2018-12-06

Padre Marazzi da Hong Kong: “La vita del missionario è uno scambio di doni”


di Claudio Bottagisi
“Gli anni della nostra vita sono settanta, ottanta per i più robusti (Salmo 90,10). Rispetto a noi, quando l’autore del salmo scriveva queste parole, la durata media della vita era molto più bassa. Adesso le cose non stanno più così e io sono potuto arrivare ai 90 anni. Ringrazio Dio del dono della vita, ringrazio i miei genitori che mi hanno messo al mondo. Rimasto presto orfano del papà, sono grato alla mamma e ai miei fratelli e sorelle che hanno reso felice la mia fanciullezza”.

Inizia così la lettera che come ogni anno, nell’avvicinarsi delle festività natalizie, padre Mario Marazzi indirizza agli amici della “sua” terra lariana.
“L’elenco delle persone da ricordare con gratitudine sarebbe lungo - scrive da Hong Kong il missionario mandellese - Penso a chi mi ha procurato un buon posto di lavoro nella propria azienda quando ero adolescente, penso ai giovani di Azione cattolica con i quali ho passato anni belli, agli educatori (laici e preti) che mi hanno aiutato a crescere, ai compagni di seminario con cui ho condiviso il cammino di formazione in vista di essere prete e missionario”.

Padre Marazzi ricorda poi che all’età di 32 anni (era l’ottobre 1960) arrivò a Hong Kong in nave. Entrato nel porto, con i compagni di viaggio rimase sul ponte a godere lo spettacolo di una città unica, che sarebbe stata per tanti anni la sua patria di adozione.
“I primi due anni - osserva il missionario - furono dedicati allo studio delle lingue, il cinese e l’inglese. Imparare l’inglese non è così difficile, ma l’apprendimento del cinese impegna non poco. Sono stato sostenuto dalla pazienza della gente. Penso ai ragazzi che frequentavano la nostra casa e ci correggevano con spontaneità, senza timore di offendere. Penso a una maestra, ora in pensione, che mi ha aiutato per anni e che ancora oggi non mi fa mancare la sua assistenza”.
E ancora: “Anche l’elenco delle persone di Hong Kong che mi hanno accompagnato in questi anni sarebbe lungo. Ho ricevuto esempi di bontà e generosità in tanti momenti. Ringrazio i vescovi, i preti, le suore e tante persone che mi hanno accettato con i miei difetti e limiti e mi hanno aiutato a superare le difficoltà”.
Padre Mario ricorda nella sua missiva anche il periodo trascorso a Guangzhou, come volontario al servizio dei disabili mentali assistiti da Huiling.
“Sono andato in Cina con il desiderio di fare qualcosa per i disabili - dice al riguardo - ma quello che ho ricevuto è stato molto di più di ciò che ho dato. Ho imparato che vivere in una casa-famiglia insieme a persone disabili rende possibile una comunione di vita tra i cosiddetti “normali” e quelli considerati “anormali”. Come missionario sono venuto a Hong Kong per far conoscere ai non cristiani il vangelo di Gesù. Ho scoperto subito che qui la Chiesa era già missionaria, che tanti laici guidati dai loro preti erano impegnati ad annunciare la “buona notizia” a quelli di fuori. Io non ho fatto che mettermi con loro e dare un piccolo contributo, inserito in una grande e affascinante storia”.
Poi altre considerazioni: “Ho lasciato la mia terra con il desiderio di venire ad annunciare a parole e a testimoniare con la vita un dono che anch’io ho avuto: la fede in Gesù salvatore. Mi rendo conto che stando qui ho ricevuto molto. Ho imparato a stimare una cultura molto antica, a vedere il positivo in persone che vivono in modo diverso da come sono stato educato. Attraverso il dialogo con cristiani di altre tradizioni religiose ho apprezzato le ricchezze di altre Chiese. In altre parole, ho imparato che la vita di un missionario è uno scambio di doni”.

Quindi un accenno al Pime, il Pontificio istituto missioni estere che l’ha accompagnato nella sua vita di missionario e che ora lo accoglie in un luogo confortevole. “Abito alla Pime house con alcuni confratelli - spiega infatti padre Marazzi - La maggioranza dei nostri missionari vive fuori, nelle parrocchie e negli altri posti di lavoro. Alla Pime house ci ritroviamo assieme per incontri conviviali, di studio o di preghiera. Fuori io ci vado per celebrare l’eucaristia domenicale in qualche parrocchia o per altri impegni, ma passo molto tempo in casa dove mi occupo della biblioteca e di altri piccoli servizi alla comunità. Rispetto a prima ho più tempo libero: oltre la Bibbia posso leggere qualche libro o rivista e tenermi in corrispondenza con gli amici. Mi siete presenti, ora che posso pregare di più”.
Infine un appello: “Nella preghiera vi chiedo di ricordarvi della Chiesa di Cina. Il recente accordo tra la Santa Sede e il governo di Pechino è positivo ed è un primo passo. Purtroppo le autorità cinesi stanno limitando fortemente la libertà della pratica religiosa. Speriamo che la situazione migliori. I cattolici cinesi soffrono da tempo e meritano rispetto. Offriamo loro appoggio, incoraggiamento e stima per le difficoltà che devono affrontare nel vivere la fede”.

E con gli auguri per il Natale e il nuovo anno un ultimo auspicio: “Il Signore ci aiuti a dare il nostro piccolo contributo alla costruzione della civiltà dell’amore”.

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