aquila 2,14
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Como 2,02
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Pisa 1,43
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Pavia 0,76
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Padova 0,68
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Fermo 0,59
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Foggia -1,92
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Firenze -2,55
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Rimini -3,94
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Frosinone -8,05
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Verona -8,42
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Chieti -8,66
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Latina -10,72
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Lucca -10,89
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Bari -11,52
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Pescara -11,56
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Piacenza -13,68
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Vicenza -15,74
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Isernia -16,05
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Cremona -17,11
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Treviso -17,28
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Bergamo -18,53
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Reggio Emilia -19,54
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Viterbo -22,38
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Arezzo -24,17
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Ravenna -24,23
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Modena -24,30
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Cesena -26,35
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Forlì -26,40
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Prato -27,76
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Brescia -28,42
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Pistoia -32,77
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Fonte: elaborazioni Confcommercio su dati OpenCivitas (sito promosso dal Dipartimento delle Finanze e dalla SOSE per determinare i fabbisogni standard delle varie amministrazioni locali)
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