2018-03-28

Il Rotary Club Lecco Manzoni ha incontrato: “Il Mondo Manzoniano”

Alessandro Manzoni, i Promessi Sposi ed il Beato Serafino Morazzone, protagonisti della straordinaria serata tenuta al Rotary Club Lecco Manzoni.
L’incontro, snodatosi in una serie di magistrali interventi volti a valorizzare svariate “sensibilità manzoniane”, ha offerto un momento di vera cultura, ricco di emozioni e piacevoli ricordi.

Grazie ad una corale di approfondimenti sul vissuto lecchese del nostro Alessandro Manzoni, intercalata dal tono profondo e caldo di Gianfranco Scotti, che ci ha recitato alcune delle parti più liriche del romanzo, abbiamo riscoperto le puntuali e precise descrizioni di luoghi, personaggi, tradizioni, della nostra Lecco del ‘600, nonché quei tanti valori proposti nel romanzo che l’hanno reso universale e senza tempo.
Ha aperto la serata Mauro Rossetto, Responsabile della Rassegna Lecco città dei Promessi Sposi, che, dopo averci introdotti nel suo percorso di divulgazione e valorizzazione turistico-culturale dei “Luoghi Manzoniani”, ha condiviso con noi momenti di vita di Alessandro Manzoni e della sua famiglia a Lecco, nella Villa al Caleotto.  Richiamando la descrizione dei luoghi lecchesi nel romanzo, ci ha rammentato quanto il nostro scrittore conoscesse Lecco, il borgo della sua fanciullezza, della sua adolescenza, dei suoi soggiorni estivi, dei suoi momenti di solitudine trascorsi senza gli affetti a lui più familiari; e poi ancora, il distacco definitivo da Lecco dopo una lunga e travagliata trattativa di vendita della villa alla famiglia Scola. Conoscere alcuni dei momenti vissuti dal nostro amato scrittore a Lecco è stato veramente intrigante!   
Ad Elena Ornaghi, Assessorato alle Culture, Tradizioni, Autonomie e Identità locali, alla Civica Biblioteca, a Scuola e Istruzione, Comune di Oggiono, il pregio di averci intrattenuti su una particolare sensibilità manzoniana, quella con cui Alessandro Manzoni ha descritto la cucina del nostro territorio. Un verso de La Risurrezione dello stesso Manzoni (scritta nel 1812), “Sia frugal del ricco il pasto”, l’ha indotta a riflettere sul valore delle scene “conviviali” dei Promessi Sposi, nelle quali Manzoni riflette la posizione sociale e morale dei protagonisti di tali scene.  Attraverso la descrizione dei cibi serviti sulle tavole non solo possiamo dedurre la profonda conoscenza che Alessandro Manzoni aveva del mondo rurale contadino lecchese, ma possiamo anche sentirci coinvolti in una lirica corale, in cui – come sosteneva Ernesto Travi – “il sentire del poeta si fonde con quello della comunità dei fedeli nella celebrazione di un credo condiviso, sublimando la soggettività nell’universalità”. Ed ecco, quindi, che torna prepotente l’invito alla frugalità del verso de La Risurrezione. Forse, non a caso, subito dopo l’eccesso del banchetto “degno di Eliogabalo” di don Rodrigo, Alessandro Manzoni ci porta immediatamente a trovare ristoro nella frugalità della polenta di Tonio. La frugalità custodisce la vita umana da una forza negativa in cui si insidia il potere, perché rifiuta la corruzione che dipende dal dare un prezzo a qualcosa, esattamente come Lucia rifiuta tutto ciò che don Rodrigo rappresenta. Perché come prega Santa Caterina da Siena “L'umile spegne la superbia, però [...] 'l superbo non può far danno a l'umile.”
Don Ottavio Villa, Parroco delle Parrocchie di Chiuso e Maggianico, nel descriverci la santità del Prete Serafino Morazzone, non ha tralasciato di sottolineare quanto il romanzo fosse permeato dei più alti valori umani, quali la fede cristiana che prende corpo nella Divina Provvidenza, la purezza morale, l’onestà, l’altruismo, la laboriosità; valori propri degli umili in contrapposizione alla superbia, alla crudeltà ed alla meschinità dei potenti corrotti. Ma la forza della fede, l’Amore Divino, abbraccia tutti, converte i cuori; ne sono esempi la conversione di Fra Cristoforo e dell’Innominato, seppur da due diversi punti di partenza. Alessandro Manzoni volle ambientare nella canonica di Chiuso il celebre incontro tra il Cardinale Federigo e l’Innominato proprio perché in quella piccola parrocchia nei pressi del Caleotto aveva conosciuto Prete Serafino Morazzone, il Buon Curato di Chiuso, “un uomo che avrebbe lasciato di sé una memoria illustre, se la virtù sola bastasse a dare gloria fra gli uomini.” Uomo “pio in tutti i suoi pensieri, in tutte le sue parole, in tutte le sue opere”; “profondamente umile, senza sapere di esserlo; come l'illibatezza, la carità operosa, lo zelo, la sofferenza, erano virtù che egli possedeva in grado raro, ma che egli si studiava sempre di acquisire": la descrizione delineata da Alessandro Manzoni nella prima stesura del Romanzo, “Fermo e Lucia” non lascia dubbi sulla santità di questo umile servitore di Dio.
Aldo Decò, profondo conoscitore di questo Prete, oltre a rimarcare il suo legame con lo scrittore, si è soffermato sul suo cammino verso la santificazione; cammino iniziato nel corso della sua vita terrena, quando con la sua fervente fede contagiava i parrocchiani di Chiuso, con la sua benedizione guariva gli ammalati, con la sua conoscenza delle anime avvicinava e convertiva i peccatori, nella sua umiltà aveva il dono della preveggenza (della sua morte e del suo successore). Alla sua santa morte il paese ed i dintorni si unirono in una corale di preghiere e lodi. I miracoli dovuti alla sua intercessione hanno continuato ad aumentare la devozione popolare presso la sua tomba. L'eco del passaggio di Don Serafino non si spegne e dopo tanto tempo trova la sua risonanza anche nell'atto ufficiale della Chiesa, che lo proclama beato il 26 giugno 2011. Oggi, la parrocchia di Chiuso, pittoresco borgo che ancora mantiene l’aspetto e il sapore antico descritto da Alessandro Manzoni, ospita con orgoglio il Museo del Beato Serafino Morazzone, posto di fianco alla neogotica Chiesa di Chiuso, dedicata nel 1903 a Santa Maria Assunta. Al suo interno sono accolti cimeli dedicati alla vita del Beato, un raro dipinto murale, risalente al 1871, realizzato dall’artista Casimiro Radice, che raffigura la conversione dell’Innominato.  La costante devozione dei parrocchiani di Chiuso e Maggianico, e non solo, verso il Beato ha favorito la nascita nel 2012 dell’”Associazione Amici del Beato Serafino”, con lo scopo di promuovere e diffondere la venerazione per il “Buon Curato di Chiuso”, nonché la solidarietà tra i soci e verso i terzi bisognosi. Così, il processo verso la Sua santificazione continua!
Gianfranco Scotti, ha arricchito l’incontro con i suoi inframmezzi dedicati alla recita, anche in forma dialettale, di alcuni brani del romanzo tra i più conosciuti, regalandoci incantevoli emozioni. Ha, inoltre, introdotto l’amico, scrittore in erba, Luciano Riva, anticipando una premessa all’opera in pubblicazione: “Pescarenico”.  Provenendo da una storica famiglia di pescatori, l’autore, essendo il primo componente della famiglia a volgere le spalle alla professione esercitata per alcuni secoli dai suoi predecessori, ha sentito il dovere morale di immortalare in uno scritto il mondo dei pescatori, soddisfacendo, nel contempo, il desiderio di trasmettere alle generazioni future la conoscenza dell’esercizio della pesca. Partendo dalla descrizione della Terricciola di Pescarenico, con i dovuti richiami manzoniani, passando per la citazione delle vicende storiche legate al Ponte Azzone Visconti, Ponte Grande per distinguerlo dal Ponte Piccolo allora sito nell’attuale Piazza Manzoni, si è poi dilungato sulla vita dei pescatori, ed in precipuo sulle famiglie che, al tempo dell’ambientazione storica dei Promessi Sposi, detenevano l’appannaggio esclusivo dei diritti su edifici di pesca, tratti di fiume o di lago, quali padroni dei legnari e delle gueglie di Pescarenico, strutture fisse particolarmente redditizie per la pesca: le famiglie private Monti, Ghislanzoni, Polvara, Riva.  Il libro, tra l’altro, è corredato da fotografie anche inedite sulla pesca, sull’intera procedura di pesca nel passato, sui pesci presenti nelle nostre acque, alcuni in via di estinzione, sulle ricette culinarie proprie delle nostre zone, sull’antica regolamentazione  dell’attività di pesca ….......... E, ancora, aneddoti, valorizzazione delle tradizioni, ecc.
Mariangela Tentori, Titolare della Teka Edizioni,  una casa editrice che ha fatto della valorizzazione della città e delle sue tradizioni uno dei suoi principali punti di forza, partendo proprio con la promozione della figura di Alessandro Manzoni attraverso la riproposizione della versione a fumetti del romanzo “I Promessi Sposi”,  edita da Il Giornalino negli anni ’80, è arrivata nel 2015 a realizzare un’agenda settimanale con protagonisti gli elementi Pop dei Promessi Sposi; nel 2017 a riproporre un’agenda settimanale trattante gli aspetti sociali dell’opera dell’autore; ed, infine, sempre nel 2017 a realizzare  un diario scolastico dedicato ad Alessandro Manzoni con le vignette di Marcello Toninelli. A scuola con Ale: strumento pratico e allo stesso tempo intelligente per far conoscere in modo divertente alle nuove generazioni i profondi contenuti  dell’opera manzoniana.

Simona Piazza, Assessore Promozione della cultura e delle politiche giovanili, del comune di Lecco, ha illustrato, con dovizia di particolari, la nuova App dei luoghi manzoniani rivolta ai turisti ed ai cittadini lecchesi, quale guida interattiva per pianificare la visita in città, fornendo informazioni sul nostro patrimonio culturale. L’assistente virtuale guiderà lungo il percorso, scelto da una lista georeferenziata o da una mappa tra 18 luoghi manzoniani corredati di storia e fotografie, indicando orari di accesso, parcheggi e mezzi pubblici, nonché avvisi di luoghi in prossimità. La diffusione dell’esistenza dell’App sicuramente favorirà la riscoperta ed un nuovo apprezzamento dei luoghi manzoniani.

Una vera lezione di vita, ha commentato la Presidente del Rotary Club Lecco Manzoni, la Dottoressa Commercialista Nicoletta Spagnolo, affermando come promuovere la divulgazione della conoscenza dei contenuti dei Promessi Sposi, legati a valori, personaggi, tradizioni, luoghi, significa trasmettere messaggi esistenziali universali ed eterni.

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