2018-09-24

Una priorità, garantire collegamenti efficienti. E sicuri

Siamo, per dirla con le parole del presidente di Confindustria Lecco e Sondrio, Lorenzo Riva, in una situazione da Medioevo, con infrastrutture in condizioni semplicemente inaccettabili

di Claudio Redaelli
Per la ricostruzione del ponte Morandi crollato la vigilia di Ferragosto a Genova ora già si parla di tempi più lunghi rispetto a quelli inizialmente prospettati.
Da quel 14 agosto ad oggi, in effetti, ben pochi passi sono stati fatti e le promesse dei rappresentanti delle istituzioni (da quelle regionali a quelle nazionali) pare molto difficile, se non impossibile, che possano essere mantenute.

La triste storia del cavalcavia di Annone Brianza sulla Lecco-Milano, crollato due anni fa (era l’ottobre 2016), è nota a tutti, così come la recente chiusura dello storico ponte di Paderno d’Adda che ha già causato notevoli disagi alla viabilità e in particolare gravi danni a non poche aziende delle tre province di Lecco, Como e Bergamo, senza dimenticare le ripercussioni che il provvedimento ha avuto (e avrà) anche per il tessuto economico della provincia di Monza Brianza.

Siamo messi insomma decisamente male, perché negarlo? Siamo, per dirla con le parole del presidente di Confindustria Lecco e Sondrio, Lorenzo Riva, in una situazione da Medioevo, con infrastrutture in condizioni inaccettabili e con le istituzioni chiamate a capire che la priorità deve essere quella di garantire collegamenti efficienti e sicuri.
Dopo la chiusura del ponte di Paderno, destinato a essere off-limits per i veicoli forse per un paio d’anni, il traffico che si è riversato su altri fronti viabilistici si è fatto sentire in termini di tempi di percorrenza, com’era inevitabile fosse.
“E’ una situazione problematica - ha detto senza mezzi termini il numero uno di Confindustria - anche perché le aziende devono essere competitive e queste nostre infrastrutture non consentono loro di tenere il passo della concorrenza, in un periodo di per sé già delicato e difficile”.

Governo, Regione Lombardia, Province e Comuni, sempre a giudizio dei vertici dell’associazione imprenditoriale di categoria, devono smettere di rimpallarsi le responsabilità e agire, una volta per tutte. Ritardi pesanti, del resto, vuol dire per le nostre imprese maggiori costi e, di riflesso, perdita di commesse e di competitività.
Una situazione, lo ribadiamo, non più accettabile, per di più con la spada di Damocle del ponte di Brivio, che se dovesse andare a sua volta in difficoltà tra vibrazioni, mezzi in coda e aumentato volume del traffico proprio in conseguenza della chiusura del ponte di Paderno, manderebbe in crisi in particolare le numerose aziende che operano nell’area compresa tra il Meratese e la Bergamasca.
No, il quadro non è per nulla confortante. E tornando al ponte San Michele di Paderno piace ricordare che di questa infrastruttura si occupò l’ingegner Pietro Pensa nel secondo volume pubblicato dalla Cbrs Editrice e dedicato all’Adda, il nostro fiume, opera di appassionante interesse in cui veniva rimarcato come in una sorta di abbraccio tra acqua e terra vi fosse il senso del nostro carattere e della nostra storia. Di quella stessa storia che riviveva proprio in quella colta opera che Pensa volle scrivere per dimostrare che la straordinaria economia, strettamente legata all’Adda, poteva non stravolgere le caratteristiche paesaggistiche e ambientali, senza per questo rinunciare a soddisfare le esigenze della moderna civiltà.

Ebbene, il ponte di Paderno era raffigurato proprio nell’immagine di copertina di quel volume e oggi - a distanza di oltre cinque lustri dalla pubblicazione dell’opera, datata 1992 - quello scatto torna d’attualità. E invita a sua volta alla riflessione.

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