2018-07-26

CONFCOMMERCIO CHIEDE UNA REVISIONE DEL SISTEMA TARI

Al via l'Osservatorio sulle tasse locali: i dati nazionali mostrano che la tassa rifiuti per cittadini e imprese è cresciuta mediamente oltre il 70% in 7 anni


Per cittadini e imprese la tassa sui rifiuti comporta costi eccessivi e ingiustificati che derivano, in particolare, da inefficienza ed eccesso di discrezionalità di molte amministrazioni locali, da una distorta applicazione dei regolamenti e dal continuo ricorso a coefficienti tariffari massimi. E' quanto emerge dal primo rapporto dell'Osservatorio tasse locali di Confcommercio, strumento permanente al via da mercoledì scorso su www.osservatoriotasselocali.it, dedicato alla raccolta e all'analisi di dati e informazioni sull'intero territorio relative alla Tari pagata da cittadini e imprese del terziario. 

"Quanto messo in evidenza da Confcommercio con questa importante iniziativa a livello nazionale non fa che fotografare e rimarcare una realtà che, purtroppo, le nostre imprese conoscono bene anche a Lecco e in provincia - spiega il presidente di Confcommercio Lecco, Antonio Peccati - Tra i molti dati diffusi uno balza agli occhi in maniera immediata: la tassa sui rifiuti pagata da cittadini e imprese è sempre più alta e in continua crescita - nel 2017 è arrivata, complessivamente, a 9,3 miliardi di euro con un incremento di oltre il 70% negli ultimi sette anni  - ma questo è avvenuto nonostante una significativa riduzione nella produzione dei rifiuti! E questo è un paradosso che va risolto al più presto". 
Oltre ai divari di costo tra medesime categorie economiche a parità di condizioni e nella stessa provincia, in molti casi sparsi per l'Italia le imprese pagano costi per un servizio mai erogato (con aggravi di oltre l'80%) o per il mancato riconoscimento della stagionalità delle attività. "Come ha ben evidenziato Patrizia Di Dio, membro di Giunta di Confcommercio Imprese per l'Italia con delega all'Ambiente, i dati dell'Osservatorio sono la conferma di quanto le nostre imprese siano complessivamente penalizzate da costi dei servizi pubblici che continuano a crescere in modo ingiustificato. Negli ultimi sette anni la sola Tari è cresciuta di quasi 4 miliardi di euro. Bisogna, dunque, applicare con più rigore il criterio dei fabbisogni e dei costi standard nel quadro di un maggiore coordinamento tra i vari livelli di governo, ma soprattutto è sempre più urgente una profonda revisione dell'intero sistema che rispetti il principio europeo "chi inquina paga" e tenga conto delle specificità di determinate attività economiche delle imprese del terziario al fine di prevedere esenzioni o agevolazioni".
Tra i numeri diffusi mercoledì da Confcommercio Imprese per l'Italia anche la classifica dei comuni capoluoghi di provincia in termini di scostamento percentuale tra spesa storica e fabbisogno standard. In questo caso Lecco, con uno scostamento percentuale del 9,65%, si pone nella parte bassa della classifica, al 36° posto sui quasi 90 capoluoghi monitorati: i Comuni meno virtuosi risultano essere Asti (76,61%) e Potenza (67,19%), mentre quelli più virtuosi Pistoia (-32,77%) e Brescia (-28,72%).  La spesa storica rappresenta la spesa reale del Comune in un determinato anno e ricomprende il costo di gestione complessivo dei rifiuti urbani e assimilati, tra cui rientrano le attività di raccolta e di trasporto. Il fabbisogno standard rappresenta, invece, la reale necessità finanziaria di un ente locale in base alle sue caratteristiche territoriali e agli aspetti socio-demografici della popolazione residente. È un livello di spesa ideale definito dal Dipartimento delle Finanze e dalla SOSE e presente sul portale Opencivitas.it.

 Qui di seguito la classifica dei comuni capoluoghi di provincia, dal meno al più virtuoso, in termini di scostamento % tra spesa storica e fabbisogno standard.
La spesa storica rappresenta la spesa reale del Comune in un determinato anno e ricomprende il costo di gestione complessivo dei rifiuti urbani e assimilati, tra cui rientrano le attività di raccolta e di trasporto. Il fabbisogno standard rappresenta, invece, la reale necessità finanziaria di un ente locale in base alle sue caratteristiche territoriali e agli aspetti socio-demografici della popolazione residente. È un livello di spesa ideale definito dal Dipartimento delle Finanze e dalla SOSE e presente sul portale Opencivitas.it.
Classifica capoluoghi (dal meno al più virtuoso in termini di scostamento tra spesa storica e fabbisogno standard, anno 2016)
capoluogo
scostamento % spesa storia/fabbisogno
Asti 76,61
Potenza 67,19
Venezia 66,67
Brindisi 60,77
Reggio
Calabria 58,31
Benevento 56,74
Sondrio 55,98
La Spezia 48,25
Mantova 44,50
T orino 43,42
Savona 42,81
Milano 42,05
Livorno 36,33
Ancona 34,39
Catanzaro 29,61
Cosenza 28,72
T aranto 28,10
Salerno 26,11
Campobasso 24,31
Rieti 24,03
Lodi 22,44
Biella 22,40
Imperia 22,09
Monza 20,98
Grosseto 19,96
Alessandria 19,61
Genova 18,11
T eramo 13,58
Varese 12,58
Cuneo 12,22
Macerata 11,97
Ascoli Piceno 11,83
Roma 11,59
Parma 11,14
Caserta 9,67
Lecco 9,65
Carrara 8,97
Bologna 8,96
Vercelli 8,87
Siena 8,86
Lecce 8,45
T erni 8,42
Ferrara 6,35
Matera 5,70
Belluno 5,16
Perugia 5,00
Crotone 4,87
Novara 4,33
Rovigo 3,27
Avellino 3,03
Napoli 2,95
L'Aquila 2,14
Como 2,02
Pisa 1,43
Pavia 0,76
Padova 0,68
Fermo 0,59
Foggia -1,92
Firenze -2,55
Rimini -3,94
Frosinone -8,05
Verona -8,42
Chieti -8,66
Latina -10,72
Lucca -10,89
Bari -11,52
Pescara -11,56
Piacenza -13,68
Vicenza -15,74
Isernia -16,05
Cremona -17,11
Treviso -17,28
Bergamo -18,53
Reggio Emilia -19,54
Viterbo -22,38
Arezzo -24,17
Ravenna -24,23
Modena -24,30
Cesena -26,35
Forlì -26,40
Prato -27,76
Brescia -28,42
Pistoia -32,77
Fonte: elaborazioni Confcommercio su dati OpenCivitas (sito promosso dal Dipartimento delle Finanze e dalla SOSE per determinare i fabbisogni standard delle varie amministrazioni locali) 

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