2020-05-17

Cento anni fa nasceva Ugo Bartesaghi

di Gianfranco Colombo - Cento anni fa, il 30 maggio 1920, nasceva ad Erba Ugo Bartesaghi, che sarà sindaco di Lecco dal 1948 al 1955. Intellettuale raffinato, fu un uomo guidato in tutta la sua vita da un rigore morale estremo. Era figlio di un dirigente della Banca Popolare di Lecco e per questo venne ad abitare nella nostra città.
Qui frequentò le elementari per poi proseguire gli studi al Collegio Arcivescovile di Saronno dove si iscrisse all’Istituto Tecnico per Ragionieri. Al secondo anno chiese di passare al ginnasio-liceo del Collegio San Carlo di Milano e qui si distinse per la sua bravura. Nel 1939 si iscrisse alla facoltà di Lettere dell’Università Cattolica di Milano e si laureò nel 1943 con una tesi su Leopardi. Finita l’università Bartesaghi tornò a Lecco. Erano anni molto complessi ed il neo laureato non impiegò molto tempo a far conoscere le sue qualità. Antifascista convinto, entrò nella Democrazia Cristiana subito dopo la Liberazione. Scrisse molto, tenne numerose conferenze occupandosi soprattutto di politica estera ma anche di questioni politiche interne.

 In particolare, come è possibile leggere nello studio su Bartesaghi di Fabio Sottocornola, restano memorabili le sue parole in merito al fascismo da poco “sconfitto”: «Sul fascismo e sui fascisti sarà bene e molto non chiudere gli occhi troppo presto. Fatti e sintomi ne pullulano a mezzogiorno, al centro, quassù. Sporadici, si dirà. Ma la spora ha proliferazione fecondissima». Era l’ottobre del 1945 e Bartesaghi aveva 25 anni. Repubblicano convinto, alle elezioni amministrative del 1946, che videro i partiti di sinistra aggiudicarsi la maggioranza, entrò in consiglio comunale con più di 11 mila preferenze. Nelle elezioni successive, nell’ottobre 1948, la DC ottenne la maggioranza e fu nominato sindaco proprio il ventottenne Ugo Bartesaghi. Come primo cittadino sostenne fortemente l’edilizia economico popolare; fece approvare il progetto generale della fognatura cittadina; eliminò il servizio tramviario sostituendolo con quello automobilistico; contro quasi tutti portò avanti la progettazione e la realizzazione del nuovo ponte sull’Adda, poi chiamato ponte Kennedy. Una problematica di grande attualità nel 1949 era quella dell’ospedale ed anche in questo Bartesaghi si distinse per la sua lungimiranza.

L’ospedale cittadino era in condizioni pietose, bisognava intervenire e le soluzioni possibili erano due: la costruzione di un nuovo nosocomio o la ristrutturazione e l’allargamento di quello già esistente in via Ghislanzoni. Si scelse la strada dell’ampliamento della vecchia sede, ma la giunta Bartesaghi acquistò comunque l’area dell’Eremo nel quartiere di Germanedo. E’ curioso constatare che in quell’area, acquistata nel 1949, fu inaugurato il nuovo ospedale nell’anno 2000. Il mandato di sindaco di Bartesaghi fu anche caratterizzato dalla decisione di intervenire in aiuto degli alluvionati del Polesine. Il 16 novembre 1951 partì da Lecco una spedizione in soccorso delle popolazioni colpite dall’alluvione. Accompagnavano il sindaco i pescatori di Pescarenico, qualche funzionario e tecnico comunale ed alcuni amici. Fu un gesto di gratuità assoluta, che  bene immortala l’animo dell’allora sindaco. Ugo Bartesaghi fu eletto deputato nel 1953 nelle fila della DC, ma nel 1955 fu espulso dal partito democristiano per aver votato contro gli accordi di Parigi, che prevedevano la costituzione dell'Unione europea occidentale. Ugo Bartesaghi si dimise da sindaco ed alla Camera entrò nel gruppo misto. Successivamente fu eletto in Parlamento come indipendente nelle liste del Partito Comunista. La “cacciata” di Bartesaghi dalla DC fece molto rumore e non fu piccolo il tormento interiore che portò il parlamentare lecchese al voto che ne segnò il destino politico ed umano. La parabola esistenziale di Ugo Bartesaghi si concluse drammaticamente il 16 marzo 1976: si tolse la vita sul treno che da Roma lo portava a Milano. Un episodio che non scalfì la grande stima di un’intera città, come ben evidenziarono le parole di monsignor Assi nell’omelia pronunciata ai suoi funerali: «Per questo figlio della nostra terra chiedo un silenzio pieno di rispetto. Questo atteggiamento credo sia doveroso per questo cittadino al quale il Signore ha dato una rara e forte intelligenza e che si è prodigato con sollecitudine e grande impegno per il bene della nostra città in anni intensi e fervidi». 

Nessun commento:

Posta un commento