2020-05-20

PEDIATRIA. CRESCITA CULTURALE PER UNA MODERNA ASSISTENZA E L’IMPRESCINDIBILITA’ DELL’AGGIORNAMENTO. E’ IL PRIMARIO, DOTTOR GIACOMO DODESINI, A PARLARCENE


di Germana Marini Rinverdire la memoria di chi ha vissuto la realtà di un servizio, sotto ogni aspetto eccellente: quello elargito dall’Ospedale lecchese di via Ghislanzoni, nel corso di oltre dieci intensi anni, compresi tra il 1989 e il 2000, e ragguagliare nel contempo le nuove generazioni in merito alla partecipazione dei medici a stage propedeutici all’accrescimento delle acquisizioni scientifiche, messe a frutto all’interno del contesto ospedaliero stesso: ecco le finalità di questo mio revival.

Il raccogliere in una pubblicazione unitaria, edita dall’Editrice C.B.R.S., una nutritissima serie d’interviste ai primari di ogni singola Divisione del presidio cittadino, da me effettuate in un lungo “Viaggio nel pianeta sanità”, mensilmente apparse sul periodico nazionale “il Punto Stampa”, si deve alla lungimiranza del direttore Claudio Redaelli, Consigliere dell’Ospedale provinciale di Lecco dal 1965 al 1981, e Vicepresidente dal 1975 al 1981,  succeduto al dott. Aldo Rossi, all’On. Vittorio Calvetti e al dott. Salvatore Bonalumi.
Pubblicazione dalla tiratura di 300 copie, in men che non si dica esaurite.
<< Questa singolare iniziativa >>, ebbe a dichiarare Redaelli, << posta in essere grazie alla preziosa collaborazione della giornalista Germana Marini e alla cortese disponibilità degli operatori sanitari, è di enorme rilievo, in quanto l’Ospedale rappresenta un’autentica risorsa, un fiore all’occhiello per Lecco, apprezzato com’è in ambito europeo, al punto che da ogni parte giungono qui per affidarsi a mani provatamente esperte >>. Aggiungendo: <<Posso ben dire che le articolate interviste della Marini rimarranno ad esempio di un  servizio giornalistico esclusivo, reso possibile dal lodevole impegno professionale, sia di chi le ha curate, che di chi ne è stato protagonista. Mi corre quindi l’obbligo di ringraziare sentitamente, non gli specialisti soltanto, bensì il personale infermieristico, paramedico, ausiliario, i tecnici,  le 75 operose, infaticabili suore all’interno del collegiato e tutti coloro che si sono prodigati al fine  di dar lustro a questa privilegiata
struttura >>.

Abbiamo già avuto modo di vedere come le due Divisioni, di pediatria e di patologia neonatale, compongano il Dipartimento di Pediatria, nel quale si inseriscono anche i rappresentanti eletti dei medici secondari: due aiuti e due assistenti. Esso svolge una funzione estremamente rilevante, nel senso che della competenza e professionalità di ciascun medico facente parte dell’organico dipartimentale, si avvalgono entrambe le Divisioni.
Incontriamo il dottor Giacomo Dodesini, primario del Dipartimento del nosocomio cittadino, per capire con quale dinamica.
“ Tutto è assai ben pianificato”, spiega, “visto che le due Divisioni si spartiscono a metà l’organico: sette medici da una parte e sette dall’altra. Io posso infatti attingere a tutte le potenzialità e risorse dei vari specialisti che operano prevalentemente nella Divisione di Patologia neonatale o sul territorio. C’è chi si interessa di gastroenterologia, chi di diabetologia,  di endocrinologia, di neuropediatria, di patologia tumorale, di infettivologia, di cardiologia pediatrica, di urologia. Ciò in quanto il campo della patologia pediatrica è così vasto, che è impensabile che un medico solo possa affrontare l’intero scibile”.
“ Tanto più arduo sarebbe assolvere a tutto, trattandosi di un settore in perenne evoluzione, come attestano i sempre più numerosi convegni di aggiornamento scientifico. Vuole gentilmente esporci i nuovi orientamenti?”.
“ Quella dell’aggiornamento rappresenta un’imprescindibile esigenza, per cui partecipiamo ai più interessanti stage in Italia e all’estero,  effettuando tra noi riunioni frequentissime, improntate ad un costruttivo scambio di relazioni sulle maturate esperienze”.
“ Sicché il ruolo del Dipartimento non è di rilievo solo sotto il profilo della gestione della patologia e dell’assistenza, ma anche sotto quello della crescita culturale…”.
“ Certo. Preciserò che quanto esposto riguarda la gestione globale, che mi coinvolge insieme all’efficientissimo collega, dottor Petrone e company. Esiste poi una grossa fetta nell’ambito della Pediatria che gravita totalmente su di me, configurata nella gestione del bambino. Si rende infatti necessario curare al massimo anche l’aggiornamento del personale paramedico ed infermieristico, dal momento che oggi non si può non tener conto della realtà sociale del bambino stesso. Vigono ad esempio delle precise norme di comportamento per i genitori dei piccoli degenti. Regolamento la cui finalità è realizzare la “Carta dei diritti del bambino ospedalizzato”, vero e proprio decalogo”.
“ Sappiamo che è presente anche una scuola all’ interno dell’Ospedale, per garantire al bimbo il diritto allo studio…”.
“ L’insegnante è senz’altro una figura di primo piano, specie allorché la degenza si protragga. La suddetta non si limita ad erudire il piccolo, ne gestisce bensì i giochi con stimolanti proposte, sostituendo egregiamente l’assistente ludica, che la Regione non concede. Proprio domani giungerà da noi una signora della “Fondazione Carlotta” di Seregno, per donare un televisore e un videoregistratore
al reparto pediatrico. Apparecchiature che faranno la gioia dei tanti ragazzini qui ricoverati, ma sarà ancora l’insegnante ad orientarli verso le trasmissioni più idonee a favorire l’apprendimento attraverso lo svago”.
“ Ma come è vissuto dai genitori il trauma del ricovero?”.
“ Vivono collettivamente, minuto per minuto, la sofferenza e il disagio dei figlioletti in condizioni patologiche e immersi in un ambiente del tutto diverso, fino allo stabilirsi di una solidarietà commovente tra i congiunti stessi. Non  è raro che sia loro che i bimbi una volta a casa rimpiangano il calore umano di cui erano circondati qui”.
“ L’incidenza più alta di ricoveri risulta determinata dalle patologie croniche, dalle quali un tempo erano affetti quasi esclusivamente gli adulti…”.
“ Questo è dovuto al fatto che le possibilità di sopravvivenza oggi sono aumentate . Non molti anni addietro una patologia di una certa serietà portava a morte per complicazioni nella prima infanzia, mentre allo stato attuale si riesce a controllarla. Le malattie cosiddette “di lunga durata”, sono quindi sempre più numerose. Possediamo d’altra parte gli strumenti per prolungare nel  modo migliore l’esistenza di bambini, apparentemente destinati al non-recupero, ma che più spesso di quanto si creda insperabilmente guariscono. Abbiamo bimbi che richiedono un’assistenza tra le più impegnative, come quelli colpiti da tumori cerebrali e da fibrosi cistica, la cui degenza coinvolge profondamente il personale infermieristico, come  il modo di porsi del personale stesso nei confronti dei genitori soprattutto, viene sempre percepito e decodificato dal piccolo”.
“Relativamente all’approccio diagnostico, padre e madre vengono sempre edotti circa i vari atti clinici?”.
“ Le dirò di più: invitiamo addirittura i genitori ad assistere a prelievi e indagini, qualora lo desiderino. Persino per quanto riguarda la rachicentesi non abbiamo nulla da eccepire, fermo restando che il genitore non sia tanto emotivo, da cadere in deliquio… Agiamo alla luce del sole anche per una questione bioetica, e ciascuno di noi è disponibile a fornire le spiegazioni più dettagliate ed esaustive”.
“ Un ultimo questo: questi piccoli pazienti come seguitano a beneficiare dell’indispensabile assistenza a dimissione avvenuta?”.
“ Nell’U.S.S.L. della nostra zona, a onor del vero, di Cristofori e di Petrone che ha in carico la pediatria del territorio, i distretti sono potenziati e funzionano al meglio. Specie per certe patologie croniche o che richiedono l’opera congiunta di diversi specialisti, noi all’atto della dimissione programmiamo scrupolosamente la continuità dell’assistenza. Basti pensare che abbiamo dimesso di recente un bimbo che necessitava di un fisiatra, del neuropsichiatra, dell’assistente sociale, della psicologa, nonché di un’infermiera. Ebbene, siamo riusciti a garantirgli tutti questi supporti grazie alla “costellazione sanità”, fatta di quei poliedrici nuclei e cellule, che costituiscono un unico, solidissimo tessuto”.

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