2020-07-01

“Pietre di fede”, la bellezza e la storia per “abbracciare” il sacro

I tre volumi di Angelo Sala pubblicati tra il 2008 e il 2010 raccontarono chiese e campanili della città di Lecco



di Claudio Redaelli Il libro, edito in tre eleganti volumi, ripercorre le tappe della costruzione materiale di tutte le chiese della città di Lecco, ma non solo. Svela anche il cammino che ha preso avvio da ogni luogo sacro, attraverso molteplici vicende, grandi e piccole, liete e dolorose. Addentrandosi nelle pieghe della storia di cui quello stesso cammino è intessuto, perché il passato di un popolo è come l’insieme delle radici di un grande albero. Abbracciando in una visione d’insieme gli anni trascorsi, balzano allora agli occhi la volontà tenace delle varie generazioni nel sostenere incessantemente l’edificio a un elevato livello di decoro e di pregio. E viene da ascoltare le mille e mille voci, in coro e solitarie, che da lì sono salite fino al cielo.

Pietre di fede, la ponderosa opera del giornalista e scrittore lecchese Angelo Sala (a pubblicare i tre volumi furono, tra il 2008 e il 2010, le Edizioni Monte San Martino), prese spunto dalla luce di religiosità in cui Alessandro Manzoni, il Gran lombardo, collocò gli edifici sacri. Senza la pretesa, quindi, di portare avanti un discorso d’arte vera e propria, ma più semplicemente di riandare alle testimonianze di fede lasciate dai nostri progenitori.
Messaggi, allora, non soltanto di pietra. Proiettati sullo sfondo del lago e incorniciati tra i profili dei monti, quei templi recano il palpito ancora ben vivo degli ideali che mossero i costruttori, l’eco del salmodiare austero, l’immagine di coloro che vi trassero in fidente orazione.

Raccogliere le memorie che giungono da tempi lontani, come ha fatto Sala, attento quanto profondo cultore di storia locale, fa allora bene anche allo spirito di ciascun lettore.
Quell’iniziativa editoriale non ebbe il semplice carattere di un censimento, né tanto meno di un repertorio. In quei tre volumi l’autore approfondì invece la conoscenza delle vicende storiche delle varie chiese del capoluogo manzoniano, con l’intento di fornire di esse un quando il più possibile completo delle origini, delle trasformazioni subite nel corso dei decenni, degli interventi restaurativi o manutentivi attuati, fornendo anche notizie degli arredi conservati, con una raccolta “sul campo”, così che il lettore ne avesse un riscontro diretto, immediato, una sorta di visita guidata che l’aiutasse a cogliere - assieme alle evidenze proprie di ciascun edificio - quegli aspetti di memoria che appartengono alla fede, capace di mettere una sull’altra quelle stesse pietre.

Fu proprio per valorizzare quanto più possibile quella dimensione di memoria comunitaria che una parte significativa delle immagini riportate in quell’opera editoriale senza precedenti era “datata”. Immagini che consentivano di risalire alla fine dell’Ottocento e che forniscono un’interessante possibilità di lettura delle vicende costruttive che riguardarono l’architettura degli edifici oggetto della ricerca e pure il territorio circostante, consentendo così di elaborare una proposta di lettura delle trasformazioni costruttive intervenute.
In Pietre di fede Angelo Sala prese in considerazione una cinquantina di chiese, parrocchiali e sussidiarie, a iniziare dalla Basilica di San Nicolò e dagli edifici religiosi del centro cittadino per continuare con tutti gli altri luoghi di culto.
Una storia di secoli, in definitiva, una sorta di vetta da cui lo sguardo si è disteso sulla diramazione dell’avvenire.
“Nell’edificio di pietra - ebbe a scrivere lo stesso autore nel primo volume della trilogia - i nostri antenati hanno deposto una concezione della vita, la concezione cattolica. E questa resiste alla mutabilità delle cose che il tempo travolge nel suo rapido scorrere. Se nella costruzione materiale si sono succeduti mutamenti, in concomitanza con esigenze tecniche o con il cambiamento dei gusti artistici, la concezione spirituale è rimasta sempre la stessa. Essa è simboleggiata eloquentemente dalla casa sulla roccia di cui parla il Vangelo con un’immagine incisiva: vennero i venti, cadde la pioggia, si abbatté la bufera ma quella casa rimase in piedi perché era edificata sulla roccia”.

E bene aveva fatto monsignor Luigi Stucchi, vescovo ausiliare dell’arcivescovo di Milano, nell’introduzione del terzo volume a scrivere che la documentazione “fluisce precisa e rigorosa perché tratta con amore la materia oggetto dell’opera di Sala e rende parlanti proprio le pietre”.
“E’ come se raccontasse dal vivo - osservava acutamente monsignor Stucchi - è come se penetrasse nelle scelte di vita, frutto della fede, è come se grazie alle “pietre di fede” volesse farci abbracciare e imitare le vicende delle “pietre vive”, come dice l’apostolo Pietro parlando dei cristiani…”.

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