2018-06-25

“Quante peripezie per un montascale! E così mia moglie non può uscire di casa”

Riceviamo da Mandello e pubblichiamo:
Spettabile redazione,
scrivo al vostro quotidiano online per portare a conoscenza dell’opinione pubblica un caso di ordinaria (e ingiustificata) burocrazia di cui siamo stati (e siamo tuttora) protagonisti, nostro malgrado, io e mia moglie, colpita sul finire del 2009 da emorragia cerebrale e da allora costretta a ripetute cure e a molteplici sedute di fisioterapia, peraltro con esiti fortunatamente (anche se parzialmente) confortanti.

Tutto ciò almeno fino allo scorso maggio, quando per poter essere il più possibile autonoma e soprattutto per poter uscire di casa si era resa indispensabile la richiesta di un montascale mobile che le consentisse di superare appunto i pochi scalini che dividono l’ingresso dell’abitazione dal cortile.
Espletate le varie pratiche burocratiche con il centro di riabilitazione Villa Beretta di Costamasnaga, struttura presso la quale mia moglie è in cura dal 2010, con il Comune di Mandello, con l’ASST di Lecco e in particolare con il presidio territoriale di Bellano del Servizio assistenza protesica (con tanto di sopralluogo a inizio giugno del tecnico comunale e dell’assistente sociale, che hanno dato parere favorevole alla procedura), l’Azienda socio-sanitaria territorialmente competente ha inoltrato formale richiesta alla ditta incaricata di fornire il montascale e il giorno 15 giugno un addetto della ditta stessa è giunto presso il nostro domicilio con il montascale in questione, che peraltro è risultato non idoneo alle caratteristiche degli scalini posti come detto all’esterno della casa.
Esattamente una settimana dopo, lo stesso incaricato della medesima ditta si è presentato presso la nostra abitazione (incredibile ma vero!) con un altro montascale assolutamente identico a quello che ci era già stato consegnato pochi giorni prima, per ovvie ragioni in entrambi i casi respinto al mittente.
La situazione appare al limite della farsa e del ridicolo, se non fosse per la gravità del caso e per il fatto che da ormai due mesi - dopo un prolungato periodo di ricovero in ospedale - mia moglie è costretta a rimanere chiusa in casa non potendo appunto superare con la carrozzina gli ostacoli rappresentati dagli scalini in questione.
La farsa (quella sì) è il rimpallo di responsabilità che ne è seguito tra i servizi sanitari competenti e gli incaricati del procedimento, con la ditta stessa che ha spiegato di non essere in possesso di un montascale mobile delle caratteristiche richieste.
In questi giorni ci siamo pertanto nuovamente rivolti al centro di riabilitazione di Costamasnaga affinché lo stesso si faccia carico di contattare direttamente (e, se possibile, risolvere la questione) l’ASST territorialmente competente e siamo in attesa di un responso.
Resta, a nostro avviso, la gravità di quanto accaduto e il fatto che, al di là di tanti proclami, ancora troppo spesso si giochi sulla pelle e sulla pazienza degli ammalati, dunque delle persone più fragili e più deboli. Questo di mia moglie credo sia, al riguardo, un caso emblematico.
Ringrazio per l’attenzione.

Lettera firmata - Mandello Lario

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