2018-04-15

CORRI CAVALLO, CORRI MARCO CAVALLO PER LE VIE DI LECCO



Enrico Magni

E' passato un altro anno, il Centro Psicosociale di Lecco, emblema di vergogna e degrado istituzionale, oltre che per le persone che si rivolgono per essere 'curate', si fa per dire, è ancora lì immobile, decadente, transennato, incurvato come un vecchio cavallo da macello. 
Proprio un anno fa, alcuni personaggi, che occupano poltrone in Regione Lombardia e in Comune di Lecco, salutavano con orgoglio gli otto milioni e mezzo di euro che la Regione aveva messo a disposizione per la sanità, focalizzandosi sul riordino dei servizi riguardanti la salute mentale. 
Ma, è proprio così? 
Sono ormai anni che la città di Lecco è come se fosse morsa da qualche ragno che sprigionando. 


delle neurotossine la sta paralizzando: tutto è immobile, tutto è un ipotetico divenire: tutto, ma quale tutto?
Sono passati anni da quando il Cps di Lecco è stato trasferito in via Ghislanzoni nell'area del Politecnico nella palazzina attuale; l'accordo lo fece il compianto dott. Roberto Rotasperti, d.g. dell'Asl, con il Presidente della Provincia di Lecco, l'allora dott. Mario Anghileri, anche per favorire un'Associazione: è stato un infausto accordo, accompagnato dal totale silenzio degli operatori sanitari, dai sindacati e dalle varie amministrazioni comunali.

Con il mantra efficientistico che i servizi alle persone sarebbero migliorati, i costi diminuiti, si avviò l'esternalizzazione alle cooperative; si è sviluppata un'economia della precarietà e della marginalizzazione: i servizi sono peggiorati, le professionalità diminuite, i controlli sono solo sulla carta, quello che conta sono le prestazioni per introiettare moneta. 
Il Cps di Lecco è ancora lì senza una soluzione, in uno stato pietoso. Per una città come Lecco, che è tra le più ricche in Italia, in Europa e nel mondo - gli ultimi dati sulla disoccupazione la vedono tra le migliori - perché c'è occupazione, lavoro, denaro, eppure, oltre ad avere un servizio degradato per la salute mentale, non ha nemmeno un ostello minimo per i senza casa, i poveri. Lecco si affida tutto alla buona volontà francescana della chiesa di base, al volontariato sociale sovvenzionato e alle cooperative varie. 
L'istituzione pubblica, quella eletta dai cittadini, delega le sue responsabilità: povertà, disuguaglianza, malessere sono di competenza dei volenterosi e dei precari.
Non c'è da meravigliarsi se, per questioni burocratiche e non solo, la ristrutturazione dell’ex sanatorio di via Tubi subirà un altro spostamento nel cronoprogramma.



C'è un continuo ritardo, anche chi è impegnato attivamente a risolvere questo problema, è trascinato dall'onda del giustificazionismo: “ del cosa possiamo fare, più che incontrarsi e parlare non si può fare”. 
E' inaccettabile che gli eletti in Consiglio Comunale di Lecco e tanti altri consiglieri dei comuni, che hanno dei loro cittadini che usufruiscono di questo malconcio 'servizio', stiano in silenzio.
C'è stato un tempo che si occupavano i manicomi, si aprivano i cancelli, si toglievano le inferiate, forse è necessario iniziare a presidiare qualche porta importante per ottenere quello che gli ammalati necessitano. 




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