2020-05-14

LA NEUROCHIRURGIA SEMPRE PIU’ “UN FIORE ALL’OCCHIELLO” DELL’OSPEDALE CITTADINO, GRAZIE AL DOTTOR LUIGI MONOLO


di Germana Marini Rinverdire la memoria di chi ha vissuto la realtà di un servizio, sotto ogni aspetto eccellente: quello elargito dall’Ospedale lecchese di via Ghislanzoni, nel corso di oltre dieci intensi anni, compresi tra il 1989 e il 2000, e ragguagliare nel contempo le nuove generazioni in merito alla partecipazione dei medici a stage propedeutici all’accrescimento delle acquisizioni scientifiche, messe a frutto all’interno del contesto ospedaliero stesso: ecco le finalità di questo mio revival.

Il raccogliere in una pubblicazione unitaria, edita dall’Editrice C.B.R.S., una nutritissima serie d’interviste ai primari di ogni singola Divisione del presidio cittadino, da me effettuate in un lungo “Viaggio nel pianeta sanità”, mensilmente apparse sul periodico nazionale “il Punto Stampa”, si deve alla lungimiranza del direttore Claudio Redaelli, Consigliere dell’Ospedale provinciale di Lecco dal 1965 al 1981, e Vicepresidente dal 1975 al 1981,  succeduto al dott. Aldo Rossi, all’On. Vittorio Calvetti e al dott. Salvatore Bonalumi.
Pubblicazione dalla tiratura di 300 copie, in men che non si dica esaurite.
<< Questa singolare iniziativa >>, ebbe a dichiarare Redaelli, << posta in essere grazie alla preziosa collaborazione della giornalista Germana Marini e alla cortese disponibilità degli operatori sanitari, è di enorme rilievo, in quanto l’Ospedale rappresenta un’autentica risorsa, un fiore all’occhiello per Lecco, apprezzato com’è in ambito europeo, al punto che da ogni parte giungono qui per affidarsi a mani provatamente esperte >>. Aggiungendo: <<Posso ben dire che le articolate interviste della Marini rimarranno ad esempio di un  servizio giornalistico esclusivo, reso possibile dal lodevole impegno professionale, sia di chi le ha curate, che di chi ne è stato protagonista. Mi corre quindi l’obbligo di ringraziare sentitamente, non gli specialisti soltanto, bensì il personale infermieristico, paramedico, ausiliario, i tecnici,  le 75 operose, infaticabili suore all’interno del collegiato e tutti coloro che si sono prodigati al fine  di dar lustro a questa privilegiata
struttura >>.

Per trattare della Divisione di Neurochirurgia del Nosocomio lecchese, occorre premettere che il fatto di beneficiare di un servizio dotato di una così alta specializzazione ha determinato che la nostra struttura fosse riconosciuta come Azienda ospedaliera autonoma. Sorta vent’anni orsono, in occasione dell’arrivo a Lecco del professor Alberto Dorizzi e del dottor Luigi Monolo, il reparto serve un’utenza vastissima, comprendendo gran parte della Provincia di Como, oltre a quella di Lecco, più l’intera Regione della Valle San Martino e la parte nord della Provincia Milanese. Da molto tempo, ormai, in aggiunta alla Neurochirurgia tradizionale, la Divisione, avvalendosi della collaborazione del Dipartimento di Pediatria e Patologia Neonatale, opera anche in campo pediatrico, nonché con la Neurochirurgia funzionale sterotassica e quella del sistema nervoso e periferico, intrattenendo un rapporto intensissimo con il Dipartimento di Anestesia e Rianimazione. Al primario di Neurochirurgia, dottor Luigi Monolo, chiediamo di aggiornarci in merito a questo basilare servizio.
“ Attualmente lavoriamo su una popolazione di 700 – 800 mila abitanti, anche se risentiamo del potenziamento di alcune Neurochirurgie a noi vicine, segnatamente quelle di Monza e di Sondalo; con una media annuale di 2000 ricoveri e di 1300 interventi, cui vanno sommate le visite, le prestazioni ambulatoriali e nell’ambito del Pronto Soccorso. I posti letto in totale sono 46 (26 di degenza maschile, 20 di degenza femminile e 4 per la terapia subintensiva). Dal punto di vista operativo praticamente siamo ormai giunti ad eseguire tutti gli interventi di tipo neurologico che vengono effettuati nelle grosse cliniche Neurochirurgiche italiane ed estere, anche se, a causa di alcune carenze strumentali, qualche “angolo”  non del tutto operativo è rimasto”.
“ In compenso il reparto è stato finalmente dotato del nuovo microscopio Zeiss…”.
“ Si è concretizzato, in effetti, il sogno di questo tanto sospirato microscopio, che rappresenta l’ultimo perfezionato modello, con un’ottica precisissima e la capacità di mettersi autonomamente a fuoco, determinando un  netto miglioramento nell’ambito dei nostri interventi microchirurgici. Siamo invece ancora in attesa della strumentazione per la Neurochirurgia mini-invasiva. Entro quest’anno dovremmo poter disporre del Neuroendoscopio, che è un’attrezzatura di visione diretta a fibre ottiche delle cavità cerebrali, con un intervento quindi assai ridotto quanto ad apertura di tessuti, e la possibilità di raggiungere regioni anche molto profonde del cervello. La suddetta metodica implica altresì l’uso di apparecchiatura laser di alta tecnologia; ragion per cui auspichiamo di poterci dotare presto di “laser a diodi” con microfibre ottiche, che ci consenta l’asportazione di lesioni, tanto neoplastiche che vascolari, cerebrali e midollari. Tale apparecchiatura è già stata sperimentata da noi, sia a livello cranico che spinale, con ottimi risultati”. 
“ Relativamente alla Neurochirurgia oncologica e a quella vascolare, si registrano novità?”.
“ Abbiamo proseguito nello sviluppo della terapia multimodale dei tumori maligni, la quale è rappresentata dalla chirurgia asportativa al limite del possibile, dalla terapia radiante e dalla chemioterapia intraarteriosa. Dopo aver operato oltre un centinaio di casi, possiamo dire di aver raggiunto in tal senso un ottimo livello, quantunque la problematica di queste gravissime neoplasie non possa definirsi completamente risolta. Anche circa la Neurochirurgia vascolare, quella degli aneurismi, delle malformazioni vascolari in genere e dell’asportazione dei tronchi carotidei, con la lunga pratica siamo pervenuti ad un buon grado di efficienza. Ciò grazie anche al miglioramento del monitoraggio intraoperatorio, mediante l’applicazione della metodica flussimetrica con il doppler trans cranico, per quanto attiene la chirurgia dei vasi del collo, e con microsonde doppler, per il controllo diretto intraoperatorio del flusso arterioso, in corso di chirurgia aneurismatica”.
“ Ci risulta che abbiate ormai completato il programma che vi eravate prefissi anche nel campo dei traumatismi della colonna, l’incidenza dei quali nel lecchese è elevatissima…”.
“ Proprio in considerazione di ciò, quantunque l’Unità ospedaliera lecchese non fosse stata ancora dichiarata “Unità spinale”, anni fa avevamo stabilito di industriarci per poter disporre dei presidi chirurgici idonei ad attendere alla miglior chirurgia vertebromidollare. Abbiamo tenuto fede caparbiamente all’impegno, così da riuscire indistintamente a trattare ogni traumatismo della colonna e del midollo spinale. Siamo molto soddisfatti di questo, come ci compiacciamo che il livello già positivo del Reparto, sia ulteriormente avanzato. Abbiamo pubblicato parecchi lavori scientifici, e diversi miei collaboratori, con sacrificio personale ed economico, si sono recati a stage nelle più ragguardevoli Divisioni Europee e Statunitensi, riportando novità, segnatamente circa le patologie neoplastiche della base cranica, che rappresentano l’estremo confine della Neurochirurgia. Novità puntualmente applicate poi in sede locale. In quest’ultimo anno abbiamo beneficiato di una particolare collaborazione con la Neurochirurgia dell’Ospedale Bellaria di Bologna, assolutamente all’avanguardia, tramite scambi di operatori e di esperienze chirurgiche”.
“ Un appuntamento di grande risonanza sul piano scientifico, sarà quello che presto si terrà a Bormio, allorché i più famosi Neurochirurghi si riuniranno per confrontarsi e recare le loro preziose testimonianze in materia. A lei, copromotore insieme alla “Società di Scienze Neurologiche Angelo Troisi” di questo incontro, chiediamo di fornirci cortesemente ragguagli”.
“ I Neurochirurghi italiani si ritrovano annualmente in Congresso nazionale, che si svolge generalmente all’inizio dell’autunno o nella tarda primavera. E’ questa una tradizione che dura da svariato tempo e precisamente da quando è stata costituita la Società italiana di Neurochirurgia. Sporadicamente si sono verificate però anche delle riunioni invernali, e da circa sei anni è stata istituita da un gruppo di neurochirurghi napoletani che fanno capo alla “Società di Scienze Neurologiche Angelo Troisi”, la settimana neurochirurgica d’inverno. Ciò con lo scopo di permettere ai neurochirurghi italiani e stranieri di ritrovarsi in un ambiente montano, che dia modo alle rispettive famiglie di dedicarsi a uno sport, lo sci, che specie per i colleghi meridionali non è sempre agevolmente praticabile. Di volta in volta questa Associazione di scienze neurologiche si affida ad un neurochirurgo del nord, ed il primo convegno, organizzato dall’Associazione stessa, dal suo segretario, dottor Sergio Campora e dal sottoscritto, allora primario del Servizio di Neurochirurgia di Sondalo, ha avuto luogo a Bormio nel 1987”.

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