2019-08-05

OSSERVATORIO CONGIUNTURALE IL PRIMO SEMESTRE 2019:ECONOMIA IN FRENATA


I dati dell’Osservatorio Congiunturale sul primo semestre 2019, realizzato dai Centro Studi di Confindustria Lecco e SondrioConfindustria Como, delineano un quadro caratterizzato da dinamiche tendenziali negative e variazioni congiunturali positive, anche se di entità contenuta.


Gli indicatori associati a domandaattività produttivafatturatomostrano un incremento medio dell’1,1% rispetto a quanto rilevato tra luglio e dicembre dello scorso anno, quando era stata però registrata una decelerazione media del 3,6%. La performance congiunturale è migliore per ordini e produzione (+1,6% per entrambi) mentre si rivela sottotono esaminando il fatturato (+0,3%).
Sul versante tendenziale si riscontra invece un rallentamento rispetto al semestre gennaio-giugno 2018 che, per i tre indicatori, si attesta mediamente all’1,3%. Anche in questo caso, ordini e produzione risultano meno penalizzati (rispettivamente -0,4% e -1,2%) mentre per le vendite il rallentamento risulta più accentuato (-2,2%). 

Le aspettativeper il semestre luglio-dicembre 2019 sono coerenti con le dinamiche rilevate congiunturalmente nella prima metà dell’anno, nonostante si attestino a valori più modesti; in media, la variazione attesa per i tre indicatori è di poco inferiore al punto percentuale (+0,96%).

Il tasso medio di utilizzo degli impiantiproduttivi si attesta al 74,6%, di poco inferiore a quanto rilevato nella precedente edizione dell’Osservatorio (75,2% per lo scorso luglio-dicembre).
All’interno del campione si registrano differenze sia a livello dimensionale sia settoriale. La capacità produttiva mediamente impiegata risulta più elevata per le imprese con oltre 50 occupati (79,4%) mentre nel caso delle realtà più piccole è inferiore (71,2%). Considerando invece i settori, si registra un grado di utilizzo del 72,8% per le realtà metalmeccaniche, del 71,8% per le aziende tessili e del 79% per le imprese degli altri settori. L’attività non realizzata internamente ma gestita attraverso pratiche di subfornitura contribuisce per un’ulteriore quota di 6,5% della produzione; in genere l’outsourcing produttivo coinvolge soggetti nazionali (5,9%) e, in misura più limitata, realtà estere (0,6%).

L’internazionalizzazionesi conferma asset strategico delle imprese delle tre province, che realizzano in media il 36,4% del proprio fatturato oltre i confini nazionali.
La principale area di destinazione delle merci al di fuori del mercato domestico è rappresentata dall’Europa Occidentale che da sola assorbe circa il 55% dell’export. L’Est Europa (4,4%), gli Stati Uniti (2,9%) e i BRICS (2,5%) rappresentano ulteriori aree di particolare interesse.

I giudizi qualitativi riguardo l’andamento del fatturatonei mesi finali del primo semestre, e in particolare tra aprile e giugno 2019, restituiscono un quadro eterogeneo nel quale l’export risulta più dinamico rispetto agli scambi sul mercato domestico. Per entrambe le aree territoriali, tuttavia, le indicazioni di rallentamento (37%) delle vendite risultano più diffuse rispetto a quelle di aumento (21%), a fronte di un giudizio di stabilità che è rilevabile in media per il 42% del campione. 

Non si registrano andamenti anomali sul versante dei costi di approvvigionamento delle materie prime, con incrementi di portata limitata nelle quotazioni per entrambi gli orizzonti temporali d’analisi. La variazione registrata congiunturalmente rispetto ai listini di dicembre è pari a +0,8%, mentre l’incremento rilevato dal confronto con i primi sei mesi dello scorso anno si attesta a +0,4%. In media, le materie prime incidono per il 37,1% sul totale dei costi aziendali.

Nella prima parte del 2019 le imprese del campione segnalano una diffusa stabilità nei rapporti con gli Istituti di credito, con condizioni immutate per oltre i tre quarti del campione. 
Nello specifico, valutando le spese e le commissioni, la richiesta di garanzie e tassi si rileva stabile nel 75,6% dei casi e in peggioramento in un caso su cinque (21,4%), a fronte di un miglioramento nel restante 3% dei casi. Per quanto riguarda invece la disponibilità degli Istituti ad espandere linee di credito esistenti o ad attivarne di nuove, l’81,1% delle imprese indica una situazione nella norma, l’8,5% comunica una minor disponibilità ad esaudire le richieste mentre il 10,4% segnala una maggior apertura.

Lo scenario occupazionaledei primi sei mesi dell’anno risulta caratterizzato da una fase di conservazione dei livelli, così come comunicato da oltre quattro imprese su cinque (81,3%). In caso di variazione degli organici, le indicazioni di aumento (14%) si sono rivelate più diffuse rispetto a quelle di diminuzione (4,7%). Le aspettative per il semestre luglio-dicembre risultano improntate alla conservazione del quadro appena descritto.

“I dati dell’indagine semestrale confermano che ci troviamo in una fase congiunturale dove i livelli di incremento sono molto modesti e non bastano per colmare il gap creatosi con il rallentamento di fine 2018 - evidenzia il Presidente di Confindustria Lecco e Sondrio, Lorenzo Riva. Pur con alcuni elementi di andamento eterogenei, che pongono una parte del campione di imprese sopra o sotto la media, gli indicatori evidenziano anche livelli inferiori rispetto a quanto registrato tendenzialmente per la prima metà dello scorso anno, a conferma che la strada da recuperare è ancora molta. Per questo sarà a maggior ragione strategica la manovra d’autunno, sulla quale le imprese hanno le idee molto chiare: servono prima di tutto il taglio del cuneo fiscale e gli investimenti nelle infrastrutture. Senza questo, la ripresa economica non sarà mai possibile”.

“A fianco di indicatori congiunturali di crescita modesta se non nulla - evidenzia il Direttore Generale di Confindustria Lecco e Sondrio, Giulio Sirtori- sul versante occupazionale si regista ancora una sostanziale tenuta dei livelli. Tuttavia, anche considerando le richieste di cassa integrazione, questo è un aspetto sul quale tenere alta l’attenzione. Peraltro il territorio risente in modo sempre più evidente della distanza fra competenze richieste dalle imprese e la loro disponibilità sul territorio. Colmare questo gap è strategico per lo sviluppo del sistema imprenditoriale e, infatti, molte delle nostre iniziative anche più recenti vanno in questa direzione. Ultima nata è Confindustria Human Resources Academyche, a partire da una survey puntuale sulle reali esigenze delle aziende, si concentra sulla formazione e riqualificazione sia di persone inoccupate, che avranno migliori chance di inserirsi nel mondo del lavoro, sia di personale dipendente, nella logica della formazione continua”.

DOMANDA
La domanda delle imprese lecchesi, sondriesi e comascheevidenzia variazioni contenute, che assumono segni differenziati in base all’orizzonte temporale esaminato.
A livello congiunturale il confronto con la seconda metà dello scorso anno, per la quale nella precedente edizione dell’Osservatorio era stato rilevato un rallentamento di circa cinque punti percentuali (-4,9%) rispetto al semestre gennaio-giugno 2018, mostra un incremento dell’1,6%. Il dato si rivela inferiore alle previsioni formulate ad inizio anno (+2,6%) e non sufficiente a recuperare la decelerazione che ha caratterizzato i mesi finali del 2018.
Il raffronto con il corrispondente semestre dello scorso anno rivela invece una diminuzione tendenziale dello 0,4%.
All’interno del campione si registrano caratteristiche di stagionalità che interessano la domanda o una parte di essa; l’incidenza del fenomeno riguarda quattro imprese su dieci (40,2%).
Timide le previsioni formulate per la seconda metà del 2019; la variazione indicata dalle realtà del campione si attesta in media a +0,7%.

Lo scenario esaminato a livello generale trova conferme anche considerando le sole realtà di Lecco e di Sondrio.
Le variazioni assunte dalla domanda sono infatti contenute: si registra un incremento del +0,4% sul versante tendenziale mentre un +2% rispetto ai livelli del secondo semestre 2018 (quando era stata rilevata una diminuzione del -4,3% nei confronti del periodo gennaio-giugno).
Le aspettative per l’andamento degli ordini nel periodo luglio-dicembre 2019 risultano modeste e al di sotto del punto percentuale (+0,9%). 

ATTIVITA’ PRODUTTIVA
L’indicatore associato alla produzione delle imprese dei tre territorisegue sostanzialmente quanto esaminato per la domanda e registra, da un lato, un rallentamento tendenziale e, dall’altro, un miglioramento, seppur contenuto, a livello congiunturale.
Il confronto con il semestre luglio-dicembre 2018 evidenzia un incremento del +1,6% che non soddisfa le previsioni espresse in occasione della precedente edizione dell’Osservatorio (+3%) e, allo stesso tempo, non è sufficiente a colmare il gap determinato dal rallentamento degli ultimi mesi dello scorso anno (-3,9% rispetto alla prima metà del 2018).
Il dato tendenziale misurato rispetto al semestre gennaio-giugno 2018 si attesta invece a -1,2%.
I giudizi espressi riguardo l’andamento dell’attività produttiva nella seconda metà dell’anno in corso indicano una variazione contenuta, che si attesta in media a +1,3%.

La capacità produttiva mediamente impiegata durante i primi sei mesi dell’anno conferma sostanzialmente quanto esaminato nella precedente edizione dell’Osservatorio (75,2%), attestandosi ad una quota del 74,6%.
All’interno del campione continuano a rilevarsi differenze che sono riconducibili sia alla dimensione, sia al settore di appartenenza.
Considerando le imprese in base alla grandezza, le realtà con oltre 50 occupati segnalano un maggior tasso di utilizzo (79,4%) rispetto a quelle di dimensioni minori (71,2%).
Focalizzando invece l’analisi sul settore di attività, si rileva un tasso medio di utilizzo pari al 72,8% per le realtà metalmeccaniche, al 71,8% per le tessili mentre del 79% per quelle degli altri settori.
Il contributo della produzione non realizzata internamente ma affidata in outsourcing risulta pari al 6,5%; nella scelta del soggetti con cui collaborare, le aziende del campione indicano di preferire realtà italiane (5,9%) rispetto a quelle estere (0,6%). 

Il quadro per le aziende lecchesi e sondriesiè sostanzialmente sovrapponibile a quello generale. Si registra infatti un aumento congiunturale (+2,3%) a fronte di una diminuzione tendenziale (-0,8%). Anche in questo caso la variazione positiva misurata rispetto ai livelli del secondo semestre 2018 risulta inferiore alla diminuzione rilevata a fine anno (-3,6% del periodo luglio-dicembre rispetto al semestre gennaio-giugno 2018).
Le previsioni formulate per il secondo semestre dell’anno si confermano positive ma, allo stesso tempo, si attestano su entità limitata (+1,2%).
Il grado medio di utilizzo degli impianti di produzione nei primi sei mesi del 2019 si attesta a quota 73,8%, mentre la produzione gestita tramite il ricorso alla subfornitura contribuisce per un’ulteriore quota del 6,5%, di cui la componente più rilevante (6%) deriva da soggetti nazionali.

FATTURATO
Tra i tre indicatori esaminati, quello associato al fatturato mostra le performance meno positive per le imprese di Lecco, Sondrio e Comoglobalmente considerate.
Il confronto congiunturale mostra una variazione dello 0,3%, dato che disattende le già modeste previsioni formulate in occasione della precedente edizione dell’Osservatorio (+1,3%) e che si rivela insufficiente a pareggiare la diminuzione registrata a fine dello scorso anno (-2,2% di dicembre rispetto a giugno 2018).
Sul fronte tendenziale si riscontra invece una diminuzione di oltre due punti percentuali (-2,2%).
Le aspettative per la seconda metà del 2019 indicano un aumento limitato, coerente con le variazioni ipotizzate per gli  indicatori di domanda ed attività produttiva: in media le imprese del campione comunicano di attendesi una crescita del +0,9%.
È confermata la forte propensione al commercio internazionale delle realtà dei tre territori, che in media realizzano oltre il 36% del proprio fatturato oltre i confini nazionali.
La struttura geografica dei mercati serviti vede al primo posto i paesi dell’Europa Occidentale (19,6%) a cui è diretta oltre la metà delle esportazioni. Seguono per importanza gli scambi diretti verso l’Est Europa (4,4%), gli Stati Uniti (2,9%), i BRICS (2,5%), l’America Centro-Meridionale (1,9%) e l’Asia Occidentale (1,2%).
In Italia viene realizzato il 63,6% del fatturato, mentre la quota generata nelle aree non precedentemente citate si attesta al 4%.
Come esaminato per altri indicatori, all’interno del campione sono identificabili differenze che sono correlate alla dimensione e al settore di attività.
Esaminando le aziende dal punto di vista dimensionale, si nota una maggior incidenza della componente estera sul fatturato totale per le imprese oltre 50 occupati, che realizzano circa la metà delle vendite (50,3%) oltre confine, rispetto a quelle più piccole, per le quali l’export determina in media una quota del 26,4% delle vendite totali.
Distinguendo invece le realtà del campione in base al settore, le esportazioni incidono per il 39,1% del fatturato nel caso delle imprese metalmeccaniche, per il 31,8% nel caso delle imprese tessili e per il 39,8% nel caso delle imprese degli altri settori.
I giudizi che le imprese hanno comunicato riguardo l’andamento del fatturato nella seconda parte del semestre, e più nel dettaglio tra aprile e giugno 2019, indicano uno scenario diversificato a seconda del mercato considerato. A livello domestico l’andamento degli scambi risulta infatti più frenato rispetto a quanto registrato per l’export.
Nel dettaglio, il fatturato italiano è segnalato stabile per il 39,3% del campione, in diminuzione per il 40,2% mentre in aumento per il 20,5%.
Per quanto riguarda invece le vendite fuori confine, si registrano andamento stabile per il 43,7% delle aziende, una riduzione per il 34,5% e una crescita per il 21,8%.

Per le sole imprese di Lecco e di Sondrio è rilevabile uno scenario dai toni simili.
L’indicatore associato al fatturato registra un rallentamento tendenziale (-2,7%), mentre sul versante congiunturale è comunicata una crescita che si attesta al +1,6%. Quest’ultimo dato, che conferma sostanzialmente le previsioni espresse  in occasione della precedente edizione dell’Osservatorio (+1%), non bilancia però la decelerazione registrata nella seconda metà dello scorso anno (-4% rispetto ai primi sei mesi del 2018).
Più limitate, invece, le previsioni espresse per la seconda metà dell’anno in corso, che si attestano in media a +0,4%.
Le imprese lecchesi e sondriesi confermano la loro marcata propensione all’internazionalizzazione indicando una quota di export pari al 31,6% del fatturato totale.
Anche in questo caso, l’Europa Occidentale rappresenta il principale mercato di riferimento oltre confine, con il 15,9% del fatturato; risultano tuttavia rilevanti le vendite realizzate nell’Est Europa (4,1%), negli Stati Uniti (2,6%), in America Centro-Meridionale (2,1%).
L’analisi dei giudizi espressi in relazione all’andamento del fatturato nel secondo trimestre 2019 evidenzia una maggior diffusione di indicazioni di diminuzione rispetto a quelle di aumento, sia nel caso degli scambi sul mercato domestico, sia per l’export.

SCENARIO OCCUPAZIONALE
L’andamento occupazionale delle imprese dei tre territorimostra una diffusa conservazione dei livelli. In oltre quattro casi su cinque (81,3%) il giudizio formulato dalle realtà del campione è la stabilità a cui si accompagnano indicazioni di aumento per il 14% dei casi e di riduzione per i restanti 4,7%.
Le previsioni per la seconda metà dell’anno indicano sostanzialmente il permanere del quadro registrato per il primo semestre: l’80,7% delle imprese del campione comunica stabilità, il 7,6% segnala una crescita mentre l’11,7% una diminuzione.

Lo scenario delle realtà lecchesi e sondriesiconferma quanto riscontrato a livello complessivo: nell’81,6% dei casi il giudizio espresso riguardo l’occupazione è infatti la stabilità, nel 13% l’aumento, mentre nel restante 5,4% la diminuzione.
Le previsioni per il semestre luglio-dicembre 2019 si mantengono orientate alla conservazione dell’occupazione (77,6% del campione) ma, con riferimento alle indicazioni di variazione, risulta più ampio, rispetto a quanto esaminato per i tre territori globalmente considerati, il divario tra la quota di imprese che segnalano una possibile diminuzione degli organici (17,3%) e quella delle aziende che segnalano invece un probabile aumento (5,1%).


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