2019-06-02

BRUNO SACERDOTE COME EBREO, PARTIGIANO, SINDACALISTA HA LOTTATO E SOFFERTO PER LA DEMOCRAZIA DI QUESTA REPUBBLICA

Enrico Magni - Bruno Sacerdote è nato a Milano il 24 gennaio 1924. Figlio di ebrei interrompe gli studi e si rifugia in Svizzera per sfuggire alla persecuzione fascista. Al rientro in Italia, a Milano frequenta a la scuola di partito;  lavora alla Camera del Lavoro e alla FIOM di Lecco e  conosce la moglie Luisa Denti alla C.d.L di Como. E' segretario della FIOM a Brescia. A Praga è segretario dell''Unione Internazionale dei sindacati Metallurgici. Ritornato a Roma va alla FIOM. È stato redattore e direttore dal 1953 al 1955 de La Voce di Lecco e corrispondente de L'Unità.

Bruno Sacerdote - Provengo da una famiglia di ebrei. Nel 1938 sono stato espulso dalla scuola e non ho potuto continuare gli studi. Questo è stato uno dei primi provvedimenti antisemita; poi l'ufficio di collocamento non mi diede il nullaosta per andare a lavorare: sul libretto di lavoro c'era scritto Razza Ebraica. Gli ebrei non potevano lavorare. Ero anche esentato dal servizio militare.
Mio padre aveva un negozio a Milano, dovette chiuderlo perché c'erano problemi con la licenza. Gli ebrei non potevano tenere nemmeno la radio, la donna di servizio. Erano solo delle piccole cose che comunque avevano la loro importanza: descrivevano il clima di quegli anni.

E' rimasto a Milano?. No. Siamo sfollati a Cernobbio sul lago di Como nel 1940: prima con tutta la famiglia andavamo in vacanza. Il maresciallo dei carabinieri  a Cernobbio ci requisì la radio.
Dopo l'8 settembre 1943, con la mia famiglia, ci rifugiammo in Svizzera per evitare le leggi marziali. Fummo messi in Campi per rifugiati, ma non tutti assieme: la mia famiglia venne smembrata.
In Svizzera avevo un documento falso, ero registrato come Augusto Blanc. Mi serviva per poter circolare liberamente.              
I campi erano organizzati dagli alleati?. No. Erano organizzati dagli svizzeri. Non credo che gli alleati facessero qualcosa per i profughi. C'era gente di ogni paese, tedeschi, polacchi, ma soprattutto italiani: erano i più vicini.
Lì era facile passare, i contrabbandieri erano quasi tutti antifascisti: diedero un grande aiuto alla lotta partigiana.
Che funzione svolgeva in Svizzera?.Svolgevo una funzione di supporto al Movimento partigiano in Italia: lancio di armi, attività di sostegno militare, finanziario e politico alle brigate attestate lungo le Alpi.
Eravate in contatto con gli alleati e quindi facevate da collegamento fra gli alleati e il movimento partigiano ?. Sì, c'era una sezione del Movimento Partigiano in Svizzera, una sezione staccata collegata all'Italia.
La sua Famiglia si è salvata?. No. Tra i miei parenti più stretti ho perso mio cugino. Era sfollato con noi a Cernobbio. Lui e il padre furono arrestati e portati in caserma a Como. Lo zio  ebbe il coraggio di scappare a Roma e si è salvò; mentre mio cugino, che era giovane, temendo una  rappresaglia contro la famiglia non  fuggì. Lo portarono ad  Auschwitz. E' morto in quel Campo di Concentramento. A Roma gli alleati arrivarono un anno prima che da noi al Nord. Mio zio vi rimase fino alla Liberazione.
Quando rientrò in Italia?. Nel 1945 sono rientrato a Como, mi messi subito in contatto con i compagni della Federazione del PCI di Como. Mi mandarono a Milano alla scuola del PCI in piazzale Libia: la frequentai per sei mesi, poi sono tornato a Como al sindacato. Nel 1948 incominciai a lavorare alla C.d.L di Lecco e qui conobbi Luisa Denti che diventò mi moglie.
Che incarico ricoprì alla  C.d.L di Lecco? Il mio primo incarico fu alla Federterra che era l'organizzazione dei contadini; per quell'organizzazione lavorai nella zona di Merate, Paderno, Cernusco e Imbersago.
L'organizzazione sindacale nel meratese era buona. Mi sono occupato solamente della Federterra  che era una organizzazione molto forte: più dei Coltivatori diretti.
E' stato lei il primo segretario della FIOM nel 1948? Direi di sì, anche se il primo vero e proprio funzionario fu Luigi Paggi. Paggi si occupava già dei metalmeccanici quando la FIOM era solo un ramo della Camera del Lavoro di Lecco.
La FIOM in quel periodo non era autonoma; c'era un direttivo e una segreteria, ma dal punto di vista finanziario non era nelle condizioni di essere indipendente.
Che cosa si ricorda del Patto Atlantico?. Feci due anni di carcere soprattutto per la manifestazione contro il Patto Atlantico; se fosse stata per quella manifestazione sarei uscito un anno prima dal carcere, invece pendeva sulle mie spalle l'altra denuncia riguardante il fattaccio Codega  accaduto alla fine del 1947.
Il giorno in cui successe il fatto ero nell'ufficio di Gabriele Invernizzi perché dovevo prendere degli accordi su quando iniziare il lavoro a Lecco. A causa della manifestazioni venni implicato nella faccenda Codega e arrestato. C'era anche Luisa. Era di sabato, a mezzo giorno la gente era in piazza Garibaldi. Fu una manifestazione spontanea. I lavoratori appena seppero del fattaccio Codega vennero presso la sede del C.d.L poi si recarono in Corso Martiri dove avevano portato Codega:  successe un pandemonio. Fu una manifestazione un po' forte; i manifestanti sfondarono il portone della questura, quando trovarono Codega nello sgabuzzino del carbone lo portarono fuori sul balcone per fargli chiedere scusa per quello che aveva fatto.
I fatti Codega sono stati riesumati due anni dopo. E' stato un pretesto per poter effettuare gli arresti?. Sì. Ci fu un disegno politico. Il caso fu recuperato dopo la manifestazione del 1949 contro il Patto Atlantico. Volevano azzerare la Camera del Lavoro. Arrestarono tutti i sindacalisti. Alla Camera del Lavoro rimasi io, che ero la segreteria, Gabriele Invernizzi che era deputato e aveva l'immunità parlamentare, un compagno che lavorava all'INCA. Tutti gli altri furono arrestati, compresi alcuni compagni che non lavoravano a Lecco: mi ricordo Bruno Spreafico, lavorava ad Oggiono e altri compagni delle fabbriche. Il fattaccio Codega saltò fuori poco dopo.
Come mai è riemerso questo fatto?. Le cose erano cambiate; Scelba diede l'ordine di recuperare vecchi fatti di lotta per arrestare un maggior numero di persone. Fui arrestato il 31 marzo alle cinque di mattina  per il Patto Atlantici.
Quando è uscito di prigione che cosa ha fatto?. Non tornai subito alla Camera del Lavoro di Lecco; sono uscito dal carcere l'8 dicembre del 1950: feci  ventun mesi di carcere. Dopo la scarcerazione andai al partito e mi occupai, come rappresentante del PCI, del Movimento Partigiani della Pace: era appena nato.
Il  Movimento Partigiani della Pace sorse a seguito della guerra di Corea: c'era il pericolo di una grande guerra. Fu una grossa battaglia; in tutta Italia si erano formati i Comitati per la Pace.
Il  Movimento Partigiani della Pace era composto da socialisti, comunisti e indipendenti: era un movimento aperto a tutti. Le iniziative consistevano nel raccogliere firme per la pace in Corea, in manifestazioni contro la guerra batteriologica, insomma, tutto quello che fosse utile per contrastare la guerra. C'era veramente il pericolo di una guerra e si volevano creare le basi in Italia. E' per questo motivo che ci fu la lotta contro il famoso Patto Atlantico. L'Italia era coinvolta nelle questioni americane: noi eravamo contro l'installazione delle basi americane.
Che ruolo ha avuto nel PCI?. Sono stato direttore e redattore de La Voce di Lecco che era il giornale del partito: dovevo fare tutto da solo. Mi sono occupato del giornale  La Voce di Lecco dal 1953 al 1955. Concordavo i testi con la segretaria della federazione, raccoglievo gli articoli, ne scrivevo altri, li mandavo in tipografia. Ero anche corrispondente de L'Unità.
In quel periodo, mentre tornavo da una riunione per la campagna elettorale sulla  Legge Truffa, ebbi un grave incidente,  mi scontrai con un Galletto Guzzi: stetti bloccato per un anno.
Quando ritornai alla Camera del Lavoro di Lecco fui nominato vicesegretario di Galli; poi nel dicembre del 1957 ci trasferimmo a Como alla Camera del Lavoro; era morto mio padre e non volevo lasciare sola mia madre con i miei due fratelli ancora abbastanza piccoli: ci siamo rimasti fino al 1964.
Alla Camera del Lavoro di Como è stato segretario?.  Si. Sono stato segretario dei tessili poi della lega dei metallurgici. Dopo andammo a Brescia, sostituii il segretario Pio Galli della FIOM per cinque anni. Mia moglie contemporaneamente lavorava alla federazione del PCI. A Brescia ebbi grosse soddisfazioni. Si era all'inizio dell'unità sindacale e c'erano le trattative unitarie. Era tutto un altro modo di lavorare, tutto con tanto entusiasmo.
Nel 1970,  con mia moglie andammo a Praga come segretario all'Unione Internazionale dei Sindacati Metallurgici che era collegata alla Federazione Sindacale Mondiale.
C'erano i rappresentanti di tutti i paesi: ebbi la fortuna di girare il mondo. La UISMETO' era un'organizzazione di rappresentanza non operativa; era un modo per tenere insieme le organizzazioni sindacali.
Da Praga ritornammo a Roma alla FLM. La FIOM allora si chiamava FLM e mi occupai di telecomunicazioni per diverso tempo; negli ultimi anni mi sono occupato di formazione sindacale.
C'era una scuola sindacale?. C'era la scuola della CGIL. La FIOM  svolgeva un lavoro di formazione sindacale per i quadri dei metalmeccanici. L'attività di formazione fu più interessante del lavoro internazionale con l' UISMETO perché  faceva qualcosa di utile e di importante per i lavoratori.





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