2018-11-05

Venticinque anni fa moriva monsignor Clemente Gaddi, “un grande vescovo”

Era originario di Somana di Mandello, dov’era solito tornare in occasione di particolari circostanze ma soprattutto ogni estate per un periodo di riposo

di Claudio Bottagisi
Di lui, nelle note biografiche si legge che “fu ritenuto un grande vescovo, che puntò la sua azione pastorale sulla predicazione, sull’evangelizzazione e sulla formazione del clero”. E ancora, che durante gli anni di episcopato orobico “pare che il suo nome fosse stato accostato a incarichi ben superiori a quelli ricoperti, giungendo persino a vedere in lui il nuovo patriarca di Venezia soprattutto nel settembre 1969, alla morte improvvisa del cardinale Giovanni Urbani, al posto del quale venne poi nominato Albino Luciani, futuro papa Giovanni Paolo I”.

Il riferimento è a monsignor Clemente Gaddi, originario di Somana di Mandello, dove era solito tornare in occasione di particolari circostanze ma soprattutto ogni estate per concedersi un periodo di riposo e “respirare un po’ di aria buona”.
Sono passati 25 anni dalla sua morte. Era infatti il 7 novembre 1993, una domenica, quando il vescovo emerito di Bergamo lasciò la vita terrena. Classe 1901, fu a capo della Chiesa orobica dal ‘63 al ‘77.

Nel novembre 2013, nel ventennale della scomparsa, la “sua” gente di Somana lo ricordò con una cerimonia religiosa presieduta da monsignor Tarcisio Ferrari, per lunghi anni suo segretario. Accanto a lui l’allora parroco della frazione, don Massimo Rossi, ora parroco a Moltrasio.
All’omelìa monsignor Ferrari si era soffermato sulla figura del vescovo Gaddi. “E’ nota a tutti, specie qui a Somana, quella che fu la sua spiccata personalità - ebbe a dire - così com’è risaputo che lui non era una persona come tante altre. Già, non era una persona normale, nel senso più positivo dell’aggettivo. Io me ne accorsi subito al primo incontro quando mi avvicinò e mi disse: “Vorrei che tu diventassi mio collaboratore. Pensaci”. Io ero molto dubbioso, anche perché stavo bene nell’oratorio in cui mi trovavo e non mi ritenevo adatto a ricoprire quell’incarico”.
“Qualche giorno dopo glielo comunicai - aggiunse il sacerdote - e lui mi tranquillizzò. “Non preoccuparti”, mi disse. E continuò: “Non sei tu a dover dire se sarai o meno all’altezza del compito che voglio affidarti”. Così accettai e da quel momento rimasi al suo fianco per 14 anni”.
Monsignor Ferrari ricordò anche che quando il vescovo Gaddi radunò i sacerdoti della diocesi avendo notato un certo smarrimento nella Chiesa, fu proprio lui a incoraggiare i “suoi” preti a non perdersi d’animo.
Don Tarcisio proseguì così la sua omelìa: “Un giorno stava parlando delle persone che posseggono un determinato carisma e, rifacendosi alla parabola dei talenti, mi chiese quale differenza ci fosse tra una persona ignorante e una intelligente. “La differenza è che la persona intelligente”, mi disse lui, “se vuole può anche fare l’ignorante, ma un ignorante non potrà mai essere intelligente”. Tutto questo per dirmi che ognuno deve conoscersi e accettarsi così com’è”.
Monsignor Ferrari ricordò quindi che “il vescovo Clemente conservò sempre un ricordo vivissimo dei luoghi in cui si trovò a esercitare il suo ministero” e invitò a sua volta i fedeli di Somana a non staccarsi mai dal loro passato, sottolineando come il modo più bello per ricordare le persone care che ci hanno lasciato sia mettere in pratica i loro insegnamenti.

Monsignor Clemente Gaddi, che fu anche vescovo in Sicilia e al quale anni fa venne intitolata la piazza di Somana, riposa nella cripta della Cattedrale di Bergamo.

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