2020-07-20

L’addio a Giulia Maria Crespi. A Lecco e ai lecchesi disse: “Lottate per salvare il territorio”

In città nel 2014, la fondatrice del Fai parlò anche dei “Promessi sposi”: “Mi regalarono il romanzo del Manzoni quando avevo 12 anni ma mia madre vide il libro e me lo nascose. Allora io lo prendevo e lo leggevo a letto sotto le coperte, con la pila”


di Claudio Bottagisi A inizio novembre 2014 era stata applaudita ospite all’auditorium della “Casa dell’economia” di Lecco, invitata alla cerimonia di consegna del decimo Premio letterario internazionale “Alessandro Manzoni” voluto dall’associazione “50&Più” in collaborazione con Confcommercio Lecco, il Centro nazionale di studi manzoniani e il Comune. E in quell’occasione Giulia Maria Crespi, la fondatrice del Fai morta domenica 19 luglio all’età di 97 anni, non era stata tenera nei confronti di chi deturpa e ferisce il paesaggio.

“Profanare il territorio - aveva detto - è mancanza di moralità e vuol dire andare contro la madre terra, che invece va difesa a ogni costo”. “La cementificazione selvaggia dovrebbe essere combattuta sempre - aveva aggiunto - e invece si costruiscono ancora autostrade inutili. Una di queste è la Brebemi (il collegamento Brescia-Bergamo-Milano, ndr), costata un’ira di Dio. Io sono prossima ai 92 anni, ma continuo a lottare. E così dovete fare tutti voi”.
L’imprenditrice “guardiana del Bel Paese”, come era stato scritto sul manifesto del premio, che alla tutela e alla valorizzazione dell’inestimabile patrimonio artistico e naturalistico dell’Italia ha dedicato gran parte della sua vita, aveva parlato della situazione in atto a livello nazionale, della crisi dell’industria italiana, del ruolo delle istituzioni e delle strutture pubbliche. E aveva anche parlato dell’Europa e del Manzoni.
“Io l’ho letto - aveva detto - perché quando avevo 12 anni mi regalarono I promessi sposi. Mia madre vide il libro e me lo nascose. Allora io lo prendevo e lo leggevo a letto sotto le coperte, con la pila, per non farmi scoprire neppure da mio padre. Ecco, da allora ho letto più volte quel romanzo, amandolo sempre di più”. “Oggi i giovani lo trovano noioso - aveva aggiunto - ma c’è un motivo ed è che non viene spiegato loro il grande senso spirituale che vibra dalle pagine del libro”.
Giulia Maria Crespi, nativa di Merate e appartenente a una tra le più antiche e importanti famiglie lombarde alla Casa dell’economia di Lecco aveva ricevuto il premio alla carriera che dal 2008 si affianca a quello per il romanzo storico e che viene attribuito a personalità che in modo visibile abbiano perseguito e rappresentato ideali di alto impegno culturale e civile.
“E’ vero, l’Italia è in crisi - aveva detto la fondatrice del Fondo ambiente italiano, di cui era tuttora presidente onorario - ma è una fitta al cuore vedere tante aziende che abbandonano il nostro Paese e al tempo stesso sbagliamo se continuiamo a credere che si debbano ricreare o in qualche modo ricostruire le imprese che chiudono. L’Europa e l’Italia, invece, per continuare a vivere devono mantenere e valorizzare le loro bellezze artistiche e paesaggistiche”.
Giulia Maria Crespi aveva quindi sottolineato l’importanza di avere fantasia e senso di innovazione, “perché nel nostro Paese - aveva specificato - ci sono ancora persone che hanno voglia di fare. E’ però indispensabile cancellare il dio denaro da cui siamo sempre più assillati e far capire che proprio il denaro può distruggere l’animo della gente”.
Poi un plauso alla delegazione lecchese del Fai (“è straordinaria - aveva ripetuto più volte nel corso dell’incontro - e insieme abbiamo fatto tante battaglie contro il cemento”) e il rammarico nel vedere il ministero dei Beni e delle attività culturali “al lumicino”. “E’ stato distrutto dai precedenti governi - aveva affermato Giulia Maria Mozzoni Crespi - e le persone che vi lavoravano volutamente allontanate”.
Infine un’applaudita provocazione: “Istituzioni e strutture pubbliche devono affiancare e sostenere i privati. Non ci sono i soldi? Beh, non si potrebbe prenderne un po’ dalle somme destinate agli armamenti oppure dagli stipendi dei nostri parlamentari?”.
A fine serata tante strette di mano. E tante foto con la signora “guardiana del Bel Paese” da conservare nell’album dei ricordi.

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