2018-09-06

Osservatorio congiunturale, scenario positivo ma la crescita rallenta

Il presidente di Confindustria Lecco e Sondrio, Lorenzo Riva: “Le preoccupazioni nel mondo produttivo non mancano e i primi provvedimenti del Governo Conte non sono stati certo a favore delle imprese”

Uno scenario generalmente positivo, anche se il ritmo di crescita è inferiore a quello registrato nel semestre precedente.
I dati dell’Osservatorio congiunturale relativo al primo semestre 2018, realizzato dai Centro Studi di Confindustria Lecco e Sondrio e da Unindustria Como, tracciano un quadro appunto con risultati positivi, anche se il ritmo di crescita è inferiore rispetto ai livelli della seconda metà del 2017.

Gli indicatori riguardanti domanda, attività produttiva e fatturato mostrano omogeneamente un incremento su entrambi gli orizzonti temporali di riferimento.
La variazione tendenziale, misurata attraverso il confronto con il semestre gennaio-giugno 2017, si attesta mediamente a +1,6%; sul fronte congiunturale, invece, il dato
medio per i tre indicatori risulta superiore e pari a +2,4%, mantenendosi però sotto le
previsioni formulate in occasione della precedente edizione dell’Osservatorio (+3,5%).
Le ipotesi sulla seconda metà del 2018 restano positive, con valori contenuti almeno per quanto riguarda la domanda e l’attività produttiva, entrambe previste al +1%, mentre per l’andamento del fatturato traspare una maggiore fiducia con aspettative di crescita al +2,3%.
L’analisi del tasso medio di utilizzo degli impianti di produzione da parte delle
imprese del campione durante il primo semestre rivela un impiego del 76%, dato di circa quattro punti inferiore a quanto esaminato nell’edizione dell’Osservatorio riferita al secondo semestre 2017 (79,7%).
Sono rilevabili differenze sia a livello dimensionale, dove le imprese con oltre 50 occupati mostrano un utilizzo della capacità produttiva (80,8%) superiore rispetto alle realtà più piccole (72%), sia esaminando i diversi settori, che rivelano un impiego decrescente partendo dalle produzioni metalmeccaniche (80,9%) a quelle tessili (75,1%), fino a quelle degli altri settori (72,5%) globalmente considerati.
La produzione non realizzata internamente ma affidata in outsourcing determina un’ulteriore quota di quattro punti percentuali e risulta legata prevalentemente a
subfornitori nazionali (3,7%), mentre il contributo dei rapporti con i soggetti operanti
oltre confine è residuale (0,3%).
L’esame dei giudizi riguardanti l’andamento del fatturato nei mesi finali del semestre, e in particolare nel periodo aprile-giugno, mostra un aumento dell’intensità degli scambi che riguarda sia il mercato interno sia le esportazioni.
Nel dettaglio, oltre quattro realtà su dieci (42,5%) comunicano un aumento delle vendite nel mercato domestico, mentre circa un terzo delle imprese (36,1%) indica una crescita dell’export.
La quota di fatturato generato oltre i confini nazionali risulta pari al 37,6% del totale, a conferma della forte propensione all’internazionalizzazione delle imprese dei tre territori.
I Paesi dell’Europa Occidentale (19,7%) rappresentano la principale meta di destinazione dell’export, assorbendo oltre la metà del fatturato oltre confine; sono tuttavia importanti le vendite dirette in Est Europa (3,5%), nei BRICS (3,1%), negli Stati Uniti (2,8%) e in Asia Occidentale (2,4%).
In tale quadro le imprese di medio-grandi dimensioni rivelano una maggior quota di
fatturato estero (52,6%) rispetto a quella realizzata dalle imprese fino a 50 occupati
(25%).
I costi sostenuti dalle aziende per l’approvvigionamento delle materie prime rivelano
una crescita nei primi sei mesi dell’anno, sia a livello congiunturale sia sul fronte
tendenziale, nell’ordine di circa tre punti percentuali. In media, l’incidenza dei costi delle materie prime sul totale dei costi aziendali si attesta a quota 39,1%, dato di circa due punti percentuali più elevato rispetto a quanto rilevato nella precedente edizione
dell’Osservatorio (37%).
I giudizi espressi riguardo i rapporti tra le imprese del campione e gli istituti di credito non delineano particolari situazioni di peggioramento delle criticità. Le indicazioni rilevate riguardano infatti la stabilità per otto imprese su dieci, mentre nel caso delle spese e delle commissioni applicate, oltre che della richiesta di tassi e garanzie, è riscontrabile un peggioramento nell’11,7% dei casi, a fronte di un miglioramento nel 5,2%.
Sul fronte occupazionale si registra stabilità dei livelli per circa i tre quarti (74,2%) delle realtà del campione, ma è al contempo rilevabile una prevalenza di giudizi di aumento della forza lavoro, indicata dal 17,5% delle imprese, rispetto ai giudizi di diminuzione, segnalati dal restante 8,3%.
“Il quadro dei dati del primo semestre è in linea generale buono ed è confermato dal
sentiment degli imprenditori - commenta il presidente di Confindustria Lecco e Sondrio, Lorenzo Riva - Tuttavia in questo periodo le preoccupazioni nel mondo produttivo non mancano: i primi provvedimenti del Governo non sono stati certo a favore delle imprese e i timori che si prosegua così sono innegabili. Ora attendiamo soprattutto la Legge di stabilità, che sarà un banco di prova. Noi speriamo che i nostri timori vengano fugati da provvedimenti dove l’impresa e le politiche per la crescita siano finalmente centrali”.
“Il presidente nazionale Boccia - aggiunge - ha più volte sottolineato, a questo proposito, la necessità di favorire l’assunzione dei giovani attraverso l’azzeramento dei carichi fiscali per i primi due o tre anni e di sperimentare la flat tax a partire dal mondo della produzione. La crescita si può avere solo incoraggiando gli investimenti privati e pubblici e non caricando le imprese di ulteriori oneri”.
“Un’altra ferita aperta, da sanare urgentemente, è quella delle infrastrutture. Un tema
sul quale insistiamo da anni - evidenzia il direttore generale di Confindustria Lecco e
Sondrio, Giulio Sirtori - e riportato all’attenzione di tutti, ancora una volta, da una
gravissima tragedia. Se questo nodo non verrà risolto in tempi brevi, l’Italia non potrà
che continuare a pagare un alto prezzo, in termini prima di tutto umani e poi anche da un punto di vista dell’andamento delle attività economiche, che hanno forzatamente
necessità di infrastrutture all’altezza per mantenersi competitive”.
La domanda per le imprese
La domanda per le imprese dei tre territori registra un incremento su entrambi gli
orizzonti temporali di riferimento. Sul versante congiunturale, gli ordini mostrano una variazione del +2,4%, positiva anche se al di sotto delle previsioni (+4%)  in occasione della precedente edizione dell’Osservatorio.
Il dato tendenziale, misurato attraverso il raffronto con il semestre gennaio-giugno 2017, si attesta invece a +1,7%. Le aspettative per la seconda metà del 2018 si confermano positive, con una variazione di un punto percentuale (1%).
Per oltre quattro imprese su dieci (42,5%), i prodotti realizzati risultano soggetti a
dinamiche stagionali.
Per le realtà di Lecco e Sondrio è rilevabile un quadro dai toni simili, con incrementi
sia sul fronte tendenziale (+2%) sia su quello congiunturale (+3,3%).
Nel caso delle previsioni sul secondo semestre dell’anno, le imprese indicano di
attendersi una variazione media del +1,3%.
L’attività produttiva
L’indicatore associato all’attività produttiva delle imprese lecchesi, sondriesi e
comasche risulta in linea con quanto esaminato per la domanda.
Si rilevano infatti andamenti in aumento, anche se con un ritmo più contenuto rispetto al semestre precedente.
Il dato tendenziale, misurato rispetto ai livelli del primo semestre 2017, si attesta a
+1,2%; il confronto congiunturale con il periodo luglio-dicembre dello scorso anno risulta invece pari a +2,5%, leggermente al di sotto delle previsioni espresse nella precedente edizione dell’indagine congiunturale, indicanti invece +3,1%.
Per la seconda metà dell’anno le imprese del campione prospettano un ulteriore aumento dell’attività del +1%.
La valutazione dell’utilizzo della capacità produttiva mostra un livello di impiego degli impianti pari al 76%, al di sotto di quanto esaminato per la seconda metà del 2017 (79,7%).
Permangono differenze del grado di utilizzo degli impianti sia a livello dimensionale, sia considerando i diversi settori produttivi. Le imprese oltre 50 occupati rivelano un impiego superiore (80,8%) a quello delle imprese di minori dimensioni (72,0%); nel caso dei settori merceologici, invece, le realtà metalmeccaniche (80,9%) mostrano mediamente un’attività più elevata rispetto a quelle tessili (75,1%) e a quelle degli altri settori (72,5%).
Il contributo della produzione non realizzata internamente, ma gestita attraverso il
ricorso alla subfornitura, è pari ad ulteriori 4 punti percentuali. Le imprese del campione utilizzano prevalentemente soggetti operanti entro i confini nazionali (3,7%) mentre in maniera residuale ricorrono a soggetti esteri (0,3%).
Lo scenario per le realtà di Lecco e Sondrio risulta sovrapponibile a quanto esaminato
congiuntamente.
L’attività produttiva mostra incrementi sia a livello tendenziale (+0,9% rispetto alla prima metà del 2017), sia sul versante congiunturale, dove si registra una variazione del +2,7%, dato che non disattende le previsioni formulate in occasione della precedente edizione dell’Osservatorio (+2,9%).
Il grado di utilizzo degli impianti produttivi risulta pari a 73,1%, al di sotto di circa 3
punti percentuali rispetto ai livelli del semestre luglio-dicembre 2017 (75,8%).
Sul versante previsionale le imprese del campione indicano di attendersi un incremento dell’attività al +0,8%.
Le materie prime
Sul versante dei costi associati all’approvvigionamento delle materie prime, le imprese dei tre territori non indicano particolari andamenti anomali durante i primi sei mesi del 2018. In media si registra una variazione del +3,5% rispetto ai listini del corrispondente semestre del 2017 e un incremento del 2,8% rispetto ai livelli di inizio anno.
Vi sono differenze rispetto alla dimensione: le aziende fino a 50 occupati hanno dovuto far fronte a incrementi di entità maggiore di quelle mediamente segnalate dalle imprese di maggiori dimensioni. Anche a livello settoriale sono riscontrabili differenziazioni, con realtà metalmeccaniche che hanno subìto rincari più marcati rispetto a quelli praticati alle imprese tessili e a quelle degli altri settori.
In media, l’incidenza delle materie prime sul totale dei costi risulta pari al 39,1%, dato di circa due punti percentuali al di sopra di quanto esaminato in occasione della precedente edizione dell’Osservatorio (37%).
Quanto indicato dalle imprese lecchesi e sondriesi conferma il quadro congiunto, sia
per quanto riguarda l’entità delle variazioni dei costi di approvvigionamento delle
commodities, sia in relazione all’incidenza dei costi delle materie prime sul totale dei
costi.
Il fatturato
Fra i tre indicatori esaminati, quello legato al fatturato mostra le performance migliori
per le realtà di Lecco, Sondrio e Como.
Nei primi sei mesi del 2018 si registrano andamenti in crescita moderata, come rilevato per domanda e attività produttiva, sia sul fronte tendenziale sia sul versante
congiunturale.
La variazione misurata rispetto ai primi sei mesi del 2017 si attesta a +1,8%, mentre il
confronto con i livelli della seconda metà dello scorso anno mostra un incremento del
+2,4%, al di sotto delle previsioni formulate in occasione della precedente edizione
dell’Osservatorio (+3,4%).
Le previsioni per il semestre luglio-dicembre 2018 confermano il quadro positivo
esaminato per la prima parte dell’anno, attestandosi a +2,3%.
La marcata propensione all’internazionalizzazione continua a rappresentare una leva
strategica per le imprese del campione che, in media, realizzano il 37,6% del fatturato al di fuori del territorio nazionale.
Il principale mercato di sbocco estero è rappresentato dall’Europa occidentale, dove è diretta oltre la metà dell’export (19,7%). Seguono per importanza le vendite dirette
verso l’Est Europa (3,5%), i BRICS (3,1%), gli Stati Uniti (2,8%), l’Asia Occidentale
(2,4%) e l’America Centro-Meridionale (1,9%); nelle restanti aree mondiali è realizzato il rimanente 4,4% del fatturato.
Come per altri indicatori, anche nel caso della struttura geografica del fatturato sono
riscontrabili differenze in base alla dimensione aziendale e al settore di attività.
Nel dettaglio, le imprese con oltre 50 addetti rivelano una più spinta apertura al
commercio estero, con oltre la metà del fatturato realizzato oltre i confini nazionali. Per le imprese di dimensioni più contenute le esportazioni rappresentano invece un quarto delle vendite totali.
Per quanto riguarda i settori merceologici, il fatturato estero raggiunge mediamente una quota del 43,3% nel caso delle realtà metalmeccaniche, il 38,2% nel caso delle imprese degli altri settori e il 28,6% considerando le realtà tessili.
L’esame dei giudizi relativi all’andamento delle vendite nei mesi finali del semestre, in particolare tra aprile e giugno 2018, traccia un quadro in miglioramento che risulta
coerente con le variazioni assunte dall’indicatore associato al fatturato e che riguarda sia gli scambi nazionali sia l’export.
In particolare, per le imprese del campione si registra in Italia una crescita del fatturato nel 42,5% dei casi, stabilità nel 41,4% e diminuzione nel restante 16,1%.
Il fatturato estero è invece giudicato stabile nel 49,1% dei casi, in aumento nel 36,1% e in diminuzione per il restante 14,8%.
Lo scenario per le imprese lecchesi e sondriesi assume gli stessi toni. Sono infatti
rilevabili aumenti del fatturato sia a livello tendenziale (+2,3%) che congiunturale
(+2,6%), così come nel caso delle aspettative per il secondo semestre 2018 (+2,9%).
La composizione geografica dei mercati serviti vede l’export attestarsi mediamente a una quota del 37,5% nei primi sei mesi del 2018. Gli scambi sono principalmente diretti in Europa occidentale (17,2% del fatturato), ma risultano importanti anche le
esportazioni verso l’Est Europa (3,9%), i BRICS (3,2%), l’Asia Occidentale (3,2%) e gli Stati Uniti (2,7%).
I giudizi espressi riguardo l’andamento delle vendite, in particolare nel trimestre aprile-giugno 2018, delineano un quadro positivo, con una prevalenza di indicazioni di stabilità e, al contempo, una maggior incidenza di indicazioni di aumento degli scambi (in media 32%) rispetto a quelle di diminuzione (in media 15%), sia per il mercato domestico sia per l’export.
Il credito
Sul versante dei rapporti tra le imprese dei tre territori e gli istituti di credito (ma la
stessa situazione è rilevabile anche per le sole realtà lecchesi e sondriesi) continuano
a non rilevarsi peggioramenti delle criticità. Tra i giudizi espressi prevale infatti quello di stabilità, indicato in media da otto imprese su dieci.
Con riferimento alle spese e alle commissioni bancarie, oltre che alla richiesta di garanzie e tassi, l’83,1% del campione indica condizioni stabili, l’11,7% un peggioramento mentre il 5,2% un miglioramento.
Per quanto riguarda invece la disponibilità degli Istituti ad attivare nuove linee di credito, o a espandere quelle già esistenti, si riscontra stabilità per il 79,8% delle imprese, una maggior apertura per il 14,4% delle realtà e un peggioramento per il restante 5,8%.
Quale scenario occupazionale
Lo scenario occupazionale delle imprese lecchesi, sondriesi e comasche riflette
l’andamento assunto dagli indicatori congiunturali; tra i giudizi espressi prevale quello di stabilità ma, in caso di indicazioni di variazione, quelle improntate all’aumento dei livelli risultano più diffuse rispetto a quelle di diminuzione.
Nel dettaglio, circa tre imprese su quattro, pari al 74,2% del campione, comunicano il
mantenimento dell’occupazione nei primi sei mesi del 2018; il 17,5% segnala una
crescita e il restante 8,3% indica livelli in diminuzione.
Le previsioni per la seconda metà dell’anno si mantengono improntate alla conservazione dei livelli occupazionali, con giudizi di stabilità espressi nel 72,7% dei casi e indicazioni di crescita (16,2%) e diminuzione (11,1%) che assumono entità simili.
Anche il quadro per le realtà di Lecco e di Sondrio è prevalentemente orientato alla
stabilità, segnalata da circa due imprese su tre (65,1%), mentre in caso di variazione è
rilevabile una prevalenza di indicazioni di aumento (22,8%) rispetto a quelle di
diminuzione (12,7%).

Le aspettative per la seconda parte dell’anno confermano lo scenario generale.

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