2018-11-15

“Rosalba Riva, una dei tanti santi della porta accanto”

Abbadia ne onora la memoria a un anno dalla scomparsa con le parole di don Agostino Frasson. Il ricordo del parroco don Vittorio

di Claudio Bottagisi
Era il dicembre 2010 quando il presidente della Veneranda fabbrica del Duomo di Milano, Angelo Caloia, manifestava soddisfazione per il fatto di poter contare, per una serie di interventi di restauro previsti appunto all’interno e all’esterno della basilica, su un contributo di un importo non particolarmente elevato e tuttavia particolarmente significativo per tempestività e provenienza.

Si riferiva, il presidente, all’iniziativa di un gruppo di detenuti sudamericani del carcere di San Vittore, che avevano realizzato cento “collane-corone” artigianali la cui vendita sarebbe servita a sostenere il restauro della guglia maggiore.
Quei pezzi unici erano contraddistinti dal marchio “Collana corona” - due C “incatenate”, una di colore rosa e una bordeaux - depositato allo scopo di tutelare la produzione dei monili nelle carceri.
L’iniziativa, intrapresa anche a seguito di un appello lanciato qualche mese prima dal cardinale Dionigi Tettamanzi, in quegli anni arcivescovo di Milano, era stata promossa e portata avanti da Rosalba Riva di Abbadia Lariana, che dalla fine degli anni Novanta quasi ogni giorno varcava le soglie del carcere del capoluogo lombardo come volontaria.
“Il fatto che tra i primi a rispondere siano stati i carcerati - aveva fatto rilevare in quell’occasione l’arciprete del Duomo, monsignor Luigi Manganini - è esemplare”. “In questi mesi le istituzioni e in generale i cittadini - aveva aggiunto - hanno mostrato più che altro un inizio di generosità che tuttavia non è ancora… esplosa. E se ciò non accadrà saremo in grossissime difficoltà anche per la sola manutenzione ordinaria”.

“I ragazzi che hanno preso questa iniziativa sono milanesi… temporaneamente - aveva avuto modo di dire con emozione Rosalba Riva - eppure hanno sentito l’esigenza di rispondere all’appello dell’arcivescovo. Erano persino un po’ impauriti temendo che la loro iniziativa non venisse accolta, invece il cardinale ha accettato subito. E con entusiasmo”.
“Chi si trova in una situazione di disagio perché costretto a trascorrere il proprio tempo in cella - aveva aggiunto - e nonostante ciò trova la forza e la sensibilità di dare il proprio contributo per un grande simbolo qual è il Duomo dà un grande messaggio, ossia la speranza di un futuro migliore”.
Con il suo impegno di volontaria, Rosalba Riva si proponeva del resto di offrire ai detenuti la possibilità di reinserirsi nel mondo del lavoro come artigiani nel settore della moda, una volta usciti dal carcere. Il loro lavoro si avvaleva tra l’altro anche della “consulenza” dei maestri orafi milanesi, che avevano donato proprio a Rosalba un manuale da cui trarre indicazioni utili per realizzare i gioielli.
Un anno fa, come in questi giorni, Rosalba Riva veniva a mancare all’età di 80 anni dopo una breve quanto inattesa malattia. Un vuoto grande, quello da lei lasciato in famiglia e tra i “suoi” carcerati. Ma non solo. Rosalba collaborava attivamente anche in parrocchia ad Abbadia Lariana e da qualche anno si era avvicinata alle iniziative e ai progetti di Casa don Guanella, la comunità educativa lecchese guidata da don Agostino Frasson.
Per ricordarla, mercoledì 14 novembre nella chiesa parrocchiale di Abbadia è stata celebrata una messa. All’altare il parroco, don Vittorio Bianchi, e appunto don Agostino, che all’omelìa ha detto che “quella di Rosalba è stata una presenza importante per Casa don Guanella”. “E’ bene ed è giusto dirle oggi grazie - ha aggiunto - perché lei ha dato prova di come si possa tradurre il Vangelo in gesti concreti e tangibili”.
“Oggi siamo riuniti in questa chiesa - ha affermato sempre il sacerdote - prima ancora che per pregare per Rosalba per chiedere a lei di pregare per noi. Lei è stata una dei tanti santi della porta accanto dei quali parla Papa Francesco. Sì, lei ha saputo riflettere la santità di Dio e gliene siamo grati”.
Sentimenti di gratitudine nei confronti di Rosalba Riva sono stati espressi, al termine della celebrazione eucaristica, anche dal parroco. “Quando penso a lei - ha detto don Vittorio - penso alla sua positività e al sorriso che la accompagnava. Io mi chiedevo il perché lei fosse sempre così positiva e sorridente, poi ho capito che quel suo atteggiamento le derivava da una scelta, quella della libertà”.

“Già, la libertà ci rende in effetti più sicuri e più sereni - ha spiegato sempre il parroco - e noi dobbiamo essere sereni e gioiosi perché figli di Dio, anche se peccatori”.

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