2019-01-12

Il mercato della politica nel lecchese

Enrico Magni

C’è stato il passaggio dell’anno dal vecchio al nuovo e come per incanto o forse per questo inverno solivo si sono fatti vivi alcuni amministratori della zona per dire alcune cose sulle future elezioni amministrative di quest’anno e tra diciotto mesi. 

Sono cinquantuno i comuni che andranno al voto per il ricambio amministrativo del territorio: meratese, casatese, oggionese, lecchese, lago e valsassinese. Gli schieramenti in uscita sono di tre tipologie: centrosinistra, centrodestra e civismo.  
Per quello che si può percepire del mercato della politica: centrosinistra, centrodestra,  civismo e  movimenti vari è asettico, cioè incapaci di suscitare emozioni. Ci sono delle autocandidature, delle riproposte e poco più. Anche nei comuni più rilevanti come quello di Merate, Casatenovo, il primo del centrodestra, il secondo più di centrosinistra,  c’è la sensazione di stanchezza, di stagnazione; quello che colpisce è la mancanza di nuove proposte in entrambi gli schieramenti. 
Il Movimento Cinque Stelle che avrebbe la possibilità di cavalcare il vuoto, la prateria lasciata libera dalle parti storiche, è completamente assente e catturato solo dall’incanto dell’attuale governo giallo-verde.
Il Pd, che è il partito di riferimento del centrosinistra, è bloccato; fatica a coinvolgere i vari settori della società; è piegato su di sé e continua a essere autoreferenziale; è immobile e non si  riconnette con il sistema sociale articolato; è paralizzato e senza strategia e contenuti. E’ alla ricerca di un fantomatico candidato sindaco o di un'ipotetica lista civica: il civismo, così com’è stato, ormai è finito.
Le liste civiche che si presentano come forme alternative ai “partiti o movimenti” esistenti sono fuori strada. Il concetto di civismo come forma aggregativa in alternativa dei partiti è finita: non esistono più partiti strutturati e organizzati sui singoli territori. Esistono delle personalità di riferimento dei singoli marchi ma non ci sono più luoghi di elaborazione politica. 
Le poche sedi della Lega e del Pd sono frequentate ormai dai soliti noti e sono diventate dei luoghi di incontro tra amici. Dietro ai referenti c’è di fatto il poco. La dimostrazione tangibile è l’assenza di iniziative di piazza, di incontri pubblici aperti su temi specifici. Tutto ciò che si produce è un prodotto autosufficiente, chiuso. In una società multipla e composta di molteplici frammenti è indispensabile trovare modi per costruire relazioni tra queste pluralità. 
Il civismo nei piccoli comuni se si offre come alternativo al partito nel segno della parola d’ordine Buon Senso è fallimentare. Non basta la buona volontà, il buon senso, l’essere disponibile. In una società complessa e multipla servono contenuti specifici che aggreghino un insieme di soggetti selezionati in grado di proporsi come squadra. 
Il Centro si continua a proporre come una forza moderata. E’ un concetto in sé vuoto e si fatica a collocarlo se non, in questo territorio, come un liberalismo weberiano in salsa comunione e liberazione: questo movimento per anni è stato attrattore; attualmente è residuale, conservativo e poco vendibile nell’attuale mercato informe della politica.
In questa fase, nei rappresentanti locali della Lega prevale il convincimento che la politica governativa svolgerà una funzione di consenso sul territorio. Anche in casa Lega è difficile scovare, trovare volti nuovi. I riferimenti politici sul territorio sono sostanzialmente gli stessi da anni. 
Il mercato della politica sta offrendo pochi prodotti. Non è solo una questione di comunicazione mediatica o di network. La segmentazione, la frammentazione, la pluralità, la complessità delle individualità va oltre la dimensione dei processi identitari di un movimento o di un partito.   

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