2018-05-31

“I promessi sposi” e quello spirito popolare nei disegni di Mantegazza

In una lettera indirizzata all’editore Paolo Cattaneo, il regista Ermanno Olmi scrisse: “Quest’opera è degna del grande Manzoni, che molto amava le illustrazioni che ancor più accendevano la fantasia dei lettori”



di Claudio Redaelli
Perché una seconda edizione de I promessi sposi illustrati da Giacomo Mantegazza? Semplicemente perché nel corso degli anni successivi alla prima edizione, datata 2009, si sono potute recuperare altre 38 illustrazioni del disperso corpus originario che l’artista dedicò all’immortale romanzo.

Ecco spiegato in poche ma essenziali righe il senso della voluminosa opera dovuta all’editore Paolo Cattaneo di Oggiono: 506 pagine in formato 240x280 mm e 218 illustrazioni.
Un’operazione destinata a fornire un ulteriore importante contributo alla storia editoriale del romanzo, i cui disegni ne accompagnano tutte le scene più significative e ne introducono i diversi capitoli.
“Sono immagini di grande suggestione - spiega lo stesso editore brianzolo - ricche di vivaci citazioni del mondo lombardo, che offrono al lettore un ulteriore  strumento per calarsi nelle vicende dei protagonisti dei Promessi sposi, nei luoghi in cui si svolsero e nel periodo storico in cui sono ambientate”.

Una sorte, dunque, di opera nell’opera, che riesce a far amare ancora di più il libro attraverso cui Lecco e il suo territorio vennero fatti conoscere in tutto il mondo.
La veste editoriale della nuova edizione rispecchia il valore dell’opera di Mantegazza, che entra - come nessun altro illustratore, pur di grande fama - nello spirito manzoniano del romanzo.
Il formato del volume ha tra l’altro consentito una riproduzione dei disegni tale da valorizzarli adeguatamente e la scelta della carta e della legatura conferiscono ulteriore pregio all’iniziativa editoriale.

Si è detto di Giacomo Mantegazza. Originario di Saronno, dove nacque nel 1853, fu allievo di Gerolamo Induno e frequentò Brera, allora diretta da Giuseppe Bertini. In quegli anni avrà uno studio nella casa degli artisti a Milano.
Specializzato in dipinti di genere storico, operò anche come affreschista e lavorò come illustratore appunto per importanti libri illustrati. Quando venne indetto il concorso Hoepli nel 1895, Mantegazza vi partecipò insieme ad altri pittori. Vinse Gaetano Previati e così i suoi limpidi ed essenziali disegni rimasero inediti per oltre un secolo. Soltanto otto tavole saranno pubblicate, tre anni dopo la morte dell’artista avvenuta nel 1920 a Cernobbio, nell’edizione dei Promessi sposi dell’editore Vallardi.

Si tratta di un grande lavoro realizzato da un artista di straordinaria capacità tecnica che, attraverso un segno nitido ed essenziale, compie un’esplicita divulgazione in immagini del grande romanzo manzoniano, le cui scene vengono “interpretate” dal Mantegazza con straordinaria capacità affabulatoria.
In esse si fonde una spiccata capacità di contestualizzazione scenografica , con la cura dei dettagli che emergono dai visi dei vari personaggi ritratti, dalle loro posture e, non ultimo, dal loro abbigliamento.
La ricchezza della sua opera nell’illustrare il capolavoro letterario del Gran lombardo si coglie altresì nell’accurato studio e nell’importante lavoro grafico condotto sui capilettera e sulle immagini scelte come testate di ogni capitolo del romanzo.

Un capolavoro nel capolavoro, verrebbe da dire, tanto che nel gennaio 2010, pochi mesi dopo la pubblicazione della prima edizione, il grande regista e sceneggiatore Ermanno Olmi, nativo di Bergamo e scomparso ai primi di maggio di quest’anno, indirizzò a Paolo Cattaneo una lettera in cui affermava che “quest’opera di arte tipografica è degna del grande Manzoni, che molto amava le illustrazioni che ancor più accendevano la fantasia dei lettori”.

E lo stesso Cattaneo ha avuto modo di affermare che i disegni di Giacomo Mantegazza “aderiscono con estrema intensità a quello spirito popolare tipico dei Promessi sposi”. “Non a caso - aggiungeva in un’intervista - ogni disegno riporta fedelmente il passo del romanzo che vuole evocare. E la forza di quei disegni è proprio questa. Direi che si ricollegano a quelli curati da Francesco Gonin per l’edizione del 1840 con la supervisione dello stesso Manzoni”.


A chi poi gli chiedeva se di fronte al risultato di tanti sforzi lui potesse dichiararsi soddisfatto, Paolo Cattaneo rispondeva: “Personalmente lo sono, così come i miei collaboratori”. E aggiungeva: “Adesso aspettiamo il giudizio dei lettori”. Che sarebbe stato decisamente positivo e lusinghiero.

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