2018-05-15

I “Promessi sposi” e quel capolavoro nel segno di Mantegazza

L’importante volume pubblicato da “Cattaneo editore” è corredato dalle preziose illustrazioni del pittore saronnese ottocentesco

di Claudio Redaelli
La prima pubblicazione dell’importante volume è del novembre 2009 e la seconda edizione - aggiornata e con l’aggiunta di una quarantina di illustrazioni - risale agli ultimi mesi dello scorso anno. Il riferimento è ai Promessi sposi e all’opera immortale di Alessandro Manzoni corredata dalle illustrazioni del pittore ottocentesco Giacomo Mantegazza.

La stampa si deve all’editore Paolo Cattaneo, che in una nota riportata a margine della prima edizione del libro non mancava di accennare al rispetto e al timore che il solo accostarsi all’opera del Gran lombardo generava in lui e a come tali sentimenti si fossero stemperati nel tempo, man mano che prendeva corpo l’iniziativa editoriale.
Tutto ciò grazie anche all’incontro con studiosi, amici e collaboratori che lo avevano incoraggiato e aiutato nel perseguire quel risultato e che si sarebbero rivelati determinanti nel fugare i suoi preoccupati pensieri.

Giacomo Mantegazza (1853-1920) fu illustratore e pittore, capace di mostrare e di ambientare alla perfezione, oltre che con un tratto didascalico a volte venato di nostalgia, ogni scenario del capolavoro di Manzoni.
Ecco allora che sfogliando il volume ci si rende conto che le figure diventano una delicata odissea popolare, in una Lombardia pressoché totalmente scomparsa o quasi. C’è il Lago di Como, c’è l’Adda, c’è il castello dell’Innominato. E c’è Milano, con i moti e la peste.
Ma ci sono naturalmente anche i personaggi del romanzo: c’è Gertrude e c’è la monaca di Monza. E ci sono (come poteva essere diversamente?) Renzo, Lucia, don Abbondio, padre Cristoforo, l’Innominato e don Rodrigo.

Ci sono i dettagli e le suggestioni del mondo lombardo dell’epoca, si è detto, in un corredo iconografico a dir poco straordinario, che fa dell’opera voluta da “Cattaneo editore” la terza grande edizione illustrata dei Promessi sposi dopo quella universalmente conosciuta di Gonin del 1840 e quella successiva (datata 1900) di Gaetano Previati.

Un ciclo di tre illustrazioni ottocentesche completato appunto in seguito al ritrovamento delle tavole di Giacomo Mantegazza e frutto della passione verrebbe da dire viscerale di Paolo Cattaneo, capace nell’arco di tempo di oltre un ventennio di raccogliere con costanza ammirevole proprio gran parte delle tavole di Mantegazza andate disperse nel corso dei decenni tra i mille rivoli delle collezioni private, degli antiquari e dei mercatini di mezza Europa.
Un lavoro di minuziosa e paziente ricomposizione di quel patrimonio grafico, a cui si era aggiunta la concessione di un importante nucleo di oltre 20 tavole da parte della Fondazione Biblioteca di via Senato a Milano.
I disegni di Mantegazza, al tratto e ad acquarello, assolutamente essenziali nella loro immediatezza, rimasero in effetti inediti per più di un secolo, fatta eccezione per otto tavole pubblicate tre anni dopo la morte dell’artista.
Ma nelle ultime pagine della seconda edizione dei Promessi sposi Paolo Cattaneo scrive: “La ricerca delle tavole mancanti è tuttora aperta e questo mi impegna a non ritenere conclusa l’iniziativa editoriale, nella speranza di ulteriori fortunati ritrovamenti”. Poi un auspicio: “Mi auguro che questo lavoro, svolto con grande passione, possa entrare con dignità nella copiosa bibliografia de I Promessi sposi e possa essere accolto con favore dagli studiosi e apprezzato dai lettori”.
Entrambe le cose, va detto, si sono avverate, anche perché nella seconda edizione del volume il commento figurativo si è andato arricchendo di nitide domande, che hanno contornato le inquadrature e il segno dell’artista Mantegazza.

“Alle attese dei lettori - scrive al riguardo Angelo Stella nelle pagine introduttive dell’opera - l’artista saronnese risponde anzitutto con una stilizzazione intertestuale ed evocativa dei volti noti: di Lucia anzitutto, poi di un giovane Renzo, di don Abbondio, di Azzeccagarbugli, di padre Cristoforo, con le repliche dei ritratti secenteschi, attenuando il realismo accademico con le sfumature a tratteggio verso le suggestioni delle ombre e i controluce di figure incolori, a sfondo di primi piani quasi veristicamente fotografici”.
E ancora: “Lo spazio della tavola consente a Mantegazza di raccogliere a figura piena più persone, le scene di massa, di circostanziare gli eventi, delineare le cornici paesaggistiche, recuperare la verticalità, l’alto-basso del racconto e della riflessione. Lo si avverte quando si estraggono dalle tavole, spesso assemblate e pluritematiche, singoli episodi, per disporli nella successione dei capitoli”.

Resta da aggiungere che la veste editoriale della più recente edizione dei Promessi sposi rispecchia appieno il valore dell’opera di Mantegazza, che entra come nessun altro illustratore, di pur grande fama, nello spirito manzoniano del romanzo.

E il formato del volume consente una riproduzione dei disegni tale da valorizzarli adeguatamente.  Per non dire della carta e della legatura, che conferiscono ulteriore pregio all’iniziativa editoriale di Paolo Cattaneo.

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