2020-05-14

Argentina e Israele, quel diario di viaggio tra fascino e speranze di rinascita

Nel racconto del giornalista Claudio Bottagisi intrecci di documentazione e di luce interiore



di Claudio Redaelli “Dopo gli anni della paura, la gente vedeva nel riapparire dei pellegrini un ritorno alla normalità. E ne ricavava un senso di respiro, una promessa di pace che, purtroppo, si è rivelata di breve durata. Soprattutto nelle comunità cattoliche palestinesi rinascevano la speranza e la gioia di non sentirsi più sole”.

Scriveva così, nel 2006, monsignor Carlo Calori introducendo il libro di Claudio Bottagisi Argentina e Israele - Diario di viaggio pubblicato a cura delle Edizioni Monte San Martino di Lecco.
Parole, quelle dell’allora vicario episcopale per la città di Como, ancora di stretta attualità, a distanza di anni. Il pellegrinaggio cui monsignor Calori faceva riferimento e che Bottagisi aveva raccontato nel suo libro si era tenuto l’anno prima. Era la prima estate in cui riprendevano appunto i viaggi in quelle terre dopo cinque anni durissimi di intifada, di attacchi e ritorsioni tra palestinesi e israeliani.
Dalle pagine del “diario” emergeva un intreccio di documentazione e di luce interiore e un altro pregio - per dirla sempre con le parole di monsignor Calori - era la nota di incantato stupore che emergeva da ogni pagina per le persone, per i riti, per gli incontri e le memorie.
Note che davano tonalità al racconto, senza forzature. E non caso il vicario episcopale e parroco della comunità comasca di San Fedele oggi guidata da don Pietro Mitta, fino al 2018 parroco a Mandello Lario, affermava: “Chi lo legge avrà un motivo in più per augurare la pace ai due popoli che vivono in quella terra tragica e splendida. E, se ha fede, per aprire l’anima alla preghiera perché, nel deserto dei sentimenti umani, essa possa diventare giardino dove fioriscano la giustizia, il diritto, la sicurezza e la pace”.

Da Israele all’Argentina per Claudio Bottagisi il passo era stato breve. Un altro viaggio e altre pagine di un diario che capitolo dopo capitolo, immagine dopo immagine, invogliava il lettore a desiderare di percorrere a sua volta gli itinerari da lui tracciati.
A “spiegare” il Paese sudamericano, prima che Bottagisi ne raccontasse attraverso il suo reportage fascino e misteri, era stato Giorgio Cavalleri, storico e scrittore comasco, il quale non aveva esitato a scrivere che l’autore del libro “ha l’entusiasmo del viaggiatore ma anche la consapevolezza di chi conosce a fondo le vicende del Paese che sta visitando”.
“Partecipa intensamente - osservava Cavalleri - dei problemi, delle contraddizioni, dei drammi e delle speranze dell’Argentina e degli argentini e le sue riflessioni rappresentano uno stimolante invito al lettore più attento a visitare, con lo stesso interesse e la medesima profondità di analisi, quel grande e fascinoso Stato”.

Numerose erano state, nelle settimane e nei mesi successivi all’uscita del libro, le testimonianze di apprezzamento pervenute a Bottagisi. Significative, tra le tante, quelle del cardinale Carlo Maria Martini da Gerusalemme, dell’allora arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi, del Custode di Terra Santa padre Pierbattista Pizzaballa, del senatore Giulio Andreotti, del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e di Massimo D’Alema. L’allora ministro degli Esteri aveva parlato di “un ideale viaggio e di un’immersione nei colori e negli sconfinati spazi della terra argentina” e di “emozionanti immagini della Terra Santa e di Gerusalemme, densi di spiritualità e di speranza”.
“Il processo di pacificazione in atto, così difficile e delicato - aggiungeva D’Alema nel messaggio indirizzato a Claudio Bottagisi - va coltivato con impegno e fiducia per giungere attraverso il dialogo a una civile convivenza e a un futuro più sereno”.

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