2020-05-19

NEONATOLOGIA. TECNOLOGIE E PERSONALE D’AVANGUARDIA “SEGUIAMO I PICCOLI DAL PRIMO VAGITO. OTTIMA QUALITA’ DI SOPRAVVIVENZA ANCHE PER GRAVI IMMATURI”, DICE IL PRIMARIO, DOTTOR MASSIMO PETRONE





di Germana Marini Rinverdire la memoria di chi ha vissuto la realtà di un servizio, sotto ogni aspetto eccellente: quello elargito dall’Ospedale lecchese di via Ghislanzoni, nel corso di oltre dieci intensi anni, compresi tra il 1989 e il 2000, e ragguagliare nel contempo le nuove generazioni in merito alla partecipazione dei medici a stage propedeutici all’accrescimento delle acquisizioni scientifiche, messe a frutto all’interno del contesto ospedaliero stesso: ecco le finalità di questo mio revival.

Il raccogliere in una pubblicazione unitaria, edita dall’Editrice C.B.R.S., una nutritissima serie d’interviste ai primari di ogni singola Divisione del presidio cittadino, da me effettuate in un lungo “Viaggio nel pianeta sanità”, mensilmente apparse sul periodico nazionale “il Punto Stampa”, si deve alla lungimiranza del direttore Claudio Redaelli, Consigliere dell’Ospedale provinciale di Lecco dal 1965 al 1981, e Vicepresidente dal 1975 al 1981,  succeduto al dott. Aldo Rossi, all’On. Vittorio Calvetti e al dott. Salvatore Bonalumi.
Pubblicazione dalla tiratura di 300 copie, in men che non si dica esaurite.
<< Questa singolare iniziativa >>, ebbe a dichiarare Redaelli, << posta in essere grazie alla preziosa collaborazione della giornalista Germana Marini e alla cortese disponibilità degli operatori sanitari, è di enorme rilievo, in quanto l’Ospedale rappresenta un’autentica risorsa, un fiore all’occhiello per Lecco, apprezzato com’è in ambito europeo, al punto che da ogni parte giungono qui per affidarsi a mani provatamente esperte >>. Aggiungendo: <<Posso ben dire che le articolate interviste della Marini rimarranno ad esempio di un  servizio giornalistico esclusivo, reso possibile dal lodevole impegno professionale, sia di chi le ha curate, che di chi ne è stato protagonista. Mi corre quindi l’obbligo di ringraziare sentitamente, non gli specialisti soltanto, bensì il personale infermieristico, paramedico, ausiliario, i tecnici,  le 75 operose, infaticabili suore all’interno del collegiato e tutti coloro che si sono prodigati al fine  di dar lustro a questa privilegiata
struttura >>.


Dopo aver trattato di Ostetricia e Ginecologia, ci è sembrato inevitabile incontrare il dottor Massimo Petrone per parlare dello stretto legame che intercorre tra la sopraccitata Divisione e il Reparto di Patologia Neonatale, di cui è primario.
“ Legame strettissimo e fondamentale”, sottolinea. “A dispetto della diminuzione complessiva della natalità in ambito nazionale, nel nostro distretto ospedaliero le nascite si sono andate sempre più concentrando. Espressione, questa, del riconoscimento da parte dell’utenza della buona funzionalità, tanto dell’Ostetricia, che della Divisione di Patologia Neonatale, senz’altro imputabile a questo tipo di collaborazione, che ha raggiunto livelli ottimali. Oggi si può ben dire che nascere a Lecco equivalga a nascere in un sistema assistenziale d’avanguardia, in grado si offrire eccellenti garanzie sotto il profilo tecnico professionale, nonché quello dell’umanizzazione del parto. Si sono curati al massimo gli effetti relativi ai rapporti tra personale e paziente, quanto all’Ostetricia, e tra personale e genitori circa la  Neonatologia, come pure quelli concernenti la promozione dell’allattamento materno e la possibilità della costante presenza del bambino accanto alla madre”.
“ Ma com’è strutturato esattamente il reparto?”.
“ I settori dei quali si compone sono sostanzialmente due. L’uno, rappresentato del Nido e dal Rooming-in, entrambi collegati all’Ostetricia, dove vengono accolti i neonati normali, o con lievi problemi, mentre l’altro settore si configura nel Reparto di Patologia Neonatale e di Terapia Intensiva. Specifichiamo che i bambini non sono assistiti soltanto dopo, ma all’atto della nascita. Il Neonatologo è infatti presente al parto ed ha così modo di seguire il piccolo sin dal primo respiro. Successivamente trasferito nell’Isola Neonatale, nella quale riceve le prime cure, il neonato viene poi portato accanto alla madre nella sala post-partum”.
“ Scusi l’interferenza, ma ci sembra opportuno chiarire meglio il concetto di Nido e quello di Rooming-in, a beneficio di quei lettori che non fossero informatissimi in materia…”.
“ Dicesi Nido il luogo in cui i neonati sono disposti l’uno di fianco all’altro, mentre le madri rimangono nelle proprie stanze. Nel Rooming-in madre e neonato hanno invece la possibilità di stare insieme durante le dodici ore diurne, e quest’ultimo, istituito di recente,  occupa un terzo dei nostri posti letto. L’optare per l’uno o per l’altro, dipende dalla madre stessa, che comunque anche al Nido è libera di visitare, sia di giorno che di notte, il figlioletto. Procedendo, esiste poi il Reparto di Patologia Neonatale e di Terapia Intensiva. In Patologia Neonatale vengono ricoverati bambini nati qui in Maternità, come anche al di fuori.  In collaborazione con la Neonatologia di Como e col Servizio di Soccorso Regionale, svolgiamo altresì attività di trasporto neonati a mezzo di autolettighe o Elicottero, perfettamente attrezzati di ventilatore automatico e di tutte le risorse indispensabili per l’assistenza da parte del personale specializzato. Attività importantissima, in considerazione dell’urgenza con la quale i prematuri abbisognano di cure. L’ideale sarebbe addirittura il trasporto in utero, come avviene sempre più spesso allorché negli ospedali di provenienza si diagnostichi una gravidanza a rischio”. 
“ Da una quindicina d’anni all’incirca, l’assistenza neonatale a Lecco ha subito un forte impulso…”.
“Risale al 1976, infatti, la progressiva creazione di un Reparto di Patologia Neonatale, la cui efficienza è andata sempre più consolidandosi, fino ad arrivare a svolgere l’assistenza rianimatoria nell’ambito di quella che allora era un'unica Divisione, e cioè la Pediatria. Nel 1987 è stata quindi istituita una divisione autonoma di Patologia Neonatale, facente parte con la Pediatria del Dipartimento Pediatrico, registrando un ulteriore incremento in termini di qualità di ricoveri, ma soprattutto di qualità”.
“Mentre un tempo neonati gravemente immaturi non avevano alcuna probabilità di sopravvivenza, ora anche i nati al sesto mese di gravidanza, con seria compromissione respiratoria, riescono a cavarsela. Quali patologie vi trovate ad affrontare con maggior frequenza? E può essere smentito il preconcetto  secondo
Il quale l’immaturo sia fatalmente destinato a portare le stigmate della sua intempestiva nascita?”.
“Nella nostra Unità di Terapia Intensiva siamo arrivati a trattarne con esito brillante alcuni di sole 24 settimane di gestazione e il cui peso non superava i 600 grammi.
Questo costituisce ormai un evento di ordinaria routine, giacché in fatto di prenatalità  non sono i dati cronologici che contano, bensì tutta la patologia associata con la nascita pre-termine. Una patologia prevalentemente di tipo
polmonare, che impone l’assistenza respiratoria con ventilatori meccanici, nonché la
messa in atto di ogni misura concernente la rianimazione, tanto più impegnativa
in quanto rivolta ad esserini così minuscoli e fragili. Altro aspetto di vitale importanza, è quello della nutrizione parenterale totale, tecnica avanzata
e complessa, che richiede massima accuratezza. Senza trionfalismi possiamo
affermare d’essere pervenuti ad una qualità di sopravvivenza, valutabile fra le migliori. Non esiste in realtà immaturo ricoverato da noi, che purché presenti un
un’impercettibile, flebilissima attività respiratoria e cardiaca, non sia fatto oggetto
di ogni cura. Attorno a questi microscopici esserini, mediante l’applicazione della
miniaturizzazione ad ogni livello, viene tentato l’impossibile”.
“A dispetto di risultati che sfiorano il miracoloso, non avete alcuna intenzione di riposare sugli allori. Concretamente a cosa mirate?”.
“ Le frontiere della neonatologia sono andate spostandosi sempre più avanti,
motivo per cui, confidando nella sensibilità dell’Amministrazione, ci prefiggiamo
di potenziare ulteriormente capacità e tecniche, al fine di abbattere fino all’ultimo
ostacolo. Speranza non chimerica quando un reparto si avvale di mezzi idonei e
puntualmente aggiornati, ma soprattutto di un personale come il nostro, non soltanto professionalmente encomiabile, ma alla cui dedizione è da ascrivere ogni
merito. Riflettiamo a cosa comporti in termini di stress psicofisico per le infermiere
l’impegno di accudire minuto per minuto questi piccoli, il recupero dei quali molto
dipende dal loro tatto nel procurare che, quantunque confinati in terapia, non
abbiano a registrare carenze sul piano affettivo, a causa dell’interruzione del rapporto madre-bambino. Fondamentale è pure la loro capacità di dialogo con i
genitori, onde ragguagliarli in merito alle condizioni e all’approccio presente e futuro
col figlioletto. E’ doveroso porre nel giusto risalto quest’aspetto, visto che tutte le nostre risorse cadrebbero nel nulla, non sorrette dal duro lavoro di persone che
quotidianamente si sacrificano, rimanendo nell’ombra!

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