2018-10-29

L’esatta paternità delle acque che lambiscono il ponte vecchio di Lecco

Sul finire del 2004 nella sala consiliare di Lecco lo scrittore Angelo Aristide Milani aveva presentato il poemetto “Stu punt de Lècch benedètt”


di Claudio Redaelli
Sul finire del 2004 nella sala consiliare del municipio di Lecco Angelo Aristide Milani aveva presentato Stu punt de Lècch benedètt, poemetto in lecchese di 900 versi decasillabi e un susseguirsi di suggestioni poetiche e di riferimenti storici attorno al manufatto che ha segnato l’estremo meridionale del Lario, ossia il ponte visconteo di Lecco, o ponte vecchio.
La prefazione era del giornalista Angelo Sala,  scelta non casuale considerato che questi era autore del libro I ragazzi del Porto in cui il ponte visconteo ha un ruolo non secondario.
Vi si leggeva che Milani ha ridato al ponte visconteo, carico di anni e di storia, il sapore della poesia. “E così il ponte vecchio - scriveva Sala - torna in tutta la sua importanza come quello che, per secoli, ha più fortemente segnato il vissuto comunitario e l’immaginario collettivo. Pensiamo a Renzo appena sbarcato in terra di San Marco…”.
“Milani - aggiungeva Sala - non evoca solo reminiscenze manzoniane. Tra i tanti episodi e personaggi legati al ponte cita anche Leonardo da Vinci. E questo ci fa pensare che valersi di un ponte, come in questo caso, per superare un fiume porta con sé l’idea di “sorvolare”, cioè quasi di volare da una sponda all’altra. Credo non sia un caso che il ponte possa aver intrigato il pensatore delle macchine volanti…”.
Ora va detto che, confortato dal motto “Dare a Cesare quel che è di Cesare” e spinto dall’amore viscerale che soltanto un autentico laghée può nutrire, Aristide Angelo Milani è riuscito a garantire al panorama del ramo di Lecco del Lago di Como la paternità del ponte visconteo.
E lo stesso autore aggiunge di sentirsi in dovere di affermare che un ponte sul lago può essere messo a confronto con un diadema al collo di una magnifica creatura.
L’originale ricerca è scaturita dall’insofferenza per la mancanza di scritti sistematici su questo vecchio manufatto, esistendo soltanto un opuscolo  e un poemetto a cura dell’ingegner Pietro Pensa e dello stesso Milani.
Ma che ancor più ha urtato la sensibilità del poeta è stato l’errore riscontrato attraverso le recensioni di alcuni giornalisti e negli scritti di taluni studiosi di storia locale di attribuire la paternità non solo di questo ponte ma anche del ponte Kennedy al fiume Adda anziché al Lago di Como.
Un fiore all’occhiello, dunque, suggellato da un gesto non semplicemente di equità ma di amore per la propria terra. Soprattutto per il fatto che di laghi con ponte, prescindendo da quello pedonale ligneo del lago di Lucerna e probabilmente da alcuni altri della penisola scandinava, in Europa esiste solo questo pons noster.
Di grande interesse è altresì il rilievo planoaltimetrico riguardante lo sbocco del Lago di Como nell’area compresa tra il ponte Kennedy e il ponte Visconte, eseguito in data 6 novembre 2004 tra le ore 11 e le 15, così come i valori rappresentati in una mappa e rilevati dal geometra Franco Rota con teodolite di tipo a stazione totale a raggi infrarossi, prendendo come riferimento lo zero idrometrico che alle ore 12 all’idrografometro della rocca di Malgrate raggiungeva la quota di + 67,50 centimetri contro i + 79,00 centimetri registrati all’idrografometro del fortilizio di Lecco.
Per quanto riguarda la pendenza riscontrata, si evidenzia che lo scarto tra le due quote a monte e a valle del bacino esaminato, della lunghezza di 417 metri, è di 3,50 centimetri, tolleranza così esigua da permettere di conferire a quella stessa sezione la paternità al Lago di Como anziché al fiume Adda.
Da tutto ciò si deduce quindi che il bacino individuato dall’area compresa tra i due ponti è da ritenersi una propaggine di lago.



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