Enrico Magni
Il
rito del carnevale segue una sua liturgia ritualistica, col gioco del
trasformismo della maschera coinvolge la natura e recupera la dimensione
inconscia dell’ambivalenza, dell’identità individuale e sociale: il carnevale è
diventato un grande business intergenerazionale della globalizzazione.
Il rito del
carnevale è collegato con la creazione,
con le divinità che portano caos per far nascere qualcosa di differenziato dall'ordine
sterile.
Il carnevale
ritualizza il momento precedente della creazione che è
fatto di mancanza di giudizio, di libertà totale che mai l’umano potrà
sperimentare se non limitatamente: non sempre il carnevale è connesso alla
presenza di maschere.
I romani
festeggiavano il nuovo anno vestendo un uomo con la pelle di capra, lo
portavano in processione mentre gli astanti lo colpivano con bacchette, lo
chiamavano Mamurio Veturio.
Nella cultura
babilonese il processo originale della creazione, dopo l'equinozio di
primavera, veniva ritualizzato con una
guerra simbolica tra il dio Marduk e il drago Tiamat.
Nella
società globalizzata viceversa il carnevale è un momento puramente economico,
la sua dimensione animistica è completamente censurata, collocata nell’angolo
della memoria arcaica, pastorale, agricola, premoderna.
I
riti sono ricorrenze che coinvolgono l’individuo, la famiglia, il gruppo, il
clan, la società e mettono in risalto i costumi, le tradizioni e investono la
quotidianità materiale e immateriale.
I
riti sono delle forme fondanti della vita dell’individuo, sono passaggi di
iniziazione che vanno dalla nascita alla morte e sottolineano l’appartenenza,
l’identità, il credere religioso.
Ogni
cultura è dotata, per la socializzazione all’interno di una certa concezione
mitica del futuro, di una serie di rituali che ne perpetuino il mito.
I
rituali sono indispensabili per garantire la sopravvivenza dei miti fondativi
della cultura di appartenenza e sono necessari per favorire l’ingresso ai nuovi
movimenti culturali che condividano i miti della società ospitante. Con i
rituali la maggior parte delle civiltà sono riuscite a custodire, a rigenerare
i paradigmi socio-culturali di base per migliaia di anni.
La
globalizzazione al contrario li pianifica, li esporta da una parte all’altra
del globo, svuotandoli della loro funzione catartica e sacrale; il rito e il
rituale diventano un oggetto da consumare, da godere e usare in giornata.
I
riti di esportazione maggiormente gettonati nella società globalizzata – Halloween -
provengono dalle società dominanti svuotate dal sacro. I riti come aggregatori
sociali sono spogliati dal loro significato magico, animistico, religioso,
folcloristico e sono diventati dei rappresentati consumistici da vendere,
consumare e triturare.
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