2020-05-15

A COLLOQUIO CON LA PRESIDENTE ISTITUTI RIUNITI AIROLDI E MUZZI, ALTRA ENCOMIABILE REALTA’ ASSISTENZIALE. “QUANTI PROGRESSI IN QUESTI VENT’ANNI !”, RIEVOCA LA DOTT.SSA MARIA GANDINI SESANA




di Germana Marini Rinverdire la memoria di chi ha vissuto la realtà di un servizio, sotto ogni aspetto eccellente: quello elargito dall’Ospedale lecchese di via Ghislanzoni, nel corso di oltre dieci intensi anni, compresi tra il 1989 e il 2000, e ragguagliare nel contempo le nuove generazioni in merito alla partecipazione dei medici a stage propedeutici all’accrescimento delle acquisizioni scientifiche, messe a frutto all’interno del contesto ospedaliero stesso: ecco le finalità di questo mio revival.

Il raccogliere in una pubblicazione unitaria, edita dall’Editrice C.B.R.S., una nutritissima serie d’interviste ai primari di ogni singola Divisione del presidio cittadino, da me effettuate in un lungo “Viaggio nel pianeta sanità”, mensilmente apparse sul periodico nazionale “il Punto Stampa”, si deve alla lungimiranza del direttore Claudio Redaelli, Consigliere dell’Ospedale provinciale di Lecco dal 1965 al 1981, e Vicepresidente dal 1975 al 1981,  succeduto al dott. Aldo Rossi, all’On. Vittorio Calvetti e al dott. Salvatore Bonalumi.
Pubblicazione dalla tiratura di 300 copie, in men che non si dica esaurite.
<< Questa singolare iniziativa >>, ebbe a dichiarare Redaelli, << posta in essere grazie alla preziosa collaborazione della giornalista Germana Marini e alla cortese disponibilità degli operatori sanitari, è di enorme rilievo, in quanto l’Ospedale rappresenta un’autentica risorsa, un fiore all’occhiello per Lecco, apprezzato com’è in ambito europeo, al punto che da ogni parte giungono qui per affidarsi a mani provatamente esperte >>. Aggiungendo: <<Posso ben dire che le articolate interviste della Marini rimarranno ad esempio di un  servizio giornalistico esclusivo, reso possibile dal lodevole impegno professionale, sia di chi le ha curate, che di chi ne è stato protagonista. Mi corre quindi l’obbligo di ringraziare sentitamente, non gli specialisti soltanto, bensì il personale infermieristico, paramedico, ausiliario, i tecnici,  le 75 operose, infaticabili suore all’interno del collegiato e tutti coloro che si sono prodigati al fine  di dar lustro a questa privilegiata
struttura >>.


Trovare un po’ di tempo da dedicare alla stampa, per la dottoressa Maria Gandini Sesana non è certo facile, costretta com’è a farsi in quattro per attendere agli innumerevoli impegni che da sempre scandiscono la sua feconda giornata. Per oltre un decennio alla Presidenza dell’Associazione San Vincenzo, ha poi passato il testimone a fine ’97, in concomitanza alla sua elezione a Presidente del Comitato lecchese ANDOS. Ma la carica che l’ha resa più amata, oltre che nota, nel territorio, è quella che ricopre dall’aprile 1976 all’interno degli Istituti Riuniti Airoldi e Muzzi, dove i nonnini se la contendono, questa loro “fatina buona”, il cui ruolo non è mai stato “di rappresentanza soltanto”, così come la sua benevolenza e disponibilità sono diventate proverbiali. 
Ascoltiamo dalla viva voce della Presidente stessa la rievocazione di questi ventitré anni, durante i quali la sua presenza ha così profondamente inciso, da operare mutamenti che nemmeno lei, sia pur minimizzando, può sottacere:
“ Devo onestamente ammettere che allorché mi è stato chiesto di far parte del Consiglio di Amministrazione, non avrei mai immaginato di trovarmi a dirigere un complesso di tali proporzioni, con tutto ciò che, in termini di responsabilità, il fatto comporta. Semplicemente diciamo che è accaduto, e che da quel momento in poi ho sentito il dovere di prodigarmi per non disattendere le aspettative, ma in prima istanza al fine di rendere più familiare ed accogliente un luogo, da una minoranza soltanto vissuto come asilo. Rifugio”.
“ Ammodernare una struttura, quanto a concezione rimasta pressoché identica a quattrocento anni prima, non deve essere stato uno scherzo…”.
“ Ha rappresentato una sorta di scommessa, vinta grazie alla ferma determinazione a portare a compimento il lavoro, all’appoggio dei Consiglieri e delle molte persone che ci hanno supportato nell’impresa. Ho cominciato con il far chiudere tutti i cameroni, sostituendoli con camerette a due letti, senz’altro più civili. Il che ha cambiato faccia alla Casa di Riposo, la cui ristrutturazione, iniziata nel 1997, non si è conclusa ancora. Ciò in quanto, oltre il modo d’intendere il ricovero, seguitano a mutare le Giunte e così pure le leggi”.
“ L’abbiamo di recente udita palesare il suo rammarico di fronte al ridimensionarsi della possibilità di dare ai pazienti autosufficienti una localizzazione. Da dove origina il problema?”.
“ Dal fatto che il nostro Istituto è una Casa di Riposo per anziani (ne contiamo 350 in tutto), che via via si va trasformando, con l’aumento costante del numero delle persone non autosufficienti. Ora, secondo il nuovo Piano Regionale noi dovremmo disporre di 230 posti per non autosufficienti, 90 per parzialmente autosufficienti, e il resto per gli autonomi. Si capisce bene come tale emendamento comporti una minor disponibilità di accoglienza per quelle persone che, pur godendo di salute relativamente buona, abbiano liberamente scelto di vivere qui la terza età, beneficiando di sostegno materiale e morale e di ininterrotta assistenza. Persone rimaste magari sole, che non riescono assolutamente a vivere senza poter scambiare parola. Nonnini che quando varchi il cancello, ti corrono incontro, chiedendoti l’elemosina di una frase affettuosa, di un bacio… E come fai a dir loro che da oggi in poi non avranno più posto? Io lo rammento sempre ai medici e al personale, così preparati ed efficienti: “meglio un farmaco in meno e un sorriso di più!”, perché andiamo tutti talmente di corsa, che ci costa certamente meno dispensare una pillola, la quale però non fa il medesimo effetto… Se c’è una cosa che rimpiango, infatti, è questa mia impossibilità ad ascoltarli quanto vorrebbero, loro che hanno saggiamente perduto la dimensione del tempo, insieme a tanti sciocchi pudori; fino a gridartelo dietro che “ quando entri tu, è come se entrasse un raggio di sole”… E’ stato così che l’Airoldi e Muzzi mi è entrato, poco a poco, nel sangue; proprio come il mal d’Africa!”.
“Rispetto al passato, sono migliorati i rapporti tra ospiti e parenti?”.
“ In modo sorprendente, direi. Una volta capitava che l’anziano fosse portato qui e abbandonato fino al momento in cui veniva a mancare, quando ne rivendicavano la parentela, nell’eventualità che avesse lasciato “un libretto”. Mentre ora il nonnino è seguito, nel senso che lo si viene a trovare, a imboccare, si chiedono sue notizie. Una circostanza, questa, che ha indotto una profonda metamorfosi nella Casa di Riposo, vista come un lager, come posto dove uno si reca a morire”… Anche se qui arrivano spesso anziani malridotti, al punto da sembrare che abbiano pochi giorni di vita, i quali si riprendono poi tanto bene, da fare tranquillamente ritorno tra le mura domestiche. Un risultato che costituisce una bella soddisfazione per noi , reso anche possibile dal fatto di avvalerci di una sala fisioterapica stupenda, che siamo stati tra i primi ad assicuraci, progressivamente dotandola di attrezzature sempre più all’avanguardia. E lo stesso dicasi per la sala Radioterapica”.
“ Che cosa può anticiparci in merito al programmato allestimento del Nucleo Alzheimer?”.
“ La Regione ha concesso la disponibilità di alcuni posti per ammalati di Alzheimer, così distribuiti: 20 a Galbiate, 20 a Merate e 20 a noi. Stiamo pertanto allestendo un reparto dove collocare queste persone, addestrando nel contempo il personale preposto ad assisterlo, analogamente a ciò che si è fatto riguardo a quello che segue oggi con tanto entusiasmo e perizia gli ospiti del “Centro Diurno Integrato”. Progetto che non sarebbe andato in porto senza il generoso contributo di tutti: popolazione, Istituzioni, ed in particolare del dottor Villa che tanto ne ha caldeggiato l’avvento. Certo le spese sostenute per modificare dal punto di vista strutturale e amministrativo l’ambiente, non sono state da poco; specie dopo la depubblicizzazione dell’Airoldi e Muzzi. E con l’adeguamento alla famosa legge 626 aumenteranno ancor più, ma non ci lasciamo sgomentare da questo. Personalmente ribadisco che la gratificazione che me ne deriva è così grande, che io che nella  mia ingenuità avevo creduto di venire qui per dare agli altri, posso dire di aver ricevuto infinitamente di più. Ho visto tante lacrime, tanti sorrisi, ho stretto tante mani in questi anni, da averne riempita l’esistenza!”.

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