2018-03-08

Una “firma” mandellese alla “Mia photo fair” in scena a Milano

Dario Mainetti espone alla fiera internazionale di fotografia e dell’immagine in movimento in programma dal 9 al 12 marzo



(C.Bott.) Già nel 2017 sue fotografie erano state esposte alla “Mia photo fair”, che si svolge annualmente a Milano e che ogni volta richiama un gran numero di visitatori per un evento concepito nel 2011 da un’idea di Fabio Castelli.

Quest’anno la prima e più importante fiera d’arte internazionale dedicata alla fotografia e all’immagine in movimento ospiterà ancora una serie di scatti del mandellese Dario Mainetti.
L’appuntamento è dal 9 al  12 marzo nel quartiere Porta Nuova a Milano, in piazza Lina Bo Bardi.
“Mia photo fair” offre ai visitatori un percorso esaustivo sulla fotografia d’arte. Nasce con l’obiettivo di evidenziare il ruolo trasversale che la fotografia e l’immagine in movimento hanno assunto tra i linguaggi espressivi dell’arte e del sistema dell’arte contemporanea.
Mainetti sarà presente all’evento, che verrà inaugurato giovedì 8 marzo alle 18, con il progetto “Natural connections” della galleria milanese Lambretto Factory e con lui ci saranno gli artisti “eclettici”, in quanti personaggi televisivi, Giorgio Restelli e Andrea Marcaccini.
“Il progetto - spiega Mainetti - si propone di indagare, tramite strumenti estetici ed emozionali, connessioni primitive e misteriose. Tale missione conduce a un vortice concettuale e figurativo da cui sgorgano immagini tra il monolitico e l’etereo, al confine tra la consistenza concreta della terra e l’impalpabile essenza delle idee”.
“L’osservatore - aggiunge - si immerge così in una dimensione in cui l’uomo riscopre la sua origine biologica ed etimologica e, viceversa, l’elemento naturale rivela come ogni frutto e ogni fiore racchiuda in sé il meraviglioso enigma dell’esistenza”.

“La fusione tra i due mondi - conclude il fotografo mandellese - avviene con un semplice accostamento che provoca una sorta di amplificazione percettiva, come in un gioco di specchi. L’abituale distinzione tra vegetale e umano si squarcia, lasciando intravedere la connessione che li unisce profondamente. Per questo i soggetti vengono ritratti di schiena, la parte del corpo che sorregge l’intera struttura e che tuttavia non ci è dato vedere direttamente. L’atmosfera è magica, tale da evocare climi e ambiti di tradizioni antiche, col richiamo a mitologie e rituali  del passato”.


Va aggiunto che la pennellata digitale si insinua nell’immagine in bianco e nero riscoprendo le tonalità originali dell’immagine, con varietà di tratteggi, netti o sfumati, precisi o soltanto abbozzati e  che il rimando al mondo pittorico risiede anche nei materiali utilizzati. Le opere sono infatti stampate su canvas Museum fine art e i pezzi inseriti in importanti cornici d’epoca.

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