2019-05-12

DELEGAZIONE DEL COMITATO GEMELLAGGI DI LECCO A MÂCON PER IL 150° DELLA MORTE DEL POETA E SCRITTORE ALPHONSE DE LAMARTIN

Il letterato e studioso Gianfranco Scotti, membro del comitato Gemellaggi di Lecco fin dalla sua costituzione, e l’attuale Presidente, Giorgio Rusconi, hanno partecipato a Mâcon alle celebrazioni per il 150° anniversario della morte del poeta e scrittore Alphonse de Lamartin.
Lunedì 29 Aprile, Scotti è stato relatore all’Accademia delle Arti, di un’interessante conferenza sui rapporti letterari e di amicizia tra Alessandro Manzoni e Lamartin, ravvivando anche negli aspetti culturali un gemellaggio tra Lecco e Mâcon che risale al 1973.


Grazie alla guida e alla disponibilità dell’Assessore alle relazioni internazionali e al turismo, Marie-Paule Cervos, del Presidente del Comitato Gemellaggi di Mâcon, Gino Ceddia ,e di Marie-Noelle Santschi, segreteria del Sindaco, la delegazione di Lecco ha potuto prendere visione degli incredibili progressi fatti dalla città francese, sia nei servizi per i propri cittadini, che per i turisti provenienti da ogni parte del mondo che la scelgono come meta.


Domenica si è iniziato con una visita al Salone del Vino nel moderno centro polifunzionale “Le Spot”: Una struttura capace di ospitare 5.000 spettatori sia per concerti che per manifestazioni sportive o eventi fieristici.
Lunedì breve visita alla Centrale a biomasse per il teleriscaldamento, che serve 9500 famiglie procurando notevoli risparmi energetici. Poi la visita alla nuovissima “Médiathèque” de Mâcon, www.mediatheque.Mâcon.fr, una elegante e funzionale struttura in legno lamellare che si affaccia sulla Saône a ridosso del molo di attracco dei battelli. La grande sorpresa è stata quella di trovare ormeggiata la stupenda nave da crociera S.S. Catherine, 135 mt. di lunghezza, 57 persone di equipaggio per 159 ospiti, www.uniworld.com/eu/ships/ss-catherine/, ambienti arredati con vetri di Murano e un lusso esagerato. 
La grande “Esplanade Lamartin” era completamente sgombra da autoveicoli e abbiamo scoperto che, proprio a ridosso della Saône, un enorme parcheggio sotterraneo, con 3 piani interrati, può ospitare oltre 600 auto. Il pensiero a Piazza degli Affari è stato inevitabile!

Lo storico palazzo che ospita l’Accademia delle Arti, Scienze e Letteratura, ha visto riuniti numerosi cittadini per l’intervento diGianfranco Scotti, di cui alleghiamo la relazione.

Il giorno seguente, sempre accompagnati da Marie-Noelle della Segreteria del Sindaco e dall’Assessore Marie-Paule Cervos, oltre che da Jean-Pierre Coudert, vecchia conoscenza dei Lecchesi, per molti anni presidente del Comitato Gemellaggi di Mâcon, abbiamo visitato alcune tra le opere pubbliche realizzate di recente dalla Amministrazione Comunale.
Notevole il grande centro sportivo dedicato al campione del mondo di football Antoine Griezmann, nativo di Mâcon: 7 ettari con una pista di atletica omologata IAAF, campi da calcio, speedway, motocross, petanque.

Non lontano, vicino alla Saône, dove già esistevano campi da tennis e da rugby, abbiamo visitato il porto turistico. Un investimento importante e redditizio per l’economia mâconnaise: numerosi turisti svizzeri, tedeschi, francesi e di altri paesi del Nord Europa, appassionati di nautica, preferiscono ormeggiare le proprie imbarcazioni a Mâcon e avviarsi lungo la Saône per raggiungere il Mediterraneo in pochi giorni di navigazione, piuttosto che affrontare i costi ben più sostenuti dei porti turistici sulla costa sud della Francia.
Impagabile la vista su Mâcon e sul vicino vecchio ponte sulla Saône che si gode dall’ottimo ristorante “Le Saint Laurent”, reso noto da un celebre incontro tra il Presidente Francese François Mitterrand e quello dell’Unione Sovietica Michail Gorbaciov nel lontano 1993.
Abbiamo visitato anche la “Città dell’Industria”, una vasta areai in cui sono presenti numerosi insediamenti per l’accoglienza di start-up e imprese innovative.


Nel pomeriggio, dopo una visita interessante alla chiesa gotica di Tournus, 20 km. a nord di Mâcon, siamo stati ricevuti dal Comitato Gemellaggi locale, ospitato in un vecchio convento acquisito e ristrutturato dal Comune di Mâcon per dare sede alle numerose società culturali e di volontariato della città.
Si è parlato dei prossimi scambi tra le due città che riguardano: una manifestazione delle tipiche imbarcazioni lariane, le “Lucie”, a Mâcon in occasione dell’arrivo di una tappa del Tour de France, coincidente con la festa nazionale del 14 luglio; una visita a Lecco dell’associazione di auto d’epoca “V’las des Rètros”; uno scambio virtuale tra associazioni cinematografiche; la partecipazione di imprese del Lecchese alla Fiera dei Sapori di Mâcon, in programma nel prossimo autunno.
Un’ultima considerazione sul viaggio. I 510 Km. che separano Lecco da Macon, sono equamente distribuiti tra Italia e Francia con il traforo del Monte Bianco proprio a metà strada. Quasi tutto il percorso è in autostrada. Il costo per la tratta francese è stato di € 22,50 mentre per la tratta italiana è stato di € 36,60. Più caro di oltre il 60% e con una qualità dell’asfalto decisamente peggiore.


Lecco e Mâcon, due città unite da quarantacinque anni da un fecondo patto di gemellaggio, sono state la terra di due grandi letterati europei del XIX secolo, due esponenti di quella corrente romantica cheha percorso l’Europa intera dando nuova linfa alla letteratura e alla poesia. Il Romanticismo è stato un movimento europeo che ebbe origine nell’opera e nel pensiero di alcuni letterati e ideologi tedeschialla fine del Settecento. Per la Francia, fra i maggiori esponenti di questa corrente letteraria possiamo annoverare Madame de Staël, e soprattutto autori come Alphonse de Lamartine con le sueMéditations, François René de Chateaubriand e Victor Hugo. In Italia il maggiore rappresentante del Romanticismo è senza dubbio Alessandro Manzoni che diede un impulso fondamentale alla diffusione del genere letterario del romanzo storico. Alessandro Manzoni e Alphonse de Lamartine,due scrittori e poeti che hanno lasciato un’orma profonda nella storia italiana e francese, non solograzie alle loro opere immortali, ma anche per la profondità del pensiero, l’impegno politico e civile,la vastità degli interessi culturali che hanno caratterizzato la loro vita operosa. Due ingegni che hannoavuto occasione di incontrarsi un’unica volta nella vita ma anche di corrispondere fra loro, esprimendosi reciproca stima, due spiriti eletti animati da solidi sentimenti patriottici; uomo d’azioneil Lamartine, diplomatico, deputato, e infine ministro degli esteri; più appartato, dedito agli studi, alla riflessione politica e religiosa il Manzoni che pure ricoperse, controvoglia, la carica di senatore dopola proclamazione del Regno d’Italia. Alphonse de Lamartine, nato nel 1790, e dunque di cinque anni più giovane del Manzoni, dopo un primo viaggio in Italia negli anni 1811 e 1812, si fece conoscere e apprezzare come poeta con le Méditations poétiques, apparse nel 1820, cui seguirono le Nouvelles méditations. Iniziò la sua carriera diplomatica come attaché all’Ambasciata di Francia a Napoli nel1821; quindi fu trasferito come segretario a quella di Firenze nel 1825. Qui, nel 1826, scrisse versi assai critici contro gli italiani suscitando una polemica che lo portò a combattere in duello con il colonnello Gabriele Pepe dal quale venne ferito. In seguito Lamartine pubblicò sulla “Antologia”, nelmarzo 1827, il carme La perte de l’Anio, scritto “avec coeur d’un italien” per “se réconcilier” conl’Italia. Venne poi nominato membro dell’Académie Française. All’avvento di Luigi Filippo d’Orléans sul trono di Francia, si dimise dalla diplomazia ed entrò nel 1833 nella carriera politica,
senza peraltro abbandonare l’attività letteraria. Nel 1848 divenne ministro degli Esteri del Governo provvisorio e fece poi parte dell’Assemblea costituente. Dopo il colpo di stato di Napoleone III nel 1851, si ritirò dalla vita pubblica e visse gli ultimi anni dimenticato e in condizioni di povertà alla quale si era ridotto a causa della cattiva amministrazione dei suoi beni e della eccessiva generosità. La produzione letteraria di Lamartine è vasta e improntata a valori che discendono dai grandi principidell’Illuminismo. Emile Magnien, autorevole scrittore e storico di Mâcon, ha giustamente rilevato che Lamartine è erede di Rousseau e di Voltaire. “Lamartine croit à la perfectibilité de l’homme parla raison et par le sentiment judicieusement associés. Il y a un monde nouveau à découvrir, écrit-il,c’est la sensibilité et la raison des masses, auxquelles il faut proposer des livres vrais et simples, peu coûteux et destinés à leur perfectionnement moral et littéraire”. E anche Manzoni, che come Lamartine appartiene a una classe sociale elevata, scrive non tanto per i letterati, i dotti, ma per il popolo, e pone a protagonisti del suo romanzo due popolani, appunto, due persone semplici,analfabete, e consegna all’Italia una lingua armoniosa, comprensibile in ogni parte del Paese, basata sulla lingua di Firenze, un italiano mondato dagli arcaismi, dinamico, in una parola: moderno.Lamartine conosceva molto bene l’italiano. Nel corso di una conversazione con alcuni amici,Alessandro Manzoni disse: “E poi sono andato a passare colla mia famiglia alcuni mesi a Firenze, dove ho conosciuto fra gli altri il Lamartine, che parlava benissimo il toscano, in maniera da far invidia a un povero lombardo”. Lamartine aveva molto apprezzato il romanzo del Manzoni, come possiamo rilevare da queste sue parole: “Apres une pareille lecture on éprouve le besoin d’en parler à l’auteur. Mon impression a été neuve, forte et puissante. Je n’ai jamais lu de pages qui m’aient autant frappé que celle où vous vous livrez au sentiment religieux qui respire en vous et dans tous vosouvrages”. Ma anche Manzoni ammirava l’opera di Lamartine, come leggiamo in una bella e lunga lettera scritta in francese inviata all’amico e datata 12 dicembre 1827: “J’aurais pu, Monsieur, pourrépondre en tems plus convenable à votre bonne et aimable lettre, prendre des moments détachés surdes occupations qui ne m’ont pas quitté durant cet intervalle; mais j’avais besoin d’en être tout-à-fait dégagé, pour vous parler à mon aise du plaisir que cette lettre m’a fait, et de ce qu’elle ajoute, je ne
dis pas à ce sentiment de haute estime que je vous ai voué depuis longtemps et que je partage avec tout le monde, mais à une reconnaissance particulière. Je ne vous en ai pourtant jamais déclaré toutel’étendue, ni bien expliqué les motifs; et je ne compte non plus le faire à présent; car il me faudraitpour cela vous dire sur vous des choses, que vous devez être las d’entendre, et sur moi des choses que je ne me soucie guère de dire: il faudrait vous parler du désir que j’avais de voir et d’entendre l’auteurdes Méditations poétiques, et vous expliquer en même temps tout mon embarras à me procurer une satisfaction de ce genre; il faudrait bavarder au long de tout cela, pour vous faire comprendre à quelpoint je vous suis gré d’avoir bien voulu me le rendre facile, ainsi je me contenterai de vous dire quepar cette dernière marque de votre souvenir Vous avez ajouté un surcroît à des obligations bien senties et bien chères. Je vous remercie aussi très cordialement de m’avoir annoncé la bonne disposition oùvous êtes. Je m’y attendais toutefois, puisque Dieu merci vous jouissez d’une bonne santé : car je necroirais jamais qu’aucune occupation volontaire puisse vous distraire pour longtemps de la poésie.J’admettrais plutôt qu’après quelque temps de repos, une lecture quelconque puisse être une occasionde vous y faire retourner, puisqu’il n’y a rien qui ne puisse devenir occasion de ce qui a une cause puissante et permanente, et toute pierre doit être bonne à aiguiser un tel acier. Nous verrons donc bientôt de vos vers, de ces vers “modérateurs, sereins, mélodieux” que vous ne demandez que parce que vous avez d’avance reçu le don de les faire”. La poesia francese piace molto a Manzoni, soprattutto perché i poeti usano per le loro opere la lingua comune, quella generalmente parlata a Parigi; da qui deriva la difficoltà di tradurre fedelmente nella lingua italiana. E a questo proposito Manzoni citava alcuni versi di Lamartine, compresi nella sua composizione poetica intitolata La religion e in particolare il verso: Qui as tu remplacé et qui te remplacera? – “Sfido”, diceva il Manzoni, “a tradur quel verso altrimenti che col dire: Chi hai tu rimpiazzato e chi ti rimpiazzerà?“giacché”, soggiunse, “benché non registrato nei vocabolari, non avrei difficoltà ad usare il verborimpiazzare, che è dell’uso toscano. Ma domando io, se sarebbe una traduzione quella che si potessedire poetica”. Oltre ai Promessi Sposi anche la Colonna Infame del Manzoni riscosse molto successoin Francia. In una lettera del febbraio 1843, il conte Adolphe de Circourt esprime a Manzoni il suo
compiacimento per quest’opera scrivendogli che : “vous place, monsieur, au rang des premierspublicistes de notre âge” ; e più avanti aggiunge : “Parmi les hommes avec lesquels j’ai quelquefois l’honneur d’échanger sur votre caractère et sur vos ouvrages des paroles de respect et d’admirationsont MM : de Lamartine ed Augustin Thierry. Tous deux viennent de lire la Colonna Infame et ce sont leurs pensées qui malheureusement dépouillés du prestige de leur éloquence, ce sont leurs vœux qui privés de l’autorité de leur parole mais fidèlement recueillis de leur bouche vous parviendront dans ces lignes auxquelles je ne peux donner de meilleur fin que l’hommage de la haute considération, de la profonde et respectueuse sympathie avec laquelle je suis, Monsieur, votre dévoué serviteur C.tede Circourt”. Claude Fauriel, il grande letterato francese legato da profonda amicizia ad Alessandro Manzoni reputava Lamartine, per l’armonia del verso, il primo di tutti i francesi. E Manzoni concordava sostenendo che l’armonia sgorgava da ricca vena. Lamartine, come è già stato detto, aveva molto apprezzato il romanzo I Promessi Sposi e Manzoni lo ringrazia : “Il ne tiendrait qu’à moi de m’enfler de la manière trop indulgente dont vous avez jugé mes pauvres Fiancés: mais j’aiheureusement un correctif, qui est de songer que ce qui vous a donné une disposition si bienveillantepour ce livre, c’est d’y avoir trouvé souvent des intentions que vous réalisez”. Nei confronti del Manzoni che ebbe occasione di conoscere a Livorno e a Firenze nell’agosto del 1827, Lamartine ebbe sempre parole di grande elogio, come quando in una sua lettera esprimeva l’ammirazione per ilcarattere e le opere del Manzoni, e in particolare per la Colonna Infame. Nella sopra citata lettera del 1827 Lamartine contesta la critica fatta al romanzo dei Promessi Sposi, là dove, secondo alcuni,troppo spazio l’autore ha dedicato alla peste, appesantendo la narrazione. Lo scrittore francese non èdi questo avviso e scrive: “Je ne suis pas de cet avis, ce volume est le plus beau du livre. Je l’auraisvoulu plus long encore. Je ne trouve de longueurs que dans les deux premiers volumes; quelques détails de trop: peut-être, car l’intérêt est dans ces détails”. E Manzoni, con grande disponibilità eumiltà, lo ringrazia dell’osservazione e gli dice che avrebbe gradito la segnalazione dei punti a suogiudizio troppo lunghi così da poterli espungere in una eventuale futura edizione del romanzo: “Au reste je prendrai la liberté de me plaindre de ce que vous ne m’avez pas marqué aumoins en gros, les
endroits qui vous ont paru trop longs. De simples indications auraient été précieuses pour moi, et j’enaurais fait mon profit pour une seconde édition”. Anche l’ode “Il Cinque Maggio”, scritta dalManzoni dopo la morte di Napoleone, che in poco tempo fu conosciuta ed apprezzata in molti paesid’Europa, piacque molto a Lamartine, che scrivendo a un amico gli confida: “J’ai été plus satisfait que je ne m’attendais de l’ode de Manzoni. (...) Son ode est parfaite. Il n’y manque rien de tout de cequi est pensée, style et sentiment. (...) Je voudrais l’avoir faite”. Anche Stendhal aveva apprezzatol’ode di Manzoni. Riteneva che questo componimento fosse la migliore fra le opere ispirate alla mortedi Napoleone. Nel 1836 Lamartine invia a Manzoni una copia della sua opera Jocelyn,accompagnandola con la seguente dedica: “au plus grand poète d’Italie, hommage du souvenir e del’amitié”. I rapporti fra Manzoni e Lamartine furono di stima e d’ammirazione reciproca. Anchequando Manzoni dissente dalle posizioni di Lamartine, lo fa con grande rispetto benché con ferma determinazione. Dopo l’abdicazione nel 1848 di Luigi Filippo s’era costituito un Governoprovvisorio della Repubblica Francese, nel quale il Lamartine era ministro degli Affari Esteri. A lui si rivolsero gli esuli italiani per invocare la simpatia della Francia. Il Lamartine rispose parole benigne e cortesi dalle quali però risultava che egli non sapeva, e forse anche non voleva, considerare la causa italiana come quella della indipendenza e della unità di una nazione, bensì come causa della libertà dei molti Stati italiani. La frase che accennava appunto alla diversità degli Stati in Italia non poteva tornare gradita al di qua delle Alpi e il Manzoni, antico e tenace credente nella unità, fu pregato diessere l’interprete del sentimento di tutti. E Manzoni invia a Lamartine una lettera in cui sostienel’indivisibilità dell’Italia, auspicandone l’unità: “Dans votre réponse aux députés de l’Associationnationale italienne, je trouve ces mots: Vous allez sans doute les rejoindre et les fortifier de votre concours dans cette oeuvre pacifique, et déjà accomplie, je l’espère, des constitutions nouvelles de toute nature que la diversité des Etats de l’Italie fait surgir des besoins, des intérêts, des formes de ses différens gouvernemens. Helas! Cette Italie que vous aimez et dont vous êtes aimé, comme il doitarriver entre un homme éminent et une nation, n’avez vous pas senti, grand e bon Lamartine, qu’il n’y avait pas de mots plus durs à lui jeter, que celui de diversité, et que ce mot, prononcé par vous
comme un mot d’avenir, résume pour elle un long passé de malheur et d’abaissement? Mais cette diversité n’a pas pour cause les besoins, les intérêts de ceux qu’on appelait les peuples de l’Italie, caril n’y a pas plus de différence entre l’homme des Alpes et celui de Palerme, qu’entre l’homme des bordes du Rhin et celui des Pyrénées. Adieu, cher poète, car vous avez ici parmi la foule des personnes qui pensent à vous, un vieux ami, un chrétien qui, incapable de par nature de se mêler activement aux grandes affaires de ce monde, a plus de temps pour implorer l’assistance de Dieu sur ceux qui en sontchargés”. L’astro di Lamartine comincia ad appannarsi dopo la rivoluzione del 1830 e la sua operasi avvia sulla strada di un materialismo evidente in Chute d’un ange e nei Girondins dove si spinge a divinizzare la rivoluzione passata. Non sappiamo quale fosse il giudizio di Manzoni nei confronti diquesta svolta nella produzione letteraria dell’amico francese, ma certo non l’avrà condivisa,considerando i principi etici e religiosi ai quali aveva sempre improntato il suo impegno poetico e letterario. Cesare Cantù, scrittore e romanziere italiano amico del Manzoni, scrive nelle sue“Reminiscenze” di avere incontrato nel 1867 a Parigi in place Vendôme il Lamartine. “Il poeta che avevo tanti anni prima veduto sfavillante di gioventù e di gloria camminava stentatamente al bracciod’una nipote, allora dimenticato e oltraggiato da quella Francia di cui un giorno aveva avuto in mano le sorti”. Lamartine diede al Cantù un biglietto da consegnare al Manzoni, in cui era scritto: “Si M. Manzoni se souvient de Florence et de moi, portez lui un souvenir qui est toujours un hommage quand il va à un homme tel que lui”. Manzoni aveva contratto con Lamartine quella confidenza che è facile fra letterati, senza però un attaccamento particolare. Le figlie di Manzoni, invece, avevano intrecciato una affettuosa amicizia con Julie, la figlia di Lamartine, e quando essa morì e suo padre la compianse in una affettuosa canzone, Manzoni fu richiesto dalle figlie di tradurre in italiano la poesia di Lamartine scritta in memoria di Julie. Manzoni ebbe sempre un rapporto privilegiato con la Francia,che considerava la sua patria d’adozione e di cui parlava e scriveva perfettamente la lingua. Dopo ilmatrimonio aveva pensato perfino di trasferirsi a Parigi, dove contava molti amici nell’ambito della più eletta intelligenza del tempo. La Francia era la patria dell’Illuminismo, di Montesquieu e di Voltaire, di Diderot e D’Alembert, e nel giovane Manzoni, nipote di un altro importante
rappresentante dell’Illuminismo italiano, Cesare Beccaria, le istanze di questo movimento destinato a modificare la visione del mondo nei campi dell’economia, della politica, della speculazioneintellettuale, ebbero una forte ripercussione. Un grande ascendente esercitò poi su di lui Claude Fauriel, lo scrittore di Saint-Etienne maggiore di tredici anni di Manzoni, grande studioso di lingue e letterature antiche e medievali. Legato agli ingegni più brillanti del suo tempo, come Madame de Staël, ispirò nel Manzoni un forte interesse per gli studi sulla Rivoluzione francese. La formazione culturale del Manzoni deve dunque molto alla Francia, al pensiero dei suoi uomini di lettere, aiprincipi di libertà che la rivoluzione del 1789 diffuse nell’Europa intera. Il sentimento che nutriva nei confronti della Francia possiamo rilevarlo da un passo di una sua lettera diretta a un corrispondentefrancese: “Cette France que l’on ne peut voir sans éprouver une affection qui ressemble à l’amour dela patrie, et que l’on ne peut quitter sans qu’au souvenir de l’avoir habitée il ne se mêle quelque chose de mélancolique et de profond qui tient des impressions de l’exil!” In Alphonse de Lamartine il Manzoni vedeva un altro di quegli uomini che avevano lottato per la libertà, un grande scrittore e un grande poeta, e un affascinante oratore. Come è noto, il Manzoni non amava parlare in pubblico, anche perché afflitto da una fastidiosa balbuzie. Quando gli fu offerta da un deputato ligure la candidatura in un collegio di Torino, nel 1848, Manzoni così gli rispondeva: “Il parlare stesso è per me una difficoltà insuperabile. L’uomo di cui Ella ha voluto fare un deputato balbetta, non solo conla mente in senso traslato, ma nel senso proprio e fisico, a segno che non potrebbe tentar di parlaresenza mettere a cimento la gravità di qualunque adunanza”. Provava quindi ammirazione per chi, come Lamartine, aveva una straordinaria facilità di parola. Manzoni apprezzava in Lamartine l’uomo d’azione, il tribuno, il decisionista, tutte qualità che egli sapeva bene di non possedere. Una famosa poesia di Lamartine ha per titolo “Le lac” e come non osservare che il lago è anche lo sfondoceleberrimo di tutta la vicenda dei Promessi Sposi, fin dall’inizio del romanzo, che si apre con quelladolcissima descrizione del paesaggio di Lecco, una prosa che è armoniosa poesia anche nellatraduzione francese: “Ce bras du lac de Como qui se dirige vers le midi entre deux chaînes non interrompues de montagnes, et coule tout entier, selon qu’elles s’en approchent ou qu’elles s’en
écartent, en baies et en golfes, vient enfin à se resserrer tout à coup et à prendre le cours et l’apparence d’un fleuve entre un promontoir à droite et une large rivière de l’autre côté”. Parole cui fanno riscontro quelle poetiche di Lamartine: “Tu mugissais ainsi sous ces roches profondes / Ainsi tu te brisais sur leurs flancs déchirés, / Ainsi le vent jetais l’écume de tes ondes / Sur ses pieds adorés”. Ma ancora più sorprendenti sono le analogie fra il brano di Manzoni e un altro di Lamartine in cui descrive ilpaesaggio del suo luogo natale: “La contrée où je suis né, bien qu’elle soit voisine du cours de la Saône où se réfléchissent d’un côté les Alpes lointaines, de l’autre des villes opulentes et les plusriants villages de France, est aride et triste (...). Des petits villages s’élèvent ça e là aux pieds ou sur les flancs rapides de ces collines”. Cogliamo nei due brani lo stesso ritmo, la stessa musicalità, la stessa capacità di rendere la suggestione del paesaggio. Due grandi uomini, due spiriti eletti Alphonse de Lamartine e Alessandro Manzoni; essi rappresentano un legame che unisce nel segno della cultura,dell’impegno politico e sociale, due città affratellate da un gemellaggio fecondo e improntato all’amicizia fra i popoli; l’Europa unita è stato lo scopo primo di tutti coloro che, all’indomani delsecondo conflitto mondiale, avevano pensato di avvicinare fra loro i popoli del vecchio continente, di fare incontrare i giovani al fine di superare le incomprensioni, i pregiudizi, gli steccati ormai anacronistici. Lecco e Mâcon hanno corrisposto compiutamente a questo impegno ed è molto bello che tutto ciò sia avvenuto anche nel segno di due eminenti personaggi che hanno onorato le lettere francesi e italiane, due poeti la cui eredità spirituale le città di Lecco e di Mâcon hanno saputo conservare come un dono prezioso per trasmetterlo alle generazioni future.
Gianfranco Scotti 

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