2018-09-19

Giancarlo Vitali, un grande artista e il mistero delle dieci incisioni

Erano i primi anni Ottanta e la Distribuzione libraria Bellinzona presentava la cartella “Un paese del lago” comprendente acqueforti, acquetinte e cere molli

di Claudio Redaelli
Erano i primi anni Ottanta e la Distribuzione libraria Bellinzona presentava la cartella di Giancarlo Vitali, artista bellanese scomparso lo scorso mese di luglio, “Un paese del lago”. Quella cartella comprendeva dieci acqueforti, acquetinte e cere molli di estrema raffinatezza.

Una novità culturale per divulgare presso un pubblico sempre più vasto opere d’autore altrimenti inavvicinabili.
Vitali era del resto una scoperta che l’editore Bellinzona aveva inteso condividere con i propri amici e con la clientela affezionata.

Ogni incisione contenuta nella cartella rappresentava un pezzo a sé, pur facendo parte di un “racconto” unitario. Protagonisti erano il Lago di Como, i suoi personaggi, i suoi riti e la sua storia.

Così lo sguardo di Vitali, al quale mi onoro di essere sempre stato legato da profonda quanto sincera amicizia, usciva dall’“interno” del suo studio per spingersi altrove.
In occasione dell’uscita di quella preziosa cartella, il mensile della Lombardia Il Punto Stampa pubblicò un supplemento - a cura di Elisabetta Invernici - in cui veniva innanzitutto ricordato che quel lavoro edito da Bellinzona rappresentava per Vitali la prima esperienza impegnativa nel campo dell’incisione.
“Fu circa due anni fa - raccontò in quella circostanza l’artista - mentre riordinavo delle carte, che mi tornarono tra le mani alcune acqueforti che avevo realizzato da ragazzo e di cui mi ero completamente dimenticato. Decisi allora di partire insieme a mio figlio per frequentare a Venezia un corso presso la stamperia della Scuola internazionale di arte grafica”.

“E’ stata un’esperienza molto interessante - aggiungeva Vitali - che mi ha messo a contatto con studenti e appassionati di tutto il mondo, molti giovani italiani, la maggior parte stranieri, che si erano dati appuntamento in Laguna per seguire gli insegnamenti del maestro Licata. Così, quando tornai, decisi di dar sfogo a questa mia antica passionaccia e, abbandonati i soggetti sacri giovanili e le nature morte, provai a incidere sulla lastra i contorni noti del lago con le reti, i pescatori e gli agoni. Attorno a questo filone lavoravo ormai da tempo e quelli erano da anni i soggetti dei miei quadri”.

Giancarlo Vitali ricordò quindi di avere affrontato quell’esperienza dell’acquaforte con entusiasmo “ma anche con molta timidezza” e di essere stato per così soccorso dalla sua esperienza e dalle tecniche apprese a Venezia.
“In campo artistico infatti - spiegò sempre l’artista lariano - non esistono segreti: ciascuno ha modo di usare la tecnica che più gli si addice, di personalizzarla, di allargarla senza confini. Ecco perché dieci incisori sono in grado di lavorare in dieci modi diversi, conseguendo tutti quanti risultati eccellenti”.

E alla domanda se pensasse di dedicarsi all’incisione anche in futuro, Vitali rispose senza esitazione: “Certamente sì. E dirò di più, che se non provassi la carica che provo per il colore butterei via i pennelli per sempre”.

“Forse perché sono partito bene - concludeva - con l’editore giusto e con uno stampatore al di sopra di ogni sospetto, che via via mi hanno confortato e spinto a continuare sulla strada intrapresa. Una cosa è certa ed è che, nel limite del possibile, resterò fedele al bianco e nero perché l’incisione è nata così, con le sfumature della punta secca, con le violenze della xilografia”.

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