L’esposizione presenta 20 opere realizzate a partire dalla fine degli
anni quaranta da uno dei più grandi innovatori del Novecento, a 110 anni dalla
sua nascita.
A cura di Marco Meneguzzo
Dal 10 febbraio al 24 marzo 2018, la Galleria 10 A.M. Art di Milano (via Anton
Giulio Barrili 31) rende omaggio, a 110
anni dalla sua nascita, a Franco Grignani (1908-1999), artista tra i più profondi
innovatori del Novecento.
Nell’ambito del costante lavoro di riscoperta e di presentazione del
lavoro di Franco Grignani, figura poliedrica che si è mossa sul sottile confine
che lega arte, design e grafica e che è stata celebrata la scorsa estate con
una importante antologica alla Estorick Collection di Londra, la Galleria 10
A.M. Art si concentra ora sull’uso della fotografia che il grande artista e
grafico lombardo ha praticato costantemente nel corso di tutta la sua attività,
con particolare fervore negli anni cinquanta.
La mostra, curata da Marco Meneguzzo, in collaborazione con
l’Archivio Manuela Grignani Sirtoli, presenta
20 opere tra sperimentali ottici su tela emulsionata e tavola e fotografie ai
sali di bromuro d’argento.
La generazione artistica di
Grignani è proprio quella che “scopre” le possibilità linguistiche della
fotografia, spingendosi nel territorio, apparentemente estraneo a quella
disciplina, che è l’astrazione. Come altri suoi coetanei, pionieri di questa
“esplorazione” – primo fra tutti Luigi Veronesi -, Grignani vede schiudersi un
mondo davanti a sé e lo approfondisce, non come se fosse avulso da altre
pratiche artistiche, ma come connaturato a esse, quasi che la sperimentazione
fotografica potesse essere propedeutica al lavoro di grafica “optical” che ha
caratterizzato tutta la sua carriera. Di fatto, fotografia, grafica e pittura
si intersecano indissolubilmente nel lavoro di Grignani, che alla fotografia
chiede di poter sperimentare le infinite varianti di pattern e textures simili,
sia che intenda riportarle in pittura, sia che preferisca utilizzarle nella
loro veste iniziale di carta emulsionata.
In questo senso, la “Subpercezione”,
è una delle categorie entro cui l’artista fa ricadere la visione delle sue
opere. Come scrive Marco Meneguzzo, la “Subpercezione” è “una visione
subliminale che sfrutta capacità “laterali” della mente nella visione
dell’opera. La fotografia, utilizzata secondo empirismi segreti e gelosamente
custoditi, e sempre per la produzione di superfici astratte regolari o
distorte, anamorfiche o ripetitive, diventa così l’equivalente del bozzetto,
dello schizzo iniziale dell’opera, ma al contempo ne costituisce anche
l’essenza. Per questo, in mostra saranno esposte superfici pittoriche derivate
da sperimentazioni fotografiche, tele emulsionate di estrema rarità e
grandezza, oltre a un numero davvero cospicuo di carte fotografiche, firmate
dall’artista, che testimoniano della puntigliosa ricerca della “variante” più
interessante in un mondo in bianco e nero”.
Accompagna la mostra un corposo
volume bilingue (italiano-inglese), edizioni 10 A.M. Art, curato da Marco
Meneguzzo, il cui saggio si accentra sulla pratica fotografica di Grignani. Il
volume aggiunge un ulteriore tassello nell’analisi della sua figura d’artista,
dopo le pubblicazioni “generaliste” di due anni fa (personale alla 10 A.M. Art)
e dell’anno scorso (mostra all’Estorick Collection di Londra).
Note biografiche
Franco Grignani è nato nel
1908 a Pieve Porto Morone, in provincia di Pavia.
Sin dalla prima giovinezza partecipa alle manifestazioni del Secondo
Futurismo. Nel 1933 Grignani è, con l’opera “Introspezione”, tra i 200
espositori nella “Grande Mostra Nazionale Futurista” di Roma, con artisti
cooptati da Marinetti.
Nel 1934 partecipa, alla Galleria “Le Tre Arti” di Foro Bonaparte a
Milano, alla mostra “Scelta Futuristi Venticinquenni” sottotitolata “Omaggio
dei Futuristi Venticinquenni al Venticinquennio del Futurismo”. Di questo
periodo della sua attività quasi tutti i dipinti sono andati perduti e dal 1935
abbandona ogni riferimento figurativo per dedicarsi , anche attraverso l’uso
della macchina fotografica, alle sperimentazioni che essa gli
consentiva: tutte ricerche che lo portano ad avvicinarsi alle tesi delle
avanguardie astrattiste e costruttiviste.
Abbandonata la Facoltà di Matematica, scelta inizialmente, nel 1929 si
trasferisce a Torino per iscriversi ad Architettura e, al termine degli studi,
si trasferisce a Milano dedicandosi, come “laboratorio sperimentale”, alla
progettazione di aree espositive e al graphic design, senza però trascurare la
ricerca artistica, e scoprendo, in tutte queste attività, problematiche comuni
alla comunicazione visiva.
Alla conclusione della seconda guerra mondiale, riprende la sua
attività lavorativa nel graphic design, dedicando però tempo ed attenzione allo
sperimentalismo artistico, indagando su aspetti tissurali, di subpercezione e
flou, distorsione, moiré e induzione (1949 primi anni ’50).
Le due personalità di Grignani corrono, però, parallele: sin dagli
anni ’50 realizza la comunicazione per Alfieri & Lacroix, ed è art-director
selezionatore e artefice degli annuari “Pubblicità in Italia” dagli inizi degli
anni ’50 al 1985, crea copertine per Penguin Books. Ltd, ed è Art Director
della comunicazione Dompè farmaceutici.
Sin dai primi anni ’50 è membro dell’AGI, Alliance Graphique
Internationale, e dell’International Center of Typographic Art di New York,
ICTA. Nel 1957 cura la sezione grafica della Triennale di Milano. Nel 1964,
disegna il Marchio Pura Lana Vergine destinato a essere valutato, da
sondaggi Internazionali, il marchio più significativo mai prodotto.
Franco Grignani, nonostante la sua ricerca appartata, è stato una
delle personalità che più hanno influenzato le indagini e gli studi sulla percezione
visiva e le correnti “Op” della grafica internazionale.
Nel 1975 il Comune di Milano organizza una sua antologica alla Rotonda
della Besana con più di 150 opere e da quel momento in poi si dedica quasi
esclusivamente all’attività artistica: il suo campo di sperimentazione
spazia dalle permutazioni alle dissociazioni, alle periodiche, le
psicoplastiche, le diagonali nascoste, le strutture simbiotiche e iperboliche.
Si dedica ad impegnativi progetti espositivi nel 1977 in Venezuela; nel 1979 e
per tutti gli anni ‘80 in Italia.
Nel 1980, la Nuova Accademia di Belle Arti, NABA, gli chiede di
entrare a far parte dello staff docente. È l’inizio di una
lunga esperienza di insegnamento, che si coniuga con una incessante
attività di ricerca e con la realizzazione di opere dall’impianto matematico
sempre più complesso.
Alla fine del 1998 una malattia lo obbliga all’immobilità e il 20
febbraio 1999 si spegne a Milano, sua città elettiva. Tutt’ora, al NABA,
un dipartimento è intitolato alla sua memoria.
Milano, febbraio 2018
FRANCO GRIGNANI: SUBPERCEPTION
Milano, Galleria
10 A.M. Art (via Anton Giulio Barrili 31)
10 febbraio - 24 marzo 2018
Inaugurazione: sabato 10 febbraio ore
17.00
Orari: dal martedì al venerdì, dalle
15.00 alle 18.00
Ingresso libero
Nessun commento:
Posta un commento