2019-01-04

“SHIVA’S LINGAM – Viaggio attraverso la parete Nord-Est” di Enrico Rosso con brani dal diario di Fabrizio Manoni

128 pagine – copertina con 2 ante – fotografie a colori e in b/n – 
formato cm. 23x15,5 – Euro 19,90. – 
Collana “I Rampicanti” – Edizioni Versante Sud




Era appena cominciata l’estate del 1986, quando tre giovani alpinisti piemontesi raggiungevano la vetta della granitica piramide dello Shivling, una delle montagne himalayane del Garhwal più prestigiose, arrampicando in pure stile alpino e realizzando la prima ascensione assoluta della sua parete Nordest.
Si trattava senza dubbio di un’impresa storica, che ha richiesto 8 gironi di ascensione, tuttavia come una di quelle che in gran parte vengono purtroppo dimenticate. Nemmeno possiamo sapere, ad oltre trent’anni di distanza, quale fu la risonanza di questo rilevante successo. Per il protagonista, se così si può chiamare l’autore del volume che, dei tre, era stato l’ideatore e l’organizzatore della spedizione, era stata questa anche la sua prima esperienza sulle montagne himalayane. L’importanza dello Shivling, dove la cima raggiunge appena i 6543m in altezza, solo apparentemente poteva venire oscurata dall’imponenza dei relativamente vicini 8000: questa montagna, a detta di Reinhold Messner, nel marzo del 1987, appartiene infatti a quella categoria di vette non altissime, ma dalle forme affascinanti, sulle quali nel futuro si sarebbe sviluppata la corsa alle vette. Questo solo per specificare il non indifferente rilievo di un progetto, che per di più veniva affrontato tenendo doversosamente conto dell’inadeguatezza relativa all’abbigliamento e alle attrezzature tecniche di quegli anni. 
Se l’autore di questo libro solo ora ha deciso di raccontare una storia tanto lontana, preferendola ad altre più recenti avventure da lui vissute su tante differenti montagne di ogni continente, dobbiamo attribuirle il significato di un’esperienza che più di ogni altra gli si è scolpita nel cuore. 
E comprenderemo che difficilmente sarebbe potuto essere diversamente, dopo aver seguito passo passo il lento avanzare della cordata dei tre alpinisti su un percorso micidiale, dove ripetutamente si sono trovati a subire situazioni di estrema sofferenza, ma ad incontrare da vicino la disperata eventualità di non riuscire a cavarsela per niente. 
Viene spontaneo sentirsi coinvolti nelle emozioni che li accompagnano ininterrottamente nella loro faticosa e dolorante arrampicata, seguendola nelle pagine dove spesso vengono introdotti due diversi diari e attraverso le splendide e impressionanti fotografie, che entrano a far parte integrante di un volume che, come scrive Enrico Camanni nella bella prefazione, deve far riflettere sul nostro tempo e sulla crisi dell’avventura, o sulla sua banalizzazione. 

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