2020-07-14

GERMANA MARINI: UNA FIGURA VERAMENTE UNICA SOTTO IL PROFILO UMANO E ARTISTICO. DI PROSSIMA USCITA UN SUO LIBRO-VERITA’ CHE FARA’ SCALPORE!

di Claudio Redaelli -Due articoli-intervista di ben tre pagine sono stati ultimamente dedicati alla scrittrice, poetessa e giornalista Germana Marini da due settimanali che vanno per la maggiore: “ Gente”, della Casa Editrice Rusconi, e “ Chi “, della Mondadori, per anticipare la notizia bomba della prossima, attesa pubblicazione di un suo libro-verità, che dopo oltre cent’anni dal furto della celebre opera di Leonardo Da Vinci “La Gioconda”, si incaricherà di svelare il reale movente del rapimento e tutti i retroscena legati alla misteriosa vicenda.
Notizia ghiotta, ripresa da numerose altre testate giornalistiche, su un argomento di estrema attualità, che tanto fa discutere e incuriosire.




Discendente di Vincenzo Peruggia, che, agevolato dallo svolgere varie mansioni all’interno del Louvre, il 22 agosto 1911 riuscì a carpire Monna Lisa, Germana Marini si fa garante del fatto che egli non abbia agito, mosso da finalità venali, bensì legate a ben altri, chiamiamoli “progetti”, i quali gli stavano talmente a cuore, da non arretrare di fronte al rischio d’essere incriminato, e arrestato; come in realtà avvenne.
Si deve sottolineare che nel corso di più di un secolo dall’aver asportato la celebre tela, la Marini è l’unica parente dell’autore del ratto ad essersi decisa a portare la sua attendibile testimonianza, dopo tante millantate versioni, per nulla convincenti, dei fatti.
Cugina in terzo grado del Peruggia, in quanto la sua nonna paterna, Giuseppina Rossi in Marini, lo era in primo grado della moglie di lui, Annunciata Rossi, Germana, sulla scorta di quanto le ha narrato  con profusione di particolari  zia Jole, terzogenita della sopramenzionata ava, ha in una documentazione senza precedenti descritto anche l’esatta dinamica del furto, dalle caratteristiche ben diverse da quelle che ci sono state sino ad oggi tramandate, nonché il gran clamore seguito alla scoperta dell’ammanco, con la notizia strombazzata dagli strilloni  e apparsa a caratteri cubitali nella prima pagina dei più noti quotidiani, oltreché l’indagine a tappeto nei possibili luoghi in cui si presumeva che il capolavoro leonardesco si celasse.
Un resoconto colmo di fitti intrighi e misteri, nel quale s’innesca un colpo di scena agghiacciante, da brivido, che qui non anticipo, come non entro nel merito della questione “politica”, che fu alla base della condanna del Peruggia, secondo quanto la figlia di Vincenzo, Celestina, attestò.
Circa le ragioni che lo indussero ad appropriarsi del dipinto, evento che conferì alla Gioconda un’enorme popolarità in ambito internazionale, la Marini ha spiegato agli intervistatori che “ troppi hanno sin qui “tirato ad indovinare”, trascurando però fatti, persone e piste essenziali a scoprirle”.
Ella inizia la narrazione immettendo i lettori nel clima dell’epoca storica in cui si e dipanata la vicenda, passando a descrivere il ruolo rivestito – suo malgrado – da sua nonna Giuseppina riguardo alla stessa, e ciò in quanto Vincenzo , rapita Monna Lisa dal Louvre, obbligò la cugina a tenerla qualche tempo presso di sé nella sua abitazione di Dumenza (Luino), al che la poveretta fu preda di un’ incontenibile agitazione, che le fece sfiorare il collasso.
“ Senonché l’opera”, Germana Marini afferma, “ fu poi prelevata dal primitivo nascondiglio dal Peruggia, per farne fare una riproduzione direttamente dall’originale da un suo amico, il valido pittore Marco De Marchi. 
Le copie da questi eseguite si sospetta siano state più d’una, tra cui quella poi riportata - spacciandola per originale - al museo; mentre l’autentica sarebbe, a detta degli abitanti di Dumenza, nascosta in un Santuario del paese”.
L’infondatezza delle attestazioni fornite da scritti e filmati, confutate del resto dagli, ancora viventi, familiari di Vincenzo Peruggia, balza chiaramente all’occhio nel limpido testo della Marini, l’uscita del quale è, come ripeto, attesissima.
“ Non posso dire con certezza quando avverrà”, l’autrice precisa.  “ Appena avrò deciso a quale degli editori che si sono fatti avanti affidarlo, e così pure chi sarà il prefatore dello stesso”.

Inutile rammentare che alle opere di questa seria e prolifica scrittrice hanno dedicato prefazioni, recensioni, testimonianze, critici illustri e le più alte cariche civili ed ecclesiastiche e che, Ufficiale dell’Ordine “Al Merito della Repubblica Italiana”, nel 2013 ha ricevuto il “Premio alla Carriera”. 
Una trentina sono le pubblicazioni al suo attivo, tutte di successo,   come le collaborazioni giornalistiche di alto livello, di cui ha onorato anche il “Punto Stampa” cartaceo, da me diretto per 38 anni, a partire dal 1981, per il quale la Marini ha curato un “Viaggio nel pianeta Sanità, dieci anni di salute a Lecco”, che raccoglie una lunga serie di interviste, da lei effettuate ai primari di tutte le Divisioni ospedaliere cittadine. Interviste veramente preziose, quelle della giornalista scientifica Germana Marini, pubblicate nell’arco di oltre un decennio sul nostro periodico, e successivamente riunite in una pubblicazione unitaria, motivo per noi di compiacimento e di vanto, edita dall’Editrice lecchese C.B.R.S. in 300 copie.
Ed ora, a partire dallo scorso febbraio, per rinverdire la memoria dei lettori e documentare al proposito i giovani che non hanno vissuto il passaggio dall’Ospedale di via Ghislanzoni a quello nuovo , denominato “Alessandro Manzoni”, Germana è stata da noi incaricata di redarre una sorta di “revival”, per il giornale online “Punto Stampa news”, seguitissimo ed alquanto apprezzato.
Per segnalare soltanto alcune delle importanti trasposizioni di sue opere: la piéce teatrale liberamente ispirata al romanzo “Così ho fermato il tempo”, e la teatralizzazione de “La Sagra dell’Amore”, con composizioni poetiche sue e di Padre David Maria Turoldo, alquanto elogiata dal Santo Pontefice Giovanni Paolo II, come il  CD “Il privilegio della croce”, recital di un florilegio di suoi testi mistici, pubblicato dalle Edizioni Multimedia San Paolo e quello “Dalle tenebre alla Pasqua”, edito dallo Studio Musicale Mi Sol.
Ma , nell’ambito della poesia, il “cavallo di battaglia”, per così dire, della Marini è senz’altro la lirica “Di che stupite?”, ispirata all’assassinio di Pier Paolo Pasolini, di tale impatto e potenza espressiva, da continuare ad essere recitata in rinomate sedi e atenei.
La critica ha infine concordemente evidenziato come le opere di un’artista che rappresenta un” fiore all’occhiello” per noi, suoi concittadini, sappiano cogliere “i segni dei tempi”, affrontando argomenti scottanti, quali la dissoluzione dei valori, della coppia, della famiglia, giocati su efficaci “ritratti familiari in un interno”.
Scrittrice cristianamente impegnata in un’opera di evangelizzazione, perseguita tramite la parola e gli scritti, Mara Miceli a Radio Vaticana ha asserito che i testi di Germana Marini abbracciano le tematiche più disparate, passando dalla vibrata denuncia sociale all’inno al creato, dal grido di dolore all’estasi mistica, fino alla satira di costume. Ma il suo j’accuse è principalmente indirizzato a deprecare l’inaudita violenza di cui la donna è vittima, nonché l’aberrante, delittuoso scempio perpetrato dall’uomo ai danni dell’ambiente.

Ben poca cosa è ciò che di lei ho scritto, ma tanto le dovevo, in primo luogo per quanto Germana rappresenta, e per la dedizione con cui in lunghi anni  si è spesa a favore del “Punto Stampa”, a base di collaborazioni puntuali e dotte, senza tralasciare di portare in pari tempo avanti i suoi saggi letterari, ultimo dei quali  quello, tanto indagato e dibattuto, che ha per tema la Gioconda.
Il vivo auspicio è pertanto che quest’ improba fatica dia quanto prima i suoi frutti, ripagandola di tanto speculare con un, davvero meritato, eclatante riconoscimento!
Grazie di cuore, carissima Germana; con tanto affetto, Claudio                                         

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