2018-03-01

Trincavelli: “Lario Reti Holding e una decisione a dir poco azzardata”

Giovanni Trincavelli (nella foto), mandellese, in riferimento alla seduta consiliare di mercoledì 28 febbraio invia alla nostra redazione la nota che di seguito pubblichiamo:
Mercoledì 28 febbraio il consiglio comunale di Mandello ha approvato il progetto di aggregazione societaria interessante Lario Reti Holding e le società da essa controllate. Una decisione a dir poco azzardata, ma che per “Casa Comune” sembra essere un rischio calcolato e una scelta obbligata.

Se questa è la parte politica che dovrebbe essere più vicina ai cittadini sarà meglio che i cittadini stessi facciano un esame dettagliato della situazione.
Il consigliere di “Mandello del Lario al centro” Francesco Silverij ha accennato alle molte perplessità che suscita tale provvedimento, che è peraltro lo sviluppo di riforme sulle pubbliche amministrazioni iniziato da tempo e che si cerca di portare a termine seguendo indirizzi approssimativi, e a mio parere poco lungimiranti, di un parlamento poco rappresentativo dell’elettorato.
Le mie critiche sono ancora più profonde e riguardano l’impianto stesso su cui si costruiscono i consigli comunali, i bilanci statali, le politiche economiche e soprattutto i modelli di riferimento di queste politiche. Anche su questo si avrà la possibilità di esprimersi il 4 marzo.
A proposito del progetto di aggregazione societaria interessante Lario Reti Holding e le società da essa controllate riporto qui di seguito un interessante approfondimento di Remo Valsecchi, già pubblico amministratore e da tempo impegnato sul territorio, che lo scorso mese di gennaio in un suo intervento ben descriveva la questione.

Ecco quanto scriveva Valsecchi: “Gli amministratori di LRH, nelle varie assemblee di presentazione del progetto di fusione, hanno garantito il mantenimento nel nostro territorio delle risorse finanziarie disponibili. Sarà vero? Tutta la questione si sviluppa su un termine tecnico “posizione finanziaria netta – PFN” che per rendere più comprensibile a chi non è tecnico chiamerò “tesoretto” per saldi attivi e “indebitamento” per saldi passivi.
Perché, se il “tesoretto” non sarà trasferito, non è stato precisato nella delibera di indirizzo? Perché nel progetto presentato ai Comuni non è stato modificato il valore, al 31.12.2016, dell’indebitamento di 78,2 mln di euro, visto che l’indebitamento si è ridotto per effetto, prevalentemente, del tesoretto di Acel Service e di Lario Reti Gas?
L’indebitamento 2016, nella simulazione di fusione elaborata dall’Advisor, PricewaterhouseCoopers, è di 78,2 mln di euro (nel progetto l’Advisor si è dimenticato di precisare che euro 78,2 mln sono con segno negativo, quindi sono indebitamento) ed è la somma degli indebitamenti e tesoretti delle società coinvolte che, come rilevabile dalla tabella, coincide con quella indicata dall’Advisor.
Come si può interpretare il comportamento di chi promette di mantenere il “tesoretto” attraverso un dividendo straordinario prima della fusione e, nel contempo, fa deliberare una linea di indirizzo che ne prevede il trasferimento? Che sia una dimenticanza? O altro?
Ammessa e non concessa la dimenticanza, come reagiranno gli altri soci delle società coinvolte quando si accorgeranno che i dati del progetto sono diversi, a loro danno, da quelli sui quali hanno approvato una linea di indirizzo?
Sempre ipotizzando una distribuzione di dividendi pari al “tesoretto”, non è possibile, tecnicamente, che le quote di partecipazione restino uguali.
Nella gestione della cosa pubblica, il principio è chiarezza e trasparenza, nessuno dovrebbe agire per interessi diversi da quelli pubblici e collettivi. O forse non è così?

Comunque ognuno si farà carico delle proprie responsabilità che, nell’ipotesi di danno erariale, potranno essere addebitate a chiunque, amministratori, funzionari o dipendenti degli enti pubblici, non certo ai cittadini, che hanno consentito o non hanno impedito il realizzarsi di atti contrari all’interesse pubblico.
Qualche Comune ha deliberato l’approvazione della linea di indirizzo subordinata al mantenimento delle disponibilità finanziarie. Cosa succederà se dal progetto di fusione risulterà invece il trasferimento di queste disponibilità? Le delibere di approvazione del progetto di fusione di sette Comuni rappresentano il 54% e il quorum deliberativo è, in prima convocazione, il 51%.
Qualcuno ha definito l’operazione “Multiutility del Nord” un atto di grande lungimiranza e prospettiva. Non c’è dubbio, trasferire denaro per 22,5 mln di euro e ricevere 15,6mln di debiti è una cosa per la quale è richiesta notevole capacità e competenza.
Trasferire due società locali efficienti e ben organizzate che producono anche risorse finanziarie da investire sul territorio, in una società governata da A2A, che avrà la maggioranza del Consiglio di Amministrazione, vuol dire perderne completamente il controllo a vantaggio di A2A, ossia ai Comuni di Milano e Brescia, ricevendo in cambio azioni di una società quotata, ACSM-AGAM, con tutti i rischi dei titoli quotati in Borsa e da cui, per una saggia amministrazione, il pubblico dovrebbe tenersi lontano.
Dimenticavo i due consiglieri lecchesi che saranno nominati nel consiglio d’amministrazione. Non conteranno niente, visto che saranno di minoranza, però beneficeranno di lauti compensi visto che A2A paga bene gli amministratori. Non sarà un beneficio per il territorio ma per qualcuno del territorio. Questa è lungimiranza?

Nel 2016, Acel Service e Lario Reti Gas hanno prodotto utili per 6.928.139 euro che sono rimasti tutti nella nostra provincia, in parte destinati ai Comuni attraverso i dividendi e l’altra parte ha finanziato gli investimenti del settore idrico.
La simulazione della fusione con i dati al 31 dicembre 2016 e le quote di partecipazione indicate nel progetto, permette di rilevare che l’utile di competenza Lario Reti Holding sarebbe stato di 4.898.432 euro non tutto distribuibile come dividendo.
Sono strani però questi sindaci. Prima difendono e sostengono LRH anche per i dividendi che distribuisce e che aiutano a salvare i bilanci dei Comuni, poi rinunciano a tutto ricevendo azioni quotate che, in caso di andamento negativo del titolo, potrebbero avere anche conseguenze sui bilanci consolidati dei Comuni. Anche questa è lungimiranza?
Potrebbe, però, anche essere la mia miopia e il mio attaccamento all’interesse pubblico e collettivo a non farmi capire i benefici e a non essere lungimirante. Magari ci sono interessi più importanti della salvaguardia dei beni comuni e della tutela dei cittadini che io non conosco”.
Fin qui l’intervento di Remo Valsecchi, su cui concordo e che a mio parere conferma le mie critiche e le perplessità sul provvedimento in questione.
Resta da aggiungere che nel link riportato qui seguito vi sono tutti gli approfondimenti e gli aggiornamenti sul progetto oggetto del dibattito, che ultimamente è stato leggermente modificato: http://www.forumbenicomuni.org/…/lombardia-como-lecco-monza.
Auguriamoci che dopo il 4 marzo le cose possano cambiare. Ovviamente in meglio.

Giovanni Trincavelli - Mandello

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