2019-09-06

BANDO ALLE GUERRE DIARIO DELLA PRIGIONIA DI ANTONIO FERMINI 1943-1945

Edito da Carlo Pozzoni Fotoeditore


Sabato 7 settembre
ore 11.00
Società Operaia di Ramponio Verna
Interverranno
Giorgio Cosmacini 
storico della medicina,
Mario Colombo 
già sindaco di Ramponio
 Nell’ambito della 67° edizione della Fiera del libro di Como
Domenica 8 settembre
ore 18.00
Fiera del Libro
, Piazza Cavour, Como


Interverranno
la curatrice Patrizia Bruggi 
e lo storico G
iorgio Cavalleri
Il libro raccoglie la testimonianza trascritta su diario del comasco Antonio Fermini, nativo di Ramponio che, di stanza a Patrasso (Grecia), all’indomani dell’8 settembre 1943, insieme ai suoi commilitoni, viene deportato in vari campi di prigionia in Germania, fino a riuscire a rientrare nel paese natio – con fatica e correndo molti pericoli – il 23 aprile 1945.
Rispetto alla letteratura di genere, le memorie di Antonio Fermini colpiscono per la capacità di restituire il quotidiano di quei quasi 20 mesi, come se il lettore stesse assistendo a una proiezione cinematografica.
Ogni giorno è descritta la fatica per reperire il cibo, drammatico e quotidiano assillo di tutti i prigionieri dei campi di prigionia: dal barattare i propri indumenti, pezze, sigarette, orologi, scarpe e tanto altro, al procacciare – davvero, “la necessità aguzza l’ingegno” - qualsiasi oggetto possa essere scambiato; dalla ricerca frenetica tra le macerie dei bombardamenti di un avanzo di cibo ancora non troppo rancido, al mendicare tozzi di pane secco ai prigionieri più fortunati o persino agli stessi tedeschi.
Ed è proprio la quotidianità, la ripetizione della ricerca senza soluzione di continuità, a trasportare il lettore nell’ansia di quei giorni, quasi la vivesse in prima persona: la preoccupazione per la salute dei parenti, la gioia dei rari pacchi che arrivano da casa con pochi, ma preziosi generi di conforto, le lettere del fratello dalla Francia, il timore a ogni cambio di campo di prigionia e la speranza, a ogni nuovo lavoro, che il rancio possa essere più sostanzioso. Il giovane Antonio riporta fedelmente, con uno stile genuino e immediato, senza retorica o traccia di autocommiserazione, i fatti di una quotidianità tanto lontana dall’ordinario. Il linguaggio semplice, a volte mutuato dal gergo dialettale, riesce a restituire al lettore la dimensione della tragedia vissuta da Antonio e dai suoi compagni di prigionia e il patimento quotidiano vissuto sperando nella fine della guerra e nel ritorno a casa. Il testo è introdotto da due prefazioni, una a cura di Giorgio Cavalleri e l’altra di Giorgio.

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