2018-05-12

Elena Maspero: una mamma atipica.......

La festa della mamma si avvicina, ma non tutte le mamme si stanno preparando al loro giorno infornando torte…una mamma  atipica, Elena Maspero, comasca DOC, 38 anni e mamma di due figli - Daniele di 14 anni e Luca di 8 anni -  è impegnata ogni giorno nella lotta contro il cancro come ricercatrice all’IFOM di Milano e venerdì 11 maggio è volata  al CNR di Napoli per esporre i risultati delle sue ricerche nella conferenza scientifica TRIDEO (che sta  per TRansforming IDEas in Oncological research), finalizzata a discutere i progetti originali e innovativi finanziati dal bando promosso congiuntamente da Fondazione Cariplo e da AIRC. 
Una bella storia quella di Elena, che riesce a conciliare il suo impegnativo lavoro di ricercatrice, raggiungendo ogni giorno il bancone del prestigioso istituto di ricerca internazionale di via Ripamonti dopo due ore di strada dalla sua Como, con il suo impegno di mamma di due figli maschi di cui il primo, Daniele, avuto mentre ancora faceva il dottorato, a 24 anni. Con grinta e determinazione Elena è riuscita a portare avanti in parallelo i due percorsi di mamma e di ricercatrice, ottenendo anche due prestigiosi e competitivi finanziamenti  dalla Fondazione Cariplo: il finanziamento TRIDEO nel 2014  e nel 2018 un finanziamento come Giovane Ricercatore. Una soddisfazione, considerata l’elevata selettività della Fondazione Cariplo presediuta dal 1997 dall’Avvocato lariano Giuseppe Guzzetti, nell’elargire fianziamenti. Grazie ai finanziamenti Cariplo Elena ha ora  anche ottenuto una crescita professionale, con il ruolo nuovo di coordinatore e supervisore del progetto.


L’intervista 

- perchè hai scelto di intraprendere un percorso nell'ambito della ricerca?
era quello che sognavi di fare quando andavi a scuola, eri appassionata di materie scientifiche? sei stata ispirata da qualcuno in particolare, famiglia, insegnanti etc?

Ho sempre avuto fin da piccola, una predilezione per le materie scientifiche. Il mio interesse all’inizio era per medicina. Poi invece ho scelto di frequentare, per una serie di casualità, il corso di laurea in biotecnologie. Sicuramente nella scelta ha influito la mia grande curiosità, ho scoperto poi che il mondo della ricerca era ciò che più si adattava alla mia necessità di avere sempre cose nuove a differenti da imparare, un lavoro dinamico in cui e di cui non ci si stanca mai. 

- Perché lavori in Italia e se sei contenta di lavorare in Italia? cosa ti ha portato a Milano e in particolare in IFOM? 

Il mio percorso lavorativo è forse un po’ atipico nell’ambito della ricerca, lavoro da sempre (già durante la tesi di laurea) nel gruppo della Dott.ssa Polo. Sono quindi quasi 15 anni che svolgo la mia ricerca in IFOM, che ormai a tutti gli effetti è diventata una seconda casa.  Nonostante non possa annoverare nel mio curriculum una esperienza all’estero, penso di essere stata estremamente fortunata, ho avuto la possibilità di sperimentare svariati approcci scientifici, dalla biologia cellulare alla biochimica, fino all’utilizzo di tecniche più sofisticate come la cristallografia a raggi X per lo studio della struttura tridimensionale delle proteine che sono argomento di studio nel nostro gruppo.  Tutto questo all’interno di un ambiente dinamico e molto internazionale come l’IFOM che è stato di estremo supporto per la mia crescita umana e professionale.

- come concili l’essere mamma con l’essere ricercatrice? 
Grazie a tanto aiuto da parte della mia famiglia. Ho avuto il mio primo figlio prima di iniziare il dottorato di ricerca e grazie alla fitta rete di supporto che mi ha sempre circondato, mio marito e soprattutto i preziosissimi nonni, sono riuscita a dedicarmi contemporaneamente al lavoro e alla famiglia. Non è sicuramente stato semplice conciliare le due cose, soprattutto quando un lavoro come quello di ricercatore impone spesso dei ritmi di lavoro serrati. Ho imparato però a dedicare il giusto tempo ad entrambe le cose, nei week end ci si dedica il più possibile alla famiglia e alle esigenze dei ragazzi, quindi se necessario si passano giornate intere sui campi di calcio improvvisandosi super tifosi.
-quali sono le prospettive che immagini per il tuo futuro?
Mi piace pensare che fra dieci anni sarò esattamente dove sono ora. Sono estremamente soddisfatta del lavoro che svolgo e sono grata di poterlo svolgere in un centro come IFOM. Mi piacerebbe sicuramente poter godere di una maggiore indipendenza, anche se tra occuparmi di gestire un gruppo di ricerca e eseguire con le mie mani gli esperimenti preferisco di gran lunga la seconda opzione.

- quali sono state le maggiori sfide che hai dovuto affrontare nel tuo percorso di ricerca?

La sfida che ogni giorno devo affrontare è sicuramente legata al cercare di svolgere la meglio il contemporaneo lavoro di mamma e ricercatrice. Entrambe questi miei percorsi si sono svolti di pari passo e devo dire che non è sempre stato facilissimo. Sono però convinta che la consapevolezza di non aver “tempo da perdere” o comunque di voler dedicare il mio tempo extra-lavorativo ad altri progetti estremamente importanti mi abbia reso più efficiente e produttiva sul lavoro.

- Cosa fai nel tempo libero? 

Gran parte del mio tempo libero è dedicato ai figli. Abitando in provincia di Como in una realtà completamente differente dalla caotica Milano mi è sempre stato facile stare a contatto con la natura. Durante il fine settimana con la mia famiglia facciamo molte passeggiate a piedi o in bicicletta nei dintorni. Amiamo sciare tutti e quattro, quindi in inverno cerchiamo di ritagliarci delle domeniche per praticare questo sport.  

- quali interessi, hobby o sport hai coltivato nella vita?

Quando ero più piccola ho praticato per molti anni pallavolo: lo sportmi ha insegnato che per raggiungere un obiettivo bisogna lavorare sodo, e che spesso prima di raggiungere il successo si sperimentano sacrifici e difficoltà. Purtroppo da anni non riesco a praticare sport in maniera costante, al momento la mia unica vicinanza con il mondo sportivo è la partecipazione come spettatrice e accanita tifosa alle partite di calcio dei miei figli, consideriamo sport anche questo? Faticoso lo è di sicuro!

Ci racconti in modo semplice il progetto di cui ti occupi? (specifica il contesto di provenienza, gli obiettivi, gli strumenti, gli elementi innovativi)

Attraverso l’integrazione di tecnologie biochimiche e proteomiche, che consentono lo studio su larga scala del patrimonio proteico cellulare, il mio studio intende analizzare i bersagli molecolari dell’attività di una specifica classe di proteine, le E3 ligasi della famiglia NEDD4. Questi enzimi svolgono un ruolo essenziale nel processo di ubiquitinazione, uno dei meccanismi che la cellula utilizza per trasmettere informazioni e che sovente e’ alterato in condizioni patologiche come nei tumori. 
L’impiego di un inibitore del proteasoma, il bortezomib, nella terapia del mieloma multiplo ha dimostrato l’efficacia terapeutica di farmaci in grado di bloccare la cascata di ubiquitinazione. 
Il nostro laboratorio ha recentemente caratterizzato un inibitore specifico per le E3 ligasi della famiglia di NEDD4 e ci prefiggiamo di caratterizzare nel dettaglio questa molecola attraverso saggi enzimatici in vitroe in sistemi cellulari e di sintetizzare composti analoghi più attivi e più potenti che possano essere utilizzati nel tumore al polmone, dove gli enzimi della famiglia di NEDD4 sono frequentemente alterati, con la speranza di riuscire ad identificare nuovi bersagli terapeutici.

qual’è il ruolo di Cariplo nel tuo percorso di carriera e di ricerca?

Grazie a Cariplo inizialmente attraverso il grant Trideo ed ora grazie ad un contributo come Giovane Ricercatore sarò in grado di proseguire nella mia ricerca, svolgendo però un ruolo nuovo, che prima non ho mai ricoperto e che sarà sicuramente motivo di crescita professionale. Sarò infatti coordinatore e supervisore del progetto.

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