2018-11-26

Pd, 18 novembre, voto

Enrico Magni - Dopo una settimana dal voto del 18 novembre, per il rinnovo della segreteria Provinciale del Pd, quella della città di Lecco e degli altri Circoli, a parte una descrizione generale dei risultati, c’è un mutismo assordante. Tutto è dato per scontato, per ovvio, eppure le votazioni hanno ridefinito, per quello che conta, la mappa di questo partito in provincia di Lecco.

Il sintomo, del mal di pancia del Pd a Lecco, era evidente con la spallata e il nuovo assetto della Giunta di Lecco fatta da Virginio Brivio. Il resto è una conseguenza.
La fusione a freddo del Pd sta manifestando, anche nel territorio lecchese, la frantumazione molecolare, generando  un processo regressivo compositivo delle aree territoriali e politiche.
Sul piano provinciale si riconferma il conflitto storico tra la città di Lecco con la Brianza. Il dato nuovo, però, di quest’atavico scontro, è che il casatese e l’oggionese si sono alleati staccandosi dal meratese. 
Il meratese è sempre stato un punto di sollecitazione, di stimolo nei confronti di Lecco. La zona del casatese è sempre stata più conservatrice, staccata, autonoma, una costola di Merate. 
Le segreterie provinciali post PCI a Lecco (PDS, DS, PD) sono stati caratterizzati da segretari del meratese, a parte l’anomalia cuscinetto del Calolziese. E’ la prima volta che il casatese sbarca a Lecco, questo è stato possibile grazie all’alleanza con l’oggionese, che comprende anche Valmadrera. 
Lecco, a parte il segretario uscente, da anni continua a soffrire nel promuovere e sostenere nuove personalità, non solo alla guida della città, ma anche negli altri organismi sociali di rappresentanza. Per il Pd di Lecco, una causa sostanziale è la diminuzione degli iscritti, bassissima. Sui 216 iscritti pare che siano andati a votare 160. Non sono stati nemmeno capaci di spingere i pochi a votare, per modificare il risultato, bastavano quei voti. E’ il segno del distacco, dell’incomunicabilità politica e sociale. La Brianza tende a trovare compromessi e alleanze.
Con uno sguardo più sociopolitico, seguendo la logica della frammentazione, dello scontro tra centro e periferia, a Lecco è successo quello che si è verificato il 4 marzo. La città, a parte qualche membro, è più Ds, è più spostato sull’asse di sinistra, quello del casatese e associati, sempre con i vari distinguo, è più spostata sul centro, Partito Popolare (non Margherita). 
Si potrà dire che è una lettura pregiudiziale. Si dica, si dimostri nella sostanza che non è così. E’ facile sostenere questa tesi, basta leggere le storie politiche dei membri eletti, poi, saranno tutti indiscutibilmente Pd. 
L’altro elemento, che stupisce negativamente, è il fattore generazionale degli eletti nei vari organismi. E’ un dato non trascurabile.  La media dell’età tende a stare sopra i sessant’anni. E’ un dato che evidenzia l’incapacità rigenerativa del partito.  Non sfugge che il segretario di Lecco batte sulle spalle settantotto anni, è il primo segretario della storia a Lecco più anziano (lunga vita e buon lavoro) e gli altri ? 
Per finire, in modo un po’ ironico, in chiave analitica, ma non troppo, inonni hanno ripreso in mano il comando della città e della provincia. Laio e Medea vincono su Edipo, su Giasone (Sofocle, Edipo re). 
Il nipotino di Firenze, tanto amato, è ucciso simbolicamente dai nonni.  E’ la dimostrazione sociale e politica del principio di Archimede: “ ogni corpo… riceve una spinta verticale dal basso verso l'alto, uguale per intensità al peso del volume del fluido spostato”. 
Le votazioni all’interno del Pd locale, provinciale di domenica 18 novembre sono l’espressione di un voto di resistenza, di sussistenza. Da questo risultato non è scaturita una rappresentanza nuova e innovativa: poche sono le facce fresche, non basta la buona volontà dei nonni. 
Chi guarda dall’esterno resta stupefatto per la conservazione e il rischio di stagnazione politica. Così non va. La fusione a freddo sta bollendo, il coperchio sta scoppiando. 

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